Nata: 15 Settembre 1909 (Milano)
Morta: 15 Dicembre 1985 (Verbania Suna, Verbano)
Esplora album (4 foto)Nata: 15 Settembre 1909 (Milano)
Morta: 15 Dicembre 1985 (Verbania Suna, Verbano)
Esplora album (4 foto)Figlia di un professore universitario di zootecnica a Milano, Livia Pirocchi, nata a Milano il 15 settembre 1909, visse fin da piccolissima in stretto contatto con l’ambiente accademico. Dal padre apprese le prime nozioni scientifiche e zoologiche. Non meraviglia quindi che scegliesse di dedicarsi allo studio e di iscriversi ai corsi di Scienze naturali dell’Università di Milano. Si laureò nel 1932 a soli 23 anni sotto la guida di Rina Monti (1871-1937), prima donna del Regno d’Italia a salire su una cattedra universitaria. Come tante allieve e molti allievi della Monti, anche Livia si entusiasmò per gli studi limnologici, un giovane ramo delle scienze biologiche che si occupa delle acque dolci e dei suoi organismi. Dopo la laurea rimase per alcuni anni nell’Istituto di zoologia del capoluogo lombardo impartendo pure corsi liberi. Una svolta decisiva nella sua vita avvenne nel 1938, anno in cui fu inaugurato a Pallanza l’Istituto italiano di idrobiologia “Marco De Marchi”. Tale Istituto fu creato grazie alla donazione di Rosa Curioni De Marchi (1865-1951) in memoria del suo defunto marito, collaboratore della Monti. Negli anni precedenti ella aveva assistito Rina Monti e Edgardo Baldi (1899-1951) nell’organizzazione del futuro istituto sulle rive settentrionali del Lago Maggiore e, compiuta l’impresa, si trasferì insieme a Baldi, neodirettore, e un custode, nei nuovi locali. Nel 1942, quando quest’ultimo fu chiamato al servizio militare, assunse temporaneamente il ruolo di direttore incaricato. Negli anni di guerra l’istituto offrì rifugio a parecchi giovani scienziati italiani come Adriano Buzzati Traverso (1913-1983), dimessosi dai suoi incarichi a Pavia dopo l’occupazione tedesca, e Vittorio Tonolli (1913-1967), un giovane medico milanese che aveva attivato nella sua casa un radiotrasmettitore per le truppe alleate che fu però presto scoperto. Dopo l’arresto e la minaccia di esecuzione immediata da parte delle autorità tedesche e fasciste si diede alla fuga e fu nascosto nei laboratori dell’Istituto. Questi nove mesi furono pericolosi e difficili: i viveri erano razionati e Livia si adoperò per procurare di nascosto il necessario per la sopravvivenza. A questo piccolo gruppo clandestino si unirono presto Giuseppe Ramazzotti (1898-1986) e Luigi Luca Cavalli Sforza (1922-), appena laureato. Poi le loro strade si divisero: Buzzati, uno dei maggiori biologi molecolari del periodo, ritornò a Pavia trasferendosi temporaneamente negli USA; Ramazzotti sposò la sorella di Buzzati Traverso e coltivò accanto alla scienza uno spiccato interesse artistico pubblicando un libro di narrativa insieme al fratello di Buzzati Traverso, il noto scrittore Dino Buzzati (1906-1972), mentre Cavalli Sforza si trasferì a Cambridge dove divenne uno dei maggiori genetisti delle popolazioni. Vittorio Tonolli invece decise di rimanere a Pallanza e di dedicarsi alla limnologia. Nel 1951 fu nominato successore di Baldi nella direzione dell’Istituto e sposò Livia Pirocchi. Insieme si impegnarono nell’adattare i lavori dell’istituto alle nuove esigenze scientifiche, di potenziarlo con moderne apparecchiature e di inserirlo nelle reti della limnologia internazionale. La collaborazione con Buzzati Traverso e Cavalli Sforza si tradusse in nuovi indirizzi di ricerca. Nel 1967, dopo la morte del marito, Livia si dedicò con ancor più fervore al lavoro, rimpiazzandolo nei suoi numerosi incarichi. La direzione dell’Istituto passò a lei e, quando nel 1977 fu incorporato nel Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), divenne prima commissario e poi presidente del consiglio scientifico, funzione che ricoprì fino alla morte. Oltre alla direzione dell’istituto tenne, dal 1968 al 1972, un corso di idrobiologia e piscicoltura all’Università di Milano. Nel 1979, a settant’anni, si ritirò dall’insegnamento e dalla direzione dell’istituto di Pallanza.Una salute sempre più debole non le impedì di continuare le sue numerose attività che, col passare del tempo, si erano spostate sempre più verso il campo politico e amministrativo. Viaggiò ogni settimana a Roma per partecipare alle riunioni del CNR. Grazie al suo impegno indefesso e alle sue profonde conoscenze nel campo dell’ecologia, fece parte di numerose commissioni italiane e internazionali: funzionaria dell’International biological programme, membro della Commissione per la conservazione della natura e delle risorse naturali, della Commissione per l’ecologia e del Comitato nazionale per la biologia e la medicina del CNR, della Commissione internazionale per la protezione dei laghi italo-svizzeri. Molte società scientifiche la annoverarono tra i membri: fu rappresentante italiana (1968) nella Societas Internationalis Limnologiae, tesoriere dell’International Association for Ecology, membro fondatore e, per due anni (1976-78), presidente dell’Associazione Italiana per l’Oceanografia e la Limnologia, membro fondatore della Società Italiana di Ecologia, membro della British Ecological Society, dell’American Society for Limnology and Oceanography, socio corrispondente (1971) dell’Istituto lombardo di scienze e lettere, della Società italiana di biologia marina, della Società italiana di biogeografia, della Società italiana di fisiologia vegetale e socio onorario (1984) dell’American zoological society. Inoltre fu chiamata nei comitati editoriali di svariate riviste, quali «Memorie dell’istituto italiano di idrobiologia», «Hydrobiologia», «Internationale Revue der gesamten Hydrobiologie», e «Freshwater Biology».
Molti i premi e le onorificenze: nel 1974 la Medaglia d’Argento per benemerenze nel campo della cultura, della scienza e dell’arte conferita dal Presidente della Repubblica Italiana; nel 1983 il premio “E. Naumann – A. Thienemann medal de limnologiae optime merito” della Societas Internationalis Limnologiae, il più alto riconoscimento nel campo della limnologia internazionale, infine la medaglia d’oro della Società Italiana di Limnologia. Negli ultimi anni della sua vita creò due fondazioni in memoria del marito, l’International Vittorio Tonolli Memorial Fund per promuovere la ricerca limnologica nei paesi in via di sviluppo e la Fondazione di Cultura per la cardiologia “Vittorio Tonolli”. Morì il 15 dicembre 1985 nella sua casa a Verbania Suna alle rive del lago Maggiore.
Durante la sua attività scientifica Livia Pirocchi pubblicò 79 articoli apparsi su riviste italiane, tedesche, svizzere, inglesi e americane e su manuali e compendi di grande prestigio internazionale. Nei primi lavori seguì le orme di Rina Monti che aveva dato un indirizzo ecologico allo studio della vita dei laghi e analizzò in modo sistematico alcuni organismi che vi vivono e i loro rapporti con l’ambiente e il territorio circostante. Tali lavori furono scritti in collaborazione con Edgardo Baldi, ma in seguito, mentre l’attenzione di Baldi si rivolse maggiormente agli aspetti idrochimici, ella proseguì a livello ecosistematico. Indagò alcune specie di copepodi, piccoli crostacei viventi nel plancton o tra le piante acquatiche. Fin dall’inizio fece ampiamente ricorso agli studi genetici, un indirizzo ancora relativamente nuovo in Italia, ulteriormente rafforzato dalla collaborazione con Adriano Buzzati Traverso e Luigi Luca Cavalli Sforza. In questi anni cominciò altresì la stretta cooperazione con il futuro marito Vittorio Tonolli, un’unione che divenne quasi simbiotica sia per quanto riguarda i lavori scientifici sia per le loro convinzioni personali.Intorno agli anni della seconda guerra mondiale l’ascesa della genetica delle popolazioni, lo sviluppo della teoria sintetica dell’evoluzione, i nuovi concetti della biochimica e l’avvento della biologia molecolare imposero profonde trasformazioni a tutte le scienze biologiche, e il piccolo gruppo di Pallanza vi prese attivamente parte. Alla fine degli anni Quaranta firmarono una serie di ricerche sull’ecologia e sulla genetica delle popolazioni del copepode Mixodiaptomus e sulla distribuzione del plancton nel Lago Maggiore. L’analisi statistica della distribuzione di razze microgeografiche, del loro isolamento ecologico e della differenziazione in popolazioni geneticamente diverse viene oggi considerato un lavoro classico della limnologia e della biologia moderna. Univa approcci ecologici, sistematici, genetici e statistici, il tutto interpretato secondo la matrice della teoria sintetica dell’evoluzione, formulata proprio allora. Il boom economico degli anni Cinquanta lasciò i suoi segni anche sull’ambiente montano e lacustre e le ricerche dell’istituto di Pallanza e della Pirocchi si spostarono verso lo studio dell’impatto umano. A partire dal 1958 tale studio era caratterizzato da poca ricerca di base e più ricerca applicata: l’analisi della disastrosa polluzione cupro-ammoniacale del lago d’Orta, delle condizioni trofiche e dell’eutrofizzazione dei laghi, proposte per la protezione delle acque dagli inquinamenti, ecc. Negli ultimi anni le sue energie vennero assorbite sempre più dagli incarichi delle numerose commissioni e dalla compilazione di rapporti e relazioni. Anche a livello istituzionale Livia mostrò di saper leggere bene i segni del tempo, sostenendo attivamente i successivi cambiamenti dell’Istituto di idrobiologia italiano. Nel 1948 ospitò per un breve periodo il Centro di genetica e biofisica, fondato da Buzzati Traverso, una delle culle della biologia molecolare in Italia. Dopo la guerra si adoperò per trasformare l’istituto in un centro d’accoglienza per idrobiologi di tutto il mondo e rendendolo partner di molti progetti internazionali. Nel 1977, grazie al suo interessamento, l’Istituto, fondato con un atto di mecenatismo privato, fu incorporato nel Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) procurandogli in questo modo una maggior sicurezza istituzionale e una base finanziaria più solida.
Un allievo, Riccardo de Bernardi, poi direttore dell’Istituto di Pallanza, riferisce del carattere aperto e cordiale, solidale e disinteressato di Livia Pirocchi che, dotata di un forte senso del dovere, era sempre pronta ad aiutare [de Bernardi, 1985].
Anche il famoso limnologo statunitense Tommy Edmondson (1916-2000) sottolinea l’etica puritana del lavoro dei coniugi Tonolli: «Avevano degli standard etici e morali estremamente rigidi, e chiedevano alle persone con le quali collaboravano di essere conformi a questi standard». Ma evidenzia altresì il loro calore umano: «Tutti gli ospiti erano benvenuti e introdotti nelle bellezze naturali e nella vita sociale della zona, creando amicizie che rimanevano salde ben oltre la durata della visita». [Edmondson, 1990, p. 50]
Sua moglie, la limnologa Yvette H. Edmondson, per lunghi anni editrice di una delle più importanti riviste internazionali del settore, osservò: «Rimane una delle principali istituzioni limnologiche mondiali e senza dubbio la più ospitale» [Edmondson, 1986, p. 234].
Dello stesso tenore è la testimonianza di G. Evelyn Hutchinson (1903-1991) nell’introduzione del suo trattato A Treatise on Limnology, disse: «Posso dire che, non solo per quanto mi riguarda, che nessun’altra coppia di persone ha fatto così tanto per i limnologi come pure per la limnologia» [Hutchinson, 1967].
Lo spagnolo Ramon Margalef (1919-2004), nel suo manuale Lìmnologia, rileva la funzione eminentemente creativa svolta dall’istituto negli anni immediatamente dopo la seconda guerra mondiale [Margalef, 1983].
(con E. Baldi) Prospettive genetiche in limnologia, in Atti III Riunione della Società italiana di genetica ed eugenetica, Bologna, 1938, pp. 223-254.
(con E. Baldi, A. Buzzati Traverso e L. Cavalli Sforza) Frammentamento di una popolazione specifica (Mixodiaptomus laciniatus LILL.) in un grande lago in sottopopolazioni geneticamente differenziate, in «Memorie dell’Istituto italiano di idrobiologia», 2, 1945, pp. 167-216.
(con V. Tonolli) Irregularities of distribution of plankton communities; considerations and methods, in Symposium IUBS, University of California Press, 1958, pp. 137-143.
La polluzione cuprica del Lago d’Orta, in «Verhandlungen des Internationalen Vereins für Limnologie», 14, 1961, pp. 900-904.
Ecologia: errori di oggi, prospettive di domani, in «Bollettino zoologico», 38, 1971, pp. 353-361.
R. De Bernardi, Livia Tonolli 15.9.1909-15.12.1985, in «Memorie dell’Istituto italiano di idrobiologia», 43, 1985, pp. XI-XVIII.
R. De Bernardi, Livia Tonolli 15.9.1909-15.12.1985, in «Archiv für Hydrobiologie», 109, 1987, pp. 147-153.
Y. H. Edmondson, In memoriam Livia Tonolli 1909-1985, in «Limnology and Oceanography», 31, 1986, p. 234.
W. T. Edmondson, Y. H. Edmondson, Pallanza as a haven for visiting limnologists, in «Memorie dell’Istituto italiano di idrobiologia», 47, 1990, pp. 47-55.G. E. Hutchinson, Vittorio Tonolli 1913-1967, in «Archiv für Hydrobiologie», 64, 1968, pp. 491-495.
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