Marangoni Pelizza Ernesta (Ernestina)

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Da destra: Ernesta Marangoni, il futuro marito e la sorella Augusta (1898). [Bernini, 1994].

Nata: 29 Novembre 1876 (Casteggio, Pavia)

Morta: 20 Aprile 1972 (Casteggio, Pavia)

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Figlia primogenita di Giulio Marangoni e di Rachele Venco, Ernesta nacque a Casteggio, un paese a circa 25 km a sud di Pavia, il 29 novembre 1876.

Il padre, esperto bacologo e appartenente ad una famiglia della borghesia pavese, aveva un trascorso militare come ufficiale di collegamento nella battaglia di Custoza durante la terza guerra d’indipendenza. Nel 1872 aveva sposato Rachele Venco erede di una famiglia dedita fin dal Settecento alla professione di «speziale» (farmacista) e che, come i Marangoni, aveva aderito agli ideali risorgimentali.

Nel 1879 Giulio e Rachele si trasferirono in un palazzo sul Pistornile, ovvero la parte alta di Casteggio, ove nacque la secondogenita, Augusta. Grazie ad un ambiente famigliare culturalmente attivo, Ernesta, dopo aver frequentato le scuole primarie del paese, proseguì gli studi diplomandosi all’Istituto tecnico "Antonio Bordoni" di Pavia. Oltre agli interessi scientifici, coltivava quelli umanistici: conosceva le lingue; parlava fluentemente il tedesco; studiava musica ed amava suonare specialmente Wagner e Beethoven.

Proprio il comune interesse per la musica cementò una lunga e solida amicizia con Maja Einstein, sorella minore di Albert, il quale, a sua volta, fu un assiduo frequentatore di casa Marangoni tra il 1895 e il 1896 durante le vacanze estive.

Hermann, padre di Albert e Maja, era un proprietario di fabbriche elettrotecniche che dalla Germania approdò, con il fratello ingegnere Jacob e le rispettive famiglie, prima a Pavia, poi  a Milano, a causa di dissesti finanziari. Infatti, dopo alcuni anni di prosperità i due furono costretti a liquidare la piccola fabbrica che possedevano a Monaco e a volgere l’attenzione verso il mercato italiano, impiantando un nuovo stabilimento, in società con  l’ingegnere italiano Lorenzo Garrone, a Pavia nel 1894.

Albert, che in un primo momento era rimasto a Monaco per completare gli studi, nella primavera del 1895 si rifugiò presso la famiglia in preda al più forte disagio provocato, a suo dire, dalla mentalità troppo ristretta e militaresca della scuola.

Durante questo periodo, Albert fu incoraggiato a frequentare le "Officine Einstein, Garrone" e a interessarsi delle macchine elettriche; gli fu permesso di rinunciare alla cittadinanza tedesca, rimanendo così per un certo periodo apolide; si decise infine che avrebbe proseguito gli studi presso la scuola di Aarau in Svizzera e, in seguito, al Politecnico di Zurigo.

Fu anche una stagione di intense relazioni sociali; la famiglia Einstein si era infatti integrata bene nell’ambiente borghese pavese, stringendo amicizia soprattutto con i Marangoni tramite un comune amico, Otto Neustätter, specializzando in oculistica.

Fu così che Ernesta, all’epoca diciannovenne, conobbe Maja ed Albert; i tre iniziarono a frequentarsi assiduamente ospiti nelle rispettive case: quella dei Marangoni al Pistornile e quella degli Einstein a Pavia, in via Foscolo 11. Furono mesi di vita spensierata trascorsi tra gite in campagna, bagni al lido sul fiume Ticino, incontri musicali settimanali dedicati all’esecuzione di autori classici tedeschi, ai quali partecipavano pure Giulia Maj, valente pianista, nonché Edmondo Pelizza, compagno di studi di Ernesta al corso di chimica dell’Università di Pavia.

Parecchi anni più tardi, nel 1955, il soggiorno pavese di Albert fu rievocato da Ernesta in persona, la quale rese altresì nota la corrispondenza intercorsa fra loro nel 1946, a guerra finita.

«Alberto lo conobbi in un pomeriggio estivo in cui era in vacanza tra due semestri, allo stabilimento bagni in Ticino, e mi parve un giovinetto un po’ delicato ma sano – un po’ scialbo di tinte, occhi scuri, capelli castani non neri come quelli della sorella e come divennero in seguito». In questi incontri estivi Albert che «parlava abbastanza bene l’italiano – proseguiva Ernestina – le boutades le lanciava in tedesco, lasciandole poi tradurre dalla sorella». «Le giornate più belle – proseguiva – si trascorrevano sui colli per vendemmie festanti nei vigneti opulenti di grappoli […] in un gruppo di gioventù affiatata e omogenea; oppure ascoltando Alberto suonare con passione, accompagnato al piano dalla sorella Maja, un ottimo violino che egli non portava con sé, ma che io gli procuravo a prestito» [Pelizza Marangoni, 1955, p. 1].

Ernestina aggiungeva inoltre a queste cronache altri episodi anche scientifici che riguardavano il dono da parte del giovane Einstein di un lavoro manoscritto dal titolo Sull’elettricità e la corrente elettrica (oggi perduto), mentre divertita descriveva il brillante viaggio con l’amico Otto Neustätter che egli compì via tram da Pavia e a piedi da Voghera fino a Genova per visitare lo zio Jacob Koch.

Nel 1896, il giovane Einstein, come stabilito in famiglia, partì per la Svizzera per riprendere gli studi, interrompendo così la spensierata stagione italiana e cominciando la sua carriera di scienziato.

Nel frattempo, l’amicizia di Ernesta con Edmondo si era trasformata in una relazione sentimentale; i due si sposarono nel 1903 dopo che Ernesta si era laureata in chimica pura nel 1900 e diplomata in farmaceutica nel 1902. La giovane coppia si trasferì prima a Monza ove rilevò una farmacia e, poi, nel 1912 a Voghera. All’esercizio della libera professione, Ernesta affiancò un’intensa attività intellettuale inaugurando, col concorso di personalità locali, un’Università popolare nonché l’Associazione amici della musica.

Queste iniziative favorirono il costituirsi alla villa del Pistornile di un salotto culturale frequentato da figure di spicco come i poeti Diego Valeri, Eugenio Montale, Diego Garoglio, fondatore e collaboratore delle riviste fiorentine «Nuova vita» e «Mazzocco»; gli scrittori Giuseppe Bandi, Giovanni Banfi e Salvator Gotta; il musicista Vasha Priodha; il critico e storico dell’arte Matteo Marangoni; Mario Baratta famoso geografo e sismologo, solo per citarne alcuni.

Il sodalizio, cresciuto nel tempo grazie al concorso di amici vecchi e nuovi, aveva a Voghera una curiosa sede nel retrobottega della farmacia «Pelizza», ove, negli orari più impensati, si poteva incontrare Ernesta presa in vivaci discussioni su argomenti letterari, artistici o scientifici. Il legame più forte fu con Diego Valeri, professore nel liceo cittadino nel 1919, al quale Ernesta offrì amicizia ed ospitalità. Tuttavia, l’adesione di Ernesta ai fasci femminili locali che ella negli anni Venti contribuì ad organizzare,  raffreddarono l’intesa giacché Valeri, socialista convinto, mantenne sempre una ferma opposizione al regime.

Intanto, mentre il rapporto diretto con l’antico amico Albert si era progressivamente allentato, Maja ed Ernesta erano rimaste in stretto contatto. Nel corso degli anni le due compagne si scrissero spesso e, di tanto in tanto, il nome di Albert compariva nella loro corrispondenza specialmente in occasione dei suoi successi scientifici o allorquando si scambiavano i saluti. Il loro affiatamento fu favorito dal fatto che Maja, maritatasi con Paul Winteler, dopo un soggiorno a Lucerna, visse a Colonnata in Toscana fino al 1939. Fu proprio in questa data che le due amiche si incontrarono a Milano un’ultima volta; a seguito delle legislazioni antiebraiche, Maja scappava per rifugiarsi negli Stati Uniti dove già risiedeva il fratello, a sua volta fuggito com'è noto da Berlino subito dopo la presa del potere nazista.

Poi il silenzio durante gli anni di guerra, interrotto solo nel 1946 quando Albert le inviò tre lettere dalle quali si evince che Ernesta gli aveva chiesto di intercedere presso le autorità britanniche a favore della ricostruzione del noto ponte coperto di Pavia danneggiato dai bombardamenti. Nelle lettere non mancano tuttavia i ricordi personali: la nostalgia di Einstein per la giovinezza spensierata trascorsa presso i Marangoni; il sollievo nel sapere che quasi tutti gli amici di Casteggio erano incolumi nonché la gioia per la liberazione dell’Italia dai “malvagi”.

Ernesta, Maja ed Albert non si incontrarono mai più. Maja, da tempo gravemente malata, morì nel 1951; il fratello le sopravvisse per quattro anni, mentre Ernesta visse ancora a lungo fino al 1972 quando, ultranovantenne, si spense nella sua casa di Casteggio.


Libera professionista in farmacia, Ernesta Marangoni fu amica intima di Maja ed Albert Einstein. Promotrice di un vivace circolo culturale sorto a Casteggio in provincia di Pavia all’inizio del secolo scorso, lei stessa si occupò di studi storici che riguardano in particolare il risorgimento italiano. Nel 1934  ha pubblicato l’opera Piccolo mondo garibaldino. Collaborò assiduamente a riviste come «La provincia pavese», «Ticinum», «Rassegna storica del risorgimento», «Annali pavesi del risorgimento».


«Una lunga, vivacissima, animosa esistenza, che conservava nello spirito, nell’ingegno e nel temperamento, intatti i caratteri ereditati del nostro risorgimento. Aveva infatti 94 anni, ma la vivacità, quasi la irrequitezza, i suoi propositi, non li dimostravano. Quando nacque arringava ancora – acclamato sulle piazze d’Italia – Giuseppe Garibaldi. E di questi anni, delle tradizioni e degli affetti famigliari, fu interprete anche con gli scritti, con la collaborazione giornalistica, con la copiosa messe dei suoi ricordi, degli aneddoti interessanti, delle conoscenze di un mondo antico che visse, amò, restando giovanilmente partecipe alle vicende di oggi».

(VIV. Mancata ieri a Casteggio Ernesta Marangoni Pelizza, «La provincia pavese», 21 aprile 1972).   

  

«Cara Ernestina!

Fui felice di vedere dopo tanti anni una lettera Sua – e ché anni! Sono anche felice di sentire, che tutti gli amici Casteggiani eccetto il marito di Julia Mai siano incolumi – e caro Mussolini [piccola immagine di un impiccato], come onestamente meritato. I mesi felici del mio soggiorno in Italia sono le più belle ricordanze. Suo padre in mezzo come un secondo Leonardo da Vinci. Giorni e settimane senza ansie e senza tensione. Tanti saluti alla cara signora Julia ché ha sofferto e ancora soffre più di tanti altri. Mi sono stabilito in America già 1932 mancando della vera fiducia negli uomini e in Iddio – vita raminga con una sola costante – lavoro mathematico. Ho visto con orgoglio la Sua fiducia nella mia potenza sul mondo materiale – fiducia illusionaria. Le mie relazioni coll’ufficialità Inglese sono esplicitamente fredde perché ho accusato pubblicamente il regime coloniale inglese in occasione del problema Palestinense.

Capirà benissimo ché in queste condizioni la mia benedizione non sarebbe molto efficace per il rinascimento del ponte sul Ticino a Pavia. E lo farei tanto volentieri, se vedessi una qualche possibilità di riuscita.

Cordiali saluti e auguri a tutti loro

Suo Alberto Einstein».

(A. Einstein a E. Marangoni, 16.VIII.46, Museo per la storia dell’Università di Pavia).

 


Due belle figure oltrepadane, «Ticinum», 1938.

 

Note su Giuseppe Pacchiarotti, «Rassegna storica del risorgimento», aprile 1938.

 

Italia Cozzolino Cremona, ibidem, 1939.

 

Alfonso Corti, «Gazzetta sanitaria», 1951.

 

C. Giulietti, ibidem, settembre 1957.

 

Montebello e una poesia di G. Prati, «Annali pavesi del risorgimento», 1965.

 

Le donne di casa Camozzi, Bergamo, s. d.

 

Piccolo mondo garibaldino – Donna Alba Coralli Camozzi – La sua famiglia - i suoi amici, Milano-Genova-Roma-Napoli,  Società anonima editrice Dante Alighieri, 1934.

 


E. Pelizza Marangoni, Momenti pavesi nella vita di Alberto Einstein, «La provincia pavese», 14 maggio 1955.

E. Sanesi, Einstein e Pavia, in Settanta: mensile di cultura politica economica, III, 29, 1972, pp. 33-41.

E. Sanesi, Three Letters by Albert Einsten and some Informations on Einstein’s Stay at Pavia, «Physis», XVIII, 2, 1976, pp. 174-178.

E. Sanesi, Lettere di Maja Einstein a un’amica italiana, in «Prospettive Settanta», III, 2/3, 1977, pp. 130-141.

E. Sanesi, Gli Einstein a Pavia, in «Pavia economica», 3, 1994, pp. 54-58.

F. Bernini, Che bel ricordo Casteggio…: Albert e Maja Einstein ed il salotto letterario di Ernestina Pelizza Marangoni, Edizioni Modulo tre di Diego Da busti, 1994 (con repertorio fotografico e documentario).

F. Bernini, a cura di, Che bel ricordo… Casteggio, Pavia, Iuculano, 2002.

L. Fregonese, a cura di, Gioventù felice in terra pavese. Le lettere di Albert Einstein al Museo per la Storia dell’Università di Pavia, Milano, Cisalpino. Istituto Editoriale Universitario- Monduzzi Editore, 2005.

Le aziende degli Einstein in Italia, in Albert Einstein ingegnere dell’Universo, a cura di F. Bevilacqua, J. Renn, Ginevra-Milano, Skira, 2005, pp. 46-47.

S. Linguerri, R. Simili, a cura di, Einstein parla italiano. Itinerari e polemiche, Bologna, Pendragon, 2008.

Sandra Linguerri
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