Nata: 27 Aprile 1910 (Roma)
Morta: 9 Settembre 2001 (Grottaferrata, Roma)
Esplora album (1 foto)Nata a Roma il 27 aprile 1910, figlia unica di Vittoria Sora, maestra e direttrice didattica nelle scuole elementari, e di Vittorio Federici, professore di paleografia all’Università di Roma, deve il suo nome al personaggio della Casa di bambola di Henrik Ibsen, oltre che all’aspirazione, specialmente materna, volta alla possibilità di un’emancipazione, sociale e culturale, a quel tempo ancora preclusa alle donne. Nel 1933 si laureò in scienze politiche all’Università di Roma con una tesi in statistica e, subito dopo, iniziò la sua carriera accademica, prima come assistente, poi come docente, tenendo corsi di statistica, statistica economica, sociologia, antropometria, sviluppo della popolazione, sociologia rurale e urbana, demografia, nelle Università di Perugia, Palermo e Roma.
Fin dai suoi primi studi fu molto importante il rapporto con Corrado Gini, che ella considerò sempre il proprio maestro, il quale ricoprì un ruolo fondamentale nello sviluppo degli studi statistici e demografici in Italia, partecipando, negli anni Trenta, alla costituzione dell’Istituto centrale di Statistica e della Facoltà di statistica, del Comitato italiano per lo studio dei problemi della popolazione (CISP) e della rivista «Genus». Gini, nazionalista e fascista ortodosso, ebbe nel ventennio un’influenza decisiva sulle scienze sociali italiane e le sue idee ebbero non poco peso sulle idee di Mussolini nell’ambito delle questioni relative allo sviluppo demografico. Con la convinzione che le elevate capacità riproduttive di un popolo fossero non solo il mezzo per farsi largo tra gli altri popoli, ma anche il chiaro sintomo della superiorità razziale, si dava altresì il pieno sostegno alla guerra di conquista coloniale del regime. Egli fu inoltre uno dei maggiori esponenti del movimento eugenetico italiano, tenendo conto del punto di vista bio-medico, bensì statistico. Questi temi, trattati dalla comunità statistica nel suo insieme, confluirono tutti nell’alveo nebuloso del razzismo italico.
Di Gini, Nora continuò il lavoro quale direttrice di «Genus», dal 1966 al 1994, e presidente del CISP, seguendo però orientamenti innovativi e originali.
Nel 1957 venne incaricata della direzione del neonato Istituto di demografia, carica che tenne fino al 1979, favorendone successivamente la trasformazione in Dipartimento di scienze demografiche (1983).
Nel 1962 venne bandito il primo concorso in Italia per una cattedra universitaria di demografia: la Federici risultò vincitrice e fu nominata professore ordinario di demografia.
I temi da lei svolti furono vastissimi. Parecchi lavori furono dedicati alla condizione femminile, condizione che le stava molto a cuore sia come donna che come scienziata, affrontando le problematiche del lavoro e dell’istruzione della donna, della salute delle lavoratrici, del rapporto esistente tra lavoro femminile e fecondità. Un tema, quest'ultimo, che non solo diventerà basilare nelle successive analisi sui fattori di declino della fertilità delle donne, ma che verrà ripreso e discusso in ambito politico negli anni Settanta, divenendo uno degli argomenti fondamentali del dibattito femminista e sociale di allora. L’impegno di Nora in questo ambito di ricerca continuò poi con indagini sul campo e mediante l’analisi di dati microdemografici, preannunciando studi e ricerche sulla fecondità che, nella seconda metà degli anni Settanta, verranno portati avanti a livello internazionale.Si occupò altresì della diversa mortalità fra i due sessi, un argomento che coltivò a lungo in ricerche che aveva iniziato fin dalla sua tesi di laurea. Importanti sono stati i suoi contributi allo studio delle migrazioni interne e internazionali; nell’ambito di questi promosse negli anni Ottanta il primo vasto progetto universitario di indagini sull’immigrazione straniera in Italia. Destinò particolare attenzione allo studio della famiglia e promosse l’impianto delle prime indagini statistiche e demografiche nazionali su questo tema. Pur non dedicandosi direttamente alla demografia storica, fu promotrice insieme ad altri studiosi dello sviluppo di tale settore di ricerca, mediante la costituzione del Comitato italiano per lo studio della demografia storica, nato nel 1970 all’interno del CISP. Nel 1956 apparve la prima edizione delle sue Lezioni di Demografia, un testo sul quale si sono applicate diverse generazioni di studenti e studiosi italiani. Nel 1976, ne La popolazione in Italia, scriveva: «Da tempo mi batto per l’educazione su larga scala: educazione sessuale, educazione demografica […] istruzione in generale, cioè alfabetizzazione in un senso più lato che non il saper leggere e scrivere, cioè un livello di istruzione tale da permettere agli individui di acquisire consapevolezza della propria personalità e quindi della propria facoltà di scelta autonoma e di partecipazione alle scelte collettive» [Federici, 1976, p. 284]: qui Nora esprimeva la propria idea di una politica di popolazione basata sul coinvolgimento e sulla libertà di decisione della popolazione stessa nei vari settori della realtà sociale. Anche dopo il pensionamento si recava a lavorare presso il Dipartimento di scienze demografiche, la sua «amata casa d’elezione» [Sonnino, 2001, p. 133]. Nora Federici è morta a Grottaferrata, vicino a Roma, il 9 settembre 2001, all’età di 91 anni.
Nora Federici dedicò la propria vita agli studi e alla ricerca scientifica. L’utilizzo a scopo politico che il fascismo aveva fatto della demografia rischiava, nel dopoguerra, di penalizzare la disciplina emarginandola dagli studi sociali; se ciò non avvenne, in larga parte fu merito della Federici. Professore ordinario di demografia dal 1962, il consolidamento della sua posizione accademica, l’espansione delle sue funzioni didattiche e la sua crescente notorietà, facilitarono la diffusione delle tematiche demografiche in Italia e la loro contestualizzazione attraverso lo studio degli eventi sociali e materiali che le accompagnavano. Per la riuscita di tali orientamenti, oltre che della demografia quale “disciplina ponte tra la sfera biologica e la sfera sociale”, fondamentali furono il grande rigore del suo lavoro e un carattere dalle spiccate capacità organizzative che le permisero di assumere ruoli di responsabilità, sia in ambito nazionale che internazionale; un carattere scevro da qualsivoglia formalismo e da ogni finalizzazione carrierista.
Ricoprì numerosi incarichi nella comunità internazionale ed entrò in collaborazione con organismi quali l’ONU, la CEE, il WHO, la Fondation Européenne de la culture, l’International Union for the Scientific Study of Population (IUSSP).
Fece altresì parte di numerose commissioni: presso l’ISTAT, quelle per la preparazione dei modelli di rilevazione dei censimenti del 1971 e 1981; per l’impostazione delle indagini campionarie sulle condizioni di salute della popolazione, sulla mortalità socio-professionale e sulla struttura e il ciclo della vita della famiglia. E' stata membro del Consiglio italiano delle scienze sociali e del consiglio scientifico dell’Istituto di ricerche sulla popolazione del CNR, che contribuì a fondare e a rendere particolarmente qualificato.
Il 28 luglio 1992 fu eletta socia corrispondente dell’Accademia nazionale dei Lincei per la classe di scienze morali; insignita della medaglia d’oro come benemerita della Scuola, della cultura e dell’arte; insignita del riconoscimento di "laureata" dell’International Union for the Scientific Study of Population.
«… Il lascito di Nora Federici agli studiosi delle popolazioni è grande, e continuerà a tenere vivo il ricordo di questa maestra. Tale lascito non è del resto prezioso per i soli studiosi; esso contiene esplicite indicazioni sulle modalità secondo le quali una società realmente democratica e rispettosa dei diritti dei cittadini deve saper usare i risultati della ricerca demografica…
…La sua famiglia, diceva, eravamo noi, i suoi allievi di prima e seconda generazione e tutti i collaboratori che le erano vicini. Ciò arricchiva il rapporto con Nora Federici di una valenza affettiva che andava ad aggiungersi al forte ascendente culturale e scientifico esercitato dalla sua personalità e dal suo modo di vivere e lavorare nell’Università, che facevano di lei una figura sempre presente, vigile ma discreta, una guida sicura, affidabile e al tempo stesso rispettosa della nostra autonomia di pensiero. …L’insieme di queste doti umane, culturali e scientifiche non rappresentava del resto un’immagine soltanto romana, per così dire, ma un modello che abbiamo visto nitidamente riconosciuto ed ammirato in tutti gli ambienti nazionali ed internazionali nei quali ha portato i suoi contributi di studiosa. … Per la lezione di cultura, di rigore scientifico e di umanità che ci ha trasmesso, Nora Federici, rimarrà in noi, maestra e amica»
[Sonnino, 2001, pp. 135 e 138]
«Quel complesso mondo che chiamiamo comunità scientifica – mondo difficile, conflittivo eppure insostituibile – ha perso con Nora Federici una figura amata da molti, rispettata da tutti, intimamente conosciuta da pochi. Nata e cresciuta in un ambiente rigoroso radicato nell'Ottocento, Nora Federici aveva un profondo senso del dovere, era incapace di compromessi e difendeva con vigore i suoi principi e le sue idee. Nel dopo guerra la demografia rischiava di pagare con l'emarginazione dagli studi sociali colpe che non erano sue, ma bensì dell'utilizzo a fine politico che ne era stato fatto durante il fascismo. Così era avvenuto in Germania, dove gli studi demografici hanno sofferto una lunga e dura crisi. Fatto paradossale, come se le altre discipline sociali e umanistiche non avessero anch'esse avuto le loro compromissioni – spesso assai più gravi – col Regime: la filosofia e la storia, la sociologia e l'antropologia, l'economia e il diritto. Se l’emarginazione della demografia non è avvenuta si deve, in misura notevole, a Nora Federici, al suo continuato impegno negli studi e alla dirittura della sua persona. Vincitrice di concorso a cattedra nel 1961, in pochi anni costruì intorno a sé un gruppo di giovani studiosi vivaci e attivi, capaci di riprendere tradizioni di studio di alto livello, che avevano rischiato di interrompersi.
Nora Federici era forse più rigorosa con se stessa che con gli altri; era donna generosa del suo tempo e del suo consiglio; amica delle grandi idee e nemica dei tecnicismi; aperta al moderno, ma diffidente del modernismo. Persona schiva, non rincorreva cariche o onori che pure si sarebbe meritata in quantità. Insignita (1992) del riconoscimento di "laureata" dell'Unione Internazionale della Popolazione (IUSSP) per il suo contributo alla disciplina, si dovette ricorrere a qualche sotterfugio per poterle conferire l'onorificenza in una cerimonia pubblica e affettuosa. Eletta all’Accademia dei Lincei ricevette questo dovuto riconoscimento con schiva timidezza. Abbiamo ricevuto molto da Lei. Onoriamone la memoria. »
[Massimo Livi Bacci, Università di Firenze, in «Demotrends», CNR-Istituto di ricerche sulla popolazione, n.3/2001, p. 7]
«Alla fine del 1980, improvvisa e imperiosa, arrivò la delibera del Consiglio di Presidenza del Cnr che istituiva l'Istituto di Ricerche sulla Popolazione, cioè l'IRP. […] Fu allora che Nora Federici dette un contributo operativo di tutto rilievo aiutando a destinare una stanza dell'allora Istituto di Demografia a sede provvisoria dell'IRP e a predisporre la relativa convenzione con l'Università, contribuendo così a farlo nascere dal punto di vista sostanziale dopo la sua nascita burocratica. Prima invece, negli anni della preparazione, il contributo di Nora Federici ebbe come oggetto la definizione dei contenuti scientifici a cui avrebbe dovuto dedicarsi l'Istituto quando fosse nato. Ci si sforzò insieme di disegnare i compiti distinguendoli da quelli di un Istituto universitario, pensando che quest'ultimo si dovesse impegnare prevalentemente nella ricerca pura, non trascurando peraltro la ricerca applicata e finalizzata, e che l'IRP si dovesse impegnare prevalentemente in questo tipo di ricerca, non trascurando la ricerca pura. E così è poi sempre stato lungo tutta la sua vita. Nella impostazione dell'attività di ricerca, all'inizio della vita dell'Istituto e in seguito per i lunghi anni durante i quali rimase nel suo Consiglio scientifico nel quale – va da sé – entrò da subito, Nora Federici spinse per svolgere ricerche che nel campo della popolazione fossero a largo spettro, che cogliessero aspetti rilevanti delle tendenze demografiche italiane e il loro possibile impatto innanzitutto sulla vita sociale, ma anche su quella economica, del Paese. […] Spinse molto a che si avessero iniziative congiunte con quello che nel frattempo da Istituto di Demografia si era trasformato in Dipartimento di scienze demografiche de "La Sapienza" di Roma e perché l'IRP stringesse forti e continui rapporti con istituzioni e ricercatori stranieri. E poi, andata in pensione all'Università, si dimise da membro del Consiglio scientifico, senza che questo fosse un obbligo, ma "soltanto" perché riteneva giusto lasciare disponibile il suo posto.
[…] Era in queste occasioni – tanto in quelle formali, quanto in quelle informali – che da un lato rivelava appieno sotto il profilo culturale e scientifico la sua ricca personalità e la sua profonda conoscenza dei fatti demografici e degli studiosi di problemi della popolazione con i quali era importante collaborare, e dall'altro manifestava con grande precisione e passione indirizzi di ricerca e una guida sicura, peraltro sempre molto rispettosa della autonomia di pensiero del suo interlocutore. »
[Antonio Golini, Direttore dell’IRP dal 1980 al 1996 in «Demotrends», CNR-Istituto di ricerche sulla popolazione, n.3/2001, p. 7]
Mortalità, mortalità infantile e mortalità antenatale nelle famiglie numerose italiane, «Genus», vol. III, n. 1-2, 1938.
Sul rialzo della mortalità maschile nel quinquennio di età 20-25 anni, Istituto di Statistica dell’Università di Roma, 1940, vol. IV.
Un nuovo indice di efficienza biologico-demografica: la durata del parto, in Società Italiana di Statistica, Atti della VII Riunione Scientifica, Roma, 1943.
La mortalità differenziale dei due sessi e le sue possibili cause, «Statistica», a. X, n. 3, 1950.
Età pubere, età alla menopausa e durata del periodo fecondo, «Genus», vol. IX, n. 1-4, 1950-52.
Le caratteristiche e i problemi dell’occupazione e della disoccupazione femminile, in Atti della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla disoccupazione, vol. IV, t. 5, 1953.
Fattori sociali ed omogeneizzazione nel comportamento demografico, «Statistica», a. XV, n. 3, 1955.
Caratteristiche territoriali della mortalità in Italia, in Società Italiana di Statistica, Atti della XX Riunione Scientifica, Roma, 1961.
Le ricerche demografiche in funzione dei piani regionali di sviluppo economico, «Statistica», a. XXI, n. 3, 1961.
Influenza dei fattori culturali e dei fattori economici sulle oscillazioni periodiche dei matrimoni, “Studium Sociale”, 1963; con lievi modifiche in Società Italiana di Economia, Demografia e Statistica, Atti della XVIII Riunione Scientifica, Palermo, 1962.
La rilevazione statistica delle migrazioni: problemi, osservazioni e proposte, «Statistica», a. XXIV, n. 3, 1964.
Fattori demografici e trasformazioni economiche-sociali, in Istitituto di Statistica, Facoltà di Scienze Statistiche Demografiche ed Attuariali dell’Università di Roma, Lezioni tenute al Corso Esperti sociali, Roma, 1964.
Un aspetto particolare delle relazioni tra evoluzione demografica e trasformazione economico-sociale: lavoro femminile e prolificità, in Società Italiana di Statistica, Atti della XX Riunione Scientifica, Bologna, 1967; ediz. inglese, World views of population problems, Budapest, Hungarian Academy of Sciences, 1968.
Le tendenze della Demografie e le prospettive del suo sviluppo, «Genus», vol. XXIV, n. 1-4, 1968.
A demographic model for Europe, in AA.VV., The future is to-morrow, The Hague, Martinus Nijhoff, 1972.
L’enseignement de la Démographie, l’information démographique et les rôles des démographes, in International Union for the Scientific Study of Population, International Population Conference, Liège, 1973, vol. I.
Migrazioni fisiologiche e migrazioni patologiche: la realtà italiana, in AA.VV., Scritti in onore di Guglielmo Tagliacarne, Roma, Istituto di Statistica economica, Facoltà di Scienze Statistiche Demografiche ed Attuariali, 1974.
La popolazione in Italia, Torino, Boringhieri, 1976.
Appunti di Sociologia rurale e urbana (nuova edizione), Roma, Facoltà di scienze Statistiche Demografiche ed Attuariali, a.a. 1976-77.
Le caratteristiche della presenza straniera in Italia e i problemi che ne derivano, «Studi Emigrazione/ Etudes Migrations», A. XX, n. 71, 1983.
Procreazione, famiglia, lavoro della donna, Torino, Loescher, 1984.
Le fasi di sviluppo della Demografia e la Demografia della famiglia, in Istituto di Statistica, Facoltà di Economia e Commercio, Università degli Studi di Palermo, Studi in onore di Silvio Vinelli, Palermo, 1986, vol. II.
La Demografia da ieri ad oggi: evoluzione della Demografia e delle teorie della popolazione, in E. Sonnino, A. Pinnelli, D. Maffioli., A. Nobile (a cura di), Demografia: scienza, insegnamento, professione, Dipartimento di Scienze Demografiche, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Roma, Franco Angeli, 1987.
E. Sonnino, Nora Federici (1910-2001), «Popolazione e storia», 2/2001, p133-8.
E. Reale, Le discipline economiche e sociali, in Per una storia del Consiglio nazionale delle ricerche, a cura di R. Simili e G. Paoloni, Roma/Bari, Laterza, 2001, pp. 588-626.
Società Italiana di Statistica: http://www.sis-statistica.it/files/pdf/sisinfo/Ago-Sett-Ott-01.pdf
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