Margherita Hack è nata a Firenze il 12 giugno 1922, anno segnato dalla marcia su Roma (28 Ottobre) e dall’avvento del regime fascista in Italia. Suo padre proveniva da una modesta famiglia protestante, ma godeva di un ottimo impiego come contabile presso la Fondiaria, azienda che produceva energia elettrica per la Toscana; a causa delle sue posizioni antifasciste fu presto allontanato dal lavoro e successivamente licenziato. Furono anni economicamente duri poiché anche la madre, diplomatasi all’Accademia di belle arti e impiegata all’ufficio del telegrafo, aveva abbandonato il lavoro per occuparsi della figlia neonata, e fu costretta a fare miniature e copie dei quadri degli Uffizi per i turisti stranieri. Nonostante le serie difficoltà, la piccola Margherita crebbe accudita da entrambi i genitori in una dimensione famigliare paritaria che caratterizzò profondamente il suo carattere e la sua cultura. Frequentò il liceo classico «Galilei» ove ebbe modo di studiare con autorevoli professori come Alessandro Setti per il greco, Cesare Luporini per la filosofia, Giorgio Spini per l’italiano ed Enrica Calabresi per matematica. Pur ottenendo buoni risultati sia in matematica che in fisica, nella scelta dell’indirizzo universitario prevalse la passione per le materie umanistiche; infatti, dopo un periodo d’indecisione, Margherita optò per il corso di laurea in lettere. Capì ben presto di aver scelto la strada sbagliata: seguita la prima lezione tenuta dal Prof. Giuseppe De Robertis, decise di dedicarsi agli studi scientifici e si iscrisse alla Facoltà di fisica. Qui conobbe il prof. Giorgio Abetti, direttore dell'Osservatorio di Arcetri (figlio di Antonio, anch’egli alla guida del centro dal 1895 al 1921) e il suo assistente Mario Girolamo Fracastoro, futuro direttore dell’Osservatorio astrofisico di Catania. Già caratterizzata da un’indole decisa, Margherita Hack rifiutò senza indugi una tesi storico-compilativo sull’elettricità statica, per dedicarsi ad una serie di osservazioni. Nel medesimo periodo incontrò casualmente Aldo De Rosa, studente di lettere, ma prima ancora amico d’infanzia e compagno di giochi sino a quando, da bambino, aveva dovuto lasciare Firenze con la famiglia per seguire il padre poliziotto a L’Aquila e a Palermo. I due giovani iniziarono subito a frequentarsi e dopo poco tempo decisero di unirsi in matrimonio. Margherita, già atea, accettò per amore del marito di celebrare il sacramento, e così il 19 febbraio 1944, si sposarono a San Leonardo in Arcetri, vicino all’Osservatorio ed alle loro case. L’anno successivo Margherita si laureò in astrofisica con una tesi sulle proprietà di una classe di stelle variabili, le Cefeidi, in particolare su una stella chiamata FF Aquilae. Pur continuando a frequentare l’Osservatorio come assistente volontario per analizzare le macchie solari, vinse nel 1946 una borsa di studio dell’Istituto di ottica dell’Università di Firenze per l’insegnamento di matematica e geometria. Sono anni duri, soprattutto per la ricerca, e il primo impiego arriva nel 1947 presso la Ducati, ditta milanese che operava nel campo dell’ottica. La giovane astrofisica accettò e si trasferì con Aldo a Milano, ma di li a poco venne a sapere che sarebbe stato indetto un concorso per aiuto astronomo a Firenze; ne superò brillantemente le prove, e, tornata nel capoluogo toscano, cominciò una nuova campagna d’indagine. Oltre a proseguire le osservazioni sulle Cefeidi ancora poco studiate, si dedicò infatti ad un nuovo progetto. Incuriosita dalle letture su ζ Tauri, cominciò a occuparsi autonomamente delle stelle di tipo spettrale Be, estremamente calde in superficie (oltre 20.000 gradi) e molto luminose. Nel 1950 divenne assistente alla cattedra di astronomia e, due anni dopo, pubblicava il suo primo articolo: un’analisi comparativa su una decina di stelle Be. Nel contempo fece domanda per l’Institut d’astrophysique di Parigi, uno dei migliori centri al mondo, dove poté lavorare con il fisico Daniel Chalonge. Qui propose un nuovo sistema di classificazione che, dopo un’iniziale perplessità, fu accolto anche dal ricercatore francese e venne pubblicato sulle «Annales d’astrophysique». Nel 1954 la Hack ottenne la libera docenza. Così, incoraggiata anche dal marito, avviò una collaborazione con il “Nuovo Corriere di Firenze” per favorire la divulgazione scientifica. Il progetto era audace per quegli anni, ma Margherita vi si impegnò, ritenendolo doveroso, senza perdere di vista studio e didattica: nel medesimo periodo, per continuare ad occuparsi delle Cefeidi, chiese ed ottenne il trasferimento all’Osservatorio di Merate (succursale di Brera), tenendo contestualmente corsi di astrofisica e di radioastronomia presso l'Istituto di fisica dell'Università di Milano. In qualità di «visiting fellow» collaborò con l'Università di Berkeley, l'Institute for advanced study di Princeton, l'Institut d'astrophysique di Parigi, gli Osservatori di Utrecht e Gröningen in Olanda, l'Università di Città del Messico e l'Università di Ankara in Turchia. Il 17 marzo del 1964, proprio mentre partecipava ad un convegno di astrofisica a Bologna, seppe di aver vinto il concorso per la cattedra di astronomia all’Università di Trieste, e di esser così la prima donna chiamata a dirigere un osservatorio astronomico in Italia. Sotto la sua guida, che durò fino al 1987, l’Osservatorio di Trieste implementò considerevolmente l’attività di ricerca, guadagnandosi una meritata rinomanza internazionale. Dal 1975 collaborò costantemente con Los Angeles, Princeton e Victoria, analizzando i dati rilevati dal satellite Copernicus sulla stella ß Lyrae. Nel 1979 fu tra i soci fondatori della rivista «L’astronomia», mentre l’anno successivo concretizzò il progetto di un Istituto di astronomia all’Università di Trieste, divenuto poi Dipartimento a partire dal 1985 e diretto dalla stessa Margherita Hack fino al 1990. Nel 1992, terminato l’insegnamento per raggiunti limiti d’età, continuò a dedicarsi alla ricerca e all’organizzazione del dipartimento del quale fu nuovamente direttrice dal 1994 al 1997, anno in cui si ritirò dall’attività lavorativa pubblica.Nonostante gli assidui impegni di studio e ricerca, Margherita Hack non ha mai smesso di dedicarsi alla divulgazione scientifica e all’impegno civile che non sono diminuiti negli ultimi anni, e che la vedono dedita alla conoscenza e alla necessaria diffusione del sapere.
Margherita Hack ha svolto un’attività scientifica vasta ed eterogenea: ha pubblicato oltre quattrocento articoli e venti monografie, occupandosi sia di ricerca pura sia di divulgazione a tutti i livelli. Rimangono fondamentali i suoi studi sulla classificazione spettrale e sulla struttura dello stato evolutivo di stelle con caratteristiche particolari. Oltre al costante impegno in campo istituzionale, l’attività dell’astrofisica italiana è indissolubilmente intrecciata con il lavoro della comunità internazionale: nel 1955 vinse una borsa di studio di sei mesi in Olanda, a Utrecht; qui conobbe e collaborò con Otto Struve, esperto di stelle binarie e stelle peculiari, del mezzo interstellare e delle nebulose gassose, il quale la invitò a seguirlo nel suo dipartimento a Berkeley negli U.S.A. Margherita poté dunque utilizzare i dati dell’Università della California sugli spettri di stelle peculiari; ove grazie a queste ulteriori informazioni e alla collaborazione di Jesse Greenstein, riuscì per prima ad individuare una coppia di stelle orbitanti attorno ad un baricentro comune. Questa scoperta approdò in forma di articolo sull’ «Astrophysical journal», una delle più eminenti riviste internazionali. Dopo aver individuato un’altra stella binaria (ad eclisse), ε Aurigae, nel biennio 1958-1959, venne nuovamente invitata da Struve per redigere un trattato sulla spettroscopia stellare: Stellar Spectroscopy, testo universitario di alta divulgazione scientifica, ampiamente utilizzato negli anni a seguire. La Hack è socio nazionale dell’Accademia dei Lincei, membro della Royal astronomical society, dell’European society of physic, della Società italiana di fisica, dell’Institute for advanced study di Princeton, dell’Unione astronomica internazionale. E’ stata inoltre presidente della commissione Stellar Spectra dal 1976 al 1979, membro del gruppo STAR dell’ESRO e dell’Astrophysics working group dell’ESA, rappresentante dell’ESA nell’ Astronomy working group NASA-ESA per l’International ultraviolet explorer (IUE), membro del gruppo selezione programmi per IUE, del gruppo ESA per Space Telescope, del comitato per l’astronomia dell’European science Foundation e del gruppo ESA per la selezione programmi per HIPPARCOS; infine, è membro del comitato scientifico del CICAP – Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale.Sempre attenta alla ricerca quanto alla didattica ed alla divulgazione, ella ha ricevuto numerosi premi per la sua instancabile attività; fra i più importanti ricordiamo: il premio Accademia dei Lincei (1980), il premio cultura della Presidenza del consiglio (1987), il premio Minerva (1988), la medaglia d’oro e diploma di prima classe per i benemeriti della scienza e della cultura del Ministero dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica (1998). Nel 2006 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha consegnato a Margherita Hack, per il valido contributo nel campo dell’astrofisica, il premio Vittorio De Sica per le scienze. Per quanto riguarda l’impegno politico: nel 2005 si è candidata alle elezioni regionali in Lombardia con il Partito dei comunisti italiani, venendo eletta con un ottimo risultato. Nel 2006, sempre nella stessa lista, si è invece candidata in diverse circoscrizioni alle elezioni politiche per la Camera dei deputati. Eletta anche in questa occasione ha rinunciato al seggio per dedicarsi ancora una volta all’astronomia.Nel 2005 la Hack è stata autrice ed interprete dello spettacolo teatrale: Variazioni sul cielo, Spettacolo per luci suoni e sogni, scritto in collaborazione con Sandra Cavallini (e tratto dal libro dell’astrofisica: Sette Variazioni sul Cielo) [Hack, 1999]. Margherita ricorda: «Ho partecipato alle recite: diventare attrice a ottantadue anni è stata un esperienza inattesa e divertente». [Hack, 2006c, p. 77]All’apertura ufficiale del Biografilm festival di Bologna presso il cinema Lumière, la sera dell’11 giugno 2008 è stato presentato in anteprima nazionale Il secolo lungo, un documentario di 52 minuti che racconta la vita personale e professionale di Margherita Hack, diretto da Roberto Salinas.
«Conosco Margherita da almeno trent'anni e da sempre la ammiro. Ha saputo combinare in modo magistrale le tre cose che deve saper fare uno scienziato veramente grande: 1) fare scienza di punta, 2) sapere fare politica della scienza e gestione delle risorse per la scienza, e 3) sapere divulgare la scienza infiammando grande pubblico e in particolare, nel caso di Margherita, facendo vedere anche in un paese come l'Italia che la scienza è un mestiere per le donne. Da decenni Margherita fa queste tre cose ed è un riferimento per tutti noi, dalla Accademia dei Lincei ai grandi festival scientifici, dalle riunioni di partito agli show televisivi. A differenza di tanti altri colleghi cerchiobottisti, non ha mai avuto dubbi su quale parte dovesse tenere uno scienziato ed ha sempre il coraggio di dirlo e di ripeterlo. Tutto ciò con un sorriso dolcissimo (che mia figlia da piccola avvicinava a quello della maga Magò) e con una grande pazienza per le solite domande un po' trite che il pubblico le ripete. Sono fiero di essere un collega di Margherita e spero solo di essere capace di imitarla e di prendere esempio da lei, in tutte e tre le dimensioni della vita professionale di uno scienziato maturo.»[Prof. Giovanni Bignami, accademico dei Lincei]«...Margherita Hack è senza dubbio una delle migliori ambasciatrici del «paese libro». Sferzante, arguta, ironica. A volte talmente semplice da apparire disarmante...». [Cardulli, 2003]Sylvie Coyaud, concludendo un’intervista a Margherita Hack nel 2007 chiedeva: «-È cambiata la sua vita da quando è diventata famosa?-No no. Anche se è vero che da parecchi anni , da quando ho cominciato a partecipare a trasmissioni scientifiche in televisione, la gente mi riconosce per strada, mi abbraccia, mi chiede l’autografo. È strano, io non ho fatto niente di straordinario, eppure ho l’impressione che la gente mi voglia un gran bene. Mi fa piacere, ma mi domando perché.-Il perché non glielo diciamo, ma lo sappiamo: le vogliamo bene non solo per le cose che fa, ma anche per la donna che è.» [M. Hack, S. Cerrato, 2006, p. 91.]«Con il carisma e l’ironia che la caratterizzano, Margherita Hack ha saputo affermarsi non solo come ricercatrice, ma anche come divulgatrice di un’etica tout court che abbraccia l’ecologia, la politica e la società». [La redazione di RadioCinema nella scheda dedicata a Il secolo lungo. [http://www.radiocinema.it/web/blog/il-secolo-lungo/]
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