Nata: 12 Febbraio 1886 (Sassari)
Morta: 31 Marzo 1978 (San Remo)
Esplora album (8 foto)Eva Mameli discendeva da una famiglia della medio-alta borghesia. Il padre, Giovanni Battista Mameli, colonnello dei carabinieri, e la madre, Maddalena Cubeddu, si trasferirono dopo il pensionamento in Sardegna. Trasmisero ai loro figli – indipendentemente dal fatto se si trattasse di maschio o femmina – l’alto valore dell’educazione, dello studio e del massimo impegno nella vita e nella carriera professionale. Così troviamo la loro figlia maggiore, Eva Giuliana, nata il 12 febbraio 1886 a Sassari, frequentare un liceo pubblico, tradizionalmente “riservato” ai maschi, e in seguito, avendo mostrato presto uno spiccato interesse per le scienze, iscritta al Corso di matematica presso l’Università di Cagliari.
Dopo il diploma e la morte del padre, Eva si trasferì a Pavia per stare vicina al fratello maggiore, Efisio (1875-1957), uno dei fondatori del Partito Sardo d’Azione, che operò all’università lombarda come assistente e libero docente di chimica organica. Qui ella frequentò il Laboratorio crittogamico di Giovanni Briosi (1846-1919), laboratorio che si occupava di piante “inferiori” come muschi e alghe che si erano rivelati di massima rilevanza per gli studi di fisiologia, patologia ed ecologia vegetale, e che vantava un’alta reputazione scientifica essendo unico nel suo genere in Italia. Eva si appassionò a tal punto da proseguire le sue ricerche come assistente volontaria anche dopo la laurea in scienze naturali nel 1907. Nel 1908 ottenne il diploma della scuola di magistero e, due anni dopo, l’abilitazione per la docenza in scienze naturali per le scuole normali. Vinse però anche due concorsi per borse di studio di perfezionamento che le permisero di continuare l’attività di ricerca. Nel 1911 le fu assegnato il posto da assistente di botanica e nel 1915, prima donna in Italia, conseguì la libera docenza in questa disciplina. Il suo primo corso universitario “La tecnica microscopica applicata allo studio delle piante medicinali e industriali” testimonia sia la sua preparazione scientifica sia la sua inclinazione per la scienza applicata.
Durante gli anni della prima guerra mondiale si attivò come crocerossina e fu decorata con la medaglia d’argento della Croce rossa e quella di bronzo del Ministero dell’interno. Nell’immediato dopoguerra si trovò di fronte a scelte difficili: aveva 34 anni e, dopo la morte del maestro Briosi e il trasferimento del fratello Efisio sulla cattedra di Chimica farmaceutica a Cagliari, era sola e senza concrete prospettive per il futuro.
La svolta decisiva avvenne nell’aprile del 1920 quando incontrò Mario Calvino (1875-1951), conosciuto alcuni anni prima, che la venne a trovare durante una sua breve visita in Italia. Mario era, come Eva, personalità estremamente seria e retta, taciturno ma con molteplici impegni scientifici, educativi e sociali, un “apostolo agricolo sociale”, come lei lo chiamerà nella sua biografia. Sanremese di nascita, ma dal 1908 trasferitosi in Messico e poi a Cuba dove da tre anni dirigeva la Stazione agronomica di Santiago de las Vegas, Calvino era alla ricerca di un valido collaboratore di genetica vegetale. Senza molte riflessioni, la Mameli accettò sia la proposta di matrimonio sia il trasferimento in un mondo a lei del tutto nuovo ed estraneo. A Cuba gli sposi trascorsero una vita semplice ma serena, caratterizzata soprattutto dal lavoro e dallo studio. Qui nacque, il 15 ottobre 1923, il loro primogenito, Italo Giovanni (1923-1985), che sarebbe diventato uno dei maggiori scrittori italiani del Novecento.
Nel 1925 la coppia rientrò in Italia per occuparsi della nascente Stazione sperimentale di floricoltura “Orazio Raimondo” di San Remo. Acquistarono Villa Meridiana, che a quei tempi si trovava ancora ai confini della città, e misero l’ampio giardino a disposizione della Stazione. Qui Eva coprì il ruolo di assistente e vice-direttrice, ma non rinunciò ad una vita professionale autonoma. Nel 1927, infatti, vinse il concorso per la cattedra di botanica dell’Università di Catania e poco dopo quella di Cagliari. Dopo due anni – nel frattempo era nato anche il secondo figlio, Floriano (1927-1988), poi docente di geologia a Genova – Eva Mameli Calvino abbandonò la faticosa vita da pendolare tra l’isola natia e la dimora sanremese. Da allora in poi si dedicò esclusivamente alla Stazione sanremese. Durante la seconda guerra mondiale, la loro casa diede asilo ad alcuni partigiani, ragione per la quale Mario Calvino subì quaranta giorni di prigionia e Eva dovette assistere a due simulate fucilazioni del marito da parte dei fascisti. Nel 1951, dopo la morte del marito, la direzione della Stazione passò nelle sue mani per otto anni. Coltivando i suoi interessi floristici pure dopo il pensionamento, Eva morì il 31 marzo 1978 all’età di 92 anni.
Durante la sua lunga carriera scientifica Eva Mameli diede alle stampe oltre 200 contributi, inizialmente sotto il suo nome da nubile per sottolineare la continuità con i primi studi e la sua autonomia, poi, a partire dal 1925, con il doppio cognome Mameli Calvino. Il primo risale al 1906, risultato delle sue ricerche eseguite nell’Orto botanico di Cagliari sul genere Fumaria. L’anno seguente uscì Sulla flora micologica della Sardegna.
A Pavia lavorava strettamente con suo fratello Efisio, che indagava sulle proprietà chimiche delle piante medicinali e aromatiche sarde, e poi anche con Anna Menessier, chimica e sposa di Efisio. A partire dal 1908 i suoi interessi si spostarono nel campo della fisiologia vegetale. Nell’investigare i processi della fotosintesi e dell’assimilazione dell’azoto si avvalse della collaborazione di Gino Pollacci (1872-1963), suo collega e, più tardi, professore di botanica a Pavia. A Cuba la Mameli rivolse la sua attenzione alla botanica applicata e si occupò dello studio delle piante industriali, anzitutto quelle della canna da zucchero e del tabacco.
Pubblicò inoltre 14 articoli in inglese e spagnolo su argomenti di fisiologia vegetale, patologia vegetale, chimica e meteorologia. Pose sempre estremo vigore nella raccolta e nella catalogazione dei dati, contribuendo così, insieme al marito, ad incrementare il livello scientifico di questi studi sull’isola cubana. Eva Mameli e Mario Calvino erano legati altresì da una visione comune sui valori basilari della vita, impegnandosi fortemente nel settore divulgativo, educativo e sociale. Crearono una scuola agricola, annessa alla Stazione, per i campesinos e i loro figli, sia a Santiago de las Vegas sia a San Manuel, dove si dedicavano alla creazione di un’altra Stazione sperimentale per la coltivazione. Istituirono, inoltre, corsi specialistici diretti ai coltivatori e a questo scopo fondarono una rivista.Nel corso del suo breve soggiorno a Cagliari, Eva cercò di ristrutturare l'orto botanico universitario, gravemente danneggiato dalla guerra. Lo riportò al suo stato originario arricchendolo con palme, eucalipti, lecci e altre piante esotiche.
A San Remo riprese invece il suo vecchio amore per la botanica pratica: elaborò tecniche di miglioramento delle piante coltivabili e studiò le possibilità di introdurre dall’estero specie esotiche utili. La massima attenzione fu comunque rivolta alla floricoltura, settore di enorme importanza economica non solo a San Remo ma in tutta la Liguria. Indagò sul miglioramento genetico delle piante da fiore, sulle malattie dei fiori e come combatterle. Dal 1931 diresse la rivista «Il Giardino Fiorito»; si mise al centro di una fitta rete di corrispondenza tra giardinieri, floricoltori, editori e mondo scientifico; promosse la produzione e distribuzione di semi. Con l’avanzamento dell’edilizia, che a poco a poco circondò tutta Villa Meridiana, si intensificarono i suoi impegni nel nascente movimento ambientalista, soprattutto a favore degli uccelli utili all’agricoltura.Dopo il suo pensionamento approfittò del tempo libero per riordinare e sistemare tutto il materiale raccolto durante gli oltre 50 anni di attività, compilando pure un piccolo dizionario etimologico.
«La maga buona che coltiva gli iris», così Eva Mameli Calvino fu denominata da suo figlio Italo in uno dei rarissimi cenni autobiografici. Ma la sua personalità severa ed austera, il suo spirito scientifico e classificatorio sembra aver suscitato anche una certa insofferenza nel famoso scrittore e narratore quando descrisse in La strada di San Giovanni, «Che la vita fosse anche spreco, questo mia madre non l'ammetteva: cioè che fosse anche passione. Perciò non usciva mai dal giardino etichettato pianta per pianta, dalla casa tappezzata di buganvillea, dallo studio col microscopio sotto la campana di vetro e gli erbari. Senza incertezze, ordinata, trasformava le passioni in dovere e ne viveva» [Calvino, 2000, p. 15]. «Proprio da sua madre», però, secondo Loretta Marchi, «Italo ereditò quella precisione e serietà che lo avrebbero portato ad esprimersi in maniera così cristallina» [Forneris, Marchi, 2004].
Ad Eva Mameli Calvino fu intitolato l’Istituto tecnico commerciale statale a Cagliari, soppresso con una delibera della Giunta provinciale nel 2003.
Elenco dei titoli e delle pubblicazioni, Perugia, Tipografia Guerriero Guerra, 1925.
Piante d a fiori e ornamentali, Milano, Mondadori, 1992.
Eva Mameli Calvino, su http://digilander.libero.it/emcalvino/orto_botanico/eva.html
I. Calvino, La strada di San Giovanni, 5a ed., Milano, Mondadori, 2000.
P. Forneris, L. Marchi, a cura di, Il giardino segreto dei Calvino. Immagini dall’album di famiglia tra Cuba e Sanremo, Genova, De Ferrari & Devega, 2004.
L. Migliore, Mameli, Eva Giuliana, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 68, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2007, pp. 376-378.
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