Calabresi Enrica

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Enrica Calabresi [Poggesi e Sforzi, 2001, p. 223].

Nata: 10 Novembre 1891 (Ferrara)

Morta: 18 Gennaio 1944 (Firenze)

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Enrica Calabresi nacque il 10 novembre 1891 a Ferrara, ultima di quattro figli di Vito Calabresi e Ida Fano. La sua famiglia apparteneva alla benestante borghesia ebraica di Ferrara. Molti membri della famiglia, uomini e donne, si erano laureati, prediligendo spesso le materie scientifiche. Ma non le mancò neppure l’amore per la letteratura, per le arti e per le lingue moderne. La sua conoscenza dell’inglese, del francese e del tedesco le fu di notevole vantaggio per la futura carriera accademica.

Dopo il liceo, Enrica Calabresi decise di studiare scienze, iscrivendosi nel 1909 alla Facoltà di matematica della Libera università di Ferrara. Poco dopo prevalse l’interesse per le scienze naturali, infatti, già a Ferrara frequentava tali corsi presso la Facoltà di medicina. L’anno successivo si trasferì al Regio Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze (dal 1924 Regia università degli studi) per potersi dedicare interamente alle sue ricerche. Nel 1914, poco prima di laurearsi, divenne assistente di Angelo Senna alla cattedra di zoologia e anatomia comparata dei vertebrati. A Firenze si fidanzò ufficialmente con Giovanni Battista De Gasperi (1892-1916), un esploratore e promettente docente di geologia. Quando questi morì nel 1916 durante una battaglia della prima guerra mondiale, Enrica decise di dedicarsi interamente alla scienza. Nel 1924 conseguì la libera docenza in zoologia e, due anni dopo, venne promossa all’incarico di assistente.

Fin dall’inizio mostrò uno spiccato interesse per lo studio dei rettili e degli anfibi, mentre la sua passione per gli insetti, in particolare i coleotteri brentidi, fu sollecitata dal maestro Senna. Assunse a ventisette anni l’incarico di segretario della Società Entomologica Italiana e contribuì in modo considerevole ad ampliare le collezioni del Museo zoologico “La Specola”. Tuttavia, nel dicembre del 1932 Enrica Calabresi diede le sue dimissioni dagli incarichi universitari. Ufficialmente il suo gesto fu motivato da ragioni di salute; secondo il suo biografo Paolo Ciampi, invece dovette far spazio ad una giovane promessa della zoologia italiana nonché noto esponente del Partito fascista, il conte Lodovico Di Caporiacco (1900-1951), poi distintosi per le sue ricerche sui ragni. Solo anni più tardi ella diede sfogo alla sua amarezza per ciò che giudicava una chiara ingiustizia.

Fece richiesta per insegnare nelle scuole medie, ma senza successo. Per non essere costretta a tornare sconfitta nella casa di famiglia, si iscrisse nell’autunno 1933 al Partito fascista; così ricevette un incarico al Regio Istituto tecnico Galileo Galilei. Nel 1935 conseguì l’abilitazione all’insegnamento medio. L’anno dopo, la sua carriera sembrò ricevere un nuovo slancio: fu  nominata professore incaricato di entomologia agraria e direttrice del corrispondente istituto alla Facoltà di agraria dell’Università di Pisa. Rimase però residente a Firenze, dove, dal 1937, insegnava anche al Regio Liceo-ginnasio Galilei. Il secondo avvio di carriera si interruppe in modo ancora più drammatico quando, nel 1938, in seguito alle leggi razziali, le furono tolti tutti gli incarichi e l’abilitazione alla libera docenza. Decise, al contrario della maggior parte della sua famiglia, di non emigrare in Svizzera ma di restare a Firenze. Non rinunciò nemmeno all’insegnamento, istruendo, dal 1939 al 1943, gli alunni ebrei espulsi dalle scuole pubbliche nella scuola ebraica di via Farini, dove insegnarono anche le matematiche Emma Castelnuovo e Maria Piazza. La coraggiosa scelta le costò molto cara. Nel gennaio del 1944 fu arrestata da agenti italiani nella sua abitazione e portata a Santa Verdiana, un ex-convento trasformato in carcere. Sapeva che da lì sarebbe stata deportata al lager di sterminio di Auschwitz. Si sottrasse a questo tremendo destino ingoiando, il 18 gennaio 1944, un veleno che da tempo portava sempre con sé. Morì durante la notte fra il 19 e il 20 gennaio.


Dal 1915 al 1932 Enrica Calabresi pubblicò numerosi contributi sul «Monitore zoologico italiano», sul «Bollettino della Società entomologica italiana» e in altre prestigiose riviste italiane, nonché le voci sull’anaconda, sul boa, sul cobra, sull’aspide e su altri serpenti nell’Enciclopedia Italiana della Treccani. I primi studi scientifici si volsero verso i rettili e gli anfibi africani che facevano parte delle ricche collezioni del Museo zoologico “La Specola” ma che erano rimasti per decenni inosservati. Dal 1919, grazie al suo professore Angelo Senna (1866-1952), cominciò altresì ad interessarsi degli insetti, in particolare dei coleotteri della famiglia dei Brenthidae. Descrisse numerose nuove specie, servendosi anche qui dei campioni raccolti da altri studiosi nei loro viaggi naturalistici in Africa, in Sudamerica e nell’Asia meridionale.   


La nota astrofisica Margherita Hack, allieva di Enrica Calabresi al liceo Galilei di Firenze, la ricorda estremamente timida e riservata [Hack, 2006, p. 5].

Nel quadro profilato da Paolo Ciampi emerge la figura di una donna sempre vestita di nero, molto decisa e padrona di sé.

A Pisa le è stata recentemente dedicata la strada che porta all’Archivio dell’università.


Contributo alla conoscenza dei rettili della Somalia, in «Monitore Zoologico Italiano», 26, 1915, pp. 234-247.

(con A. Senna) Contribuzione allo studio dei Brentidi. Revisione del gruppo Hoplopisthi, in «Bollettino della Società entomologica italiana», 50, 1918, pp. 63-77.

Descrizione di due nuovi Amorfocefalini (Brentidi) dell’Africa, in «Bollettino della Società entomologica italiana», 52, 1920, pp. 64-67.

Anfibi e Rettili dell’isola di Samos, in «Monitore Zoologico Italiano», 34, 1923, pp. 75-78.


P. Ciampi, Un nome. Prefazione di Margherita Hack, Firenze, Ed. Giuntina, 2006.

Donna, ebrea e in carriera le colpe di Enrica Calabresi, in «La Repubblica», 26 novembre 2006.

M. Hack, Prefazione in P. Ciampi, Un nome, Firenze, Ed. Giuntina, 2006, pp. 5-10.

M. Poggesi, A. Sforzi, In ricordo di Enrica Calabresi, in «Memorie della Società Entomologica Italiana», 80, 2001, pp. 223-233.

Enrica Calabresi. La mamma dell'Erpetologia Italiana, su http://www.elaphe.it/personaggi_enricacalabresi.htm


Ariane Dröscher
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