Fiorini Mazzanti Elisabetta

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Armadi del Museo dell'erbario di Roma contenenti la collezione della Fiorini.

Nata: 3 Giugno 1799 (Terracina)

Morta: 23 Aprile 1879 (Roma)

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La famiglia della contessa Elisabetta Fiorini apparteneva alla nobiltà romana. Il salotto di casa fu frequentato da illustri e influenti personaggi, fra i quali anche studiosi e naturalisti come Carlo Luciano Bonaparte (1803-1857) che apprezzavano e stimolavano il suo interesse per la natura. Nata a Terracina il 3 giugno 1799, rimase figlia unica e presto orfana di madre. Fu quindi educata dal padre in previsione dei suoi futuri doveri amministrativi di erede delle tenute familiari. La sua istruzione comprese storia, geografia, letteratura e arte; oltre al latino, sapeva leggere e parlare tre lingue straniere – il francese, l’inglese e il tedesco.
Di salute cagionevole era spesso costretta a rimanere in casa, ma nei mesi estivi, che passava nelle tenute presso il Circeo, cominciava a interessarsi di botanica raccogliendo e collezionando piante. L’attività l’appassionava al punto da chiedere istruzioni a Giambattista Brocchi (1772-1826), naturalista di fama europea. Ebbe così inizio un ampio carteggio nel corso del quale la Fiorini inviò numerosi pacchi di piante essiccate rispetto alle quali riscontrava difficoltà nell’identificazione e classificazione. Brocchi gliele rimandava corredate di spiegazioni e correzioni. Fece grandi progressi e, aumentando rapidamente le sue abilità, si inserì nei circoli botanici inviando loro centinaia di esemplari di piante rare, spesso corredate di spiegazioni. Entrò in contatto con i più illustri d’Europa e coltivò per lunghi anni carteggi con Antonio Bertoloni, Giuseppe De Notaris (1805-1877), Vincenzo Cesati (1806-1883), Pietro Savi (1811-1871), Antonio Targioni Tozzetti (1785-1856), Philip Barker Webb (1793-1854), Louis René Tulasne (1815-1885), Augustin-Pyramus de Candolle (1778-1841), Wilhelm Philipp Schimper (1808-1880) e molti altri. Con parecchi di loro intraprese escursioni nelle campagne per raccogliere piante. Quando Brocchi lasciò Roma Elisabetta si rivolse a Ernesto Mauri (1791-1836), direttore dell’Orto botanico di Roma e autore della Florae romanae. Nel 1829 sposò Luca Mazzanti, un giureconsulto. Nel 1842, dopo una serie di lutti familiari – la morte del marito, del padre e poi dell’unica figlia – le sue indagini s’arrestarono temporaneamente. Riprese dopo alcuni anni probabilmente cercando conforto nell’amore per la natura e per gli studi naturalistici. Rimase sempre una scienziata dilettante, ma di alto livello.
Durante i 55 anni delle sue ricerche, pubblicò numerosi contributi assai apprezzati dai suoi colleghi. Fu nominata socia di prestigiose accademie scientifiche, tra le altre l’Accademia reale delle scienze di Torino, l’Accademia di orticoltura di Bruxelles, l’Accademia agraria di Pesaro, l’Accademia tiberina di Roma, l’Accademia economico-agraria dei Georgofili di Firenze, l’Accademia Leopoldina curiosorum naturae di Dresda e l’Accademia pontificia dei nuovi Lincei. Dopo la sconfitta dello Stato pontificio, al quale era strettamente legata, e la proclamazione di Roma come capitale del Regno d’Italia, rifiutò l’invito di diventare socia della Reale Accademia dei Lincei.

Nonostante l’età, a 74 anni intraprese un viaggio a Firenze per partecipare al Congresso internazionale di botanica. Fu accolta con grandi onori e rimase entusiasta soprattutto per le nuove amicizie strette con i botanici stranieri presenti. Perfino verso la fine della sua vita si occupò dei suoi amati oggetti botanici. Sua figlia adottiva Enrichetta, figlia del suo maestro e amico Ernesto Mauri, che si era presa cura di lei, raccontò che il ricevimento di un pacco con muschi provenienti dalle isole Mauritius e Ceylon l’incantava talmente da sollevarla da tutti i disagi. L’ultima comunicazione scientifica apparve un mese prima della sua morte, avvenuta a Roma il 23 aprile 1879.


Non erano affatto poche le donne che nella prima metà dell’Ottocento si dilettavano della contemplazione della natura, della collezione di piante nonché dell’apprendere nozioni dai grandi autori. Raramente però questi passatempi amatoriali raggiunsero alti livelli scientifici. Elisabetta Fiorini Mazzanti invece prese il suo diletto davvero sul serio.
Duranti i cinquantacinque anni della sua attività scrisse più di trenta pubblicazioni e creò una raccolta di muschi europei molto rinomata.Fin dalla prima opera, pubblicata quando era appena ventiquattrenne, si distinse come osservatrice scrupolosa e ben istruita nella classificazione linneiana. Arricchì di trenta specie l’elenco dell’opera standard di quel periodo, la Florae romanae di Antonio Sebastiani (1782-1821) e Ernesto Mauri. Il suo contributo fu assai apprezzato, e questo la indusse a continuare. Cinque anni più tardi, nel 1828, pubblicò una nuova lista contenente altre settanta nuove specie. Inoltre, inviò centinaia di esemplari dell’hinterland romano a Bologna dove Antonio Bertoloni (1775-1869) li inserì nel suo testo epocale, la Flora italica (1833-1854).
Nel 1831 apparve la sua opera principale, Specimen bryologiae Romanae, che suscitò una generale ammirazione sia in Italia che all’estero. Nel 1841 uscì la seconda edizione, ampliata e aggiornata. Tale opera segna il suo ingresso (trionfale) in un campo nuovo della botanica: la crittogamologia, lo studio di esseri viventi che perfino a molti botanici sembravano insignificanti: funghi, alghe, muschi e licheni. Specimen bryologiae Romanae era dedicato interamente ai muschi. L’entusiasmo della Fiorini per questi organismi microscopici rivela la sua straordinaria serietà nell’indagine naturalistica. Lungi dal rappresentare oggetti attraenti e facili da esporre, come orchidee o rose, queste pianticelle possiedono una vita e una bellezza segreta. Le loro dimensioni minutissime rendevano assai difficile qualsiasi approccio scientifico; la loro descrizione e distinzione in specie diverse si basava spesso su piccolissimi dettagli, riscontrabili solo dopo una paziente indagine microscopica. Proprio i crittogami, però, nel corso dell’Ottocento acquisirono un’enorme importanza non solo per la botanica ma anche per la biologia generale. Parecchi botanici italiani e francesi attestarono alla Fiorini di aver stimolato lo sviluppo di questa scienza esprimendole la loro stima. Anche se non priva di errori, l’operato di Elisabetta Fiorini Mazzanti fu considerata fondamentale.

Negli anni Cinquanta pubblicò alcuni lavori più specifici. In particolare, studiò dettagliatamente la fine anatomia e il ciclo di sviluppo di un cianobatterio, Nostoc, e il suo rapporto con Collena, un lichene. Dopo un’attenta analisi microscopica, citologica e chimica avanzò l’ipotesi che si trattasse di due organismi identici. Così dimostrò di sapersi inserire in dibattiti teorici di grande attualità. Non fece però sua la scoperta più importante, avvenuta proprio in questi anni ovvero che non si trattava di un organismo ma di due, un’alga e un fungo, che vivono in simbiosi. Altri lavori di Elisabetta riguardarono nuove specie di alghe d’acqua dolce e una specie inedita di diatomea, Amphora bulbosa. Negli ultimi anni si occupò della vegetazione del Colosseo e di altre rovine romane, protestando contro il governo italiano che, conquistata Roma, la voleva trasformare in una grande capitale, ripulendo tutti i monumenti da “erbacce” che invece erano scientificamente importanti. La sua Florula del Colosseo, cui aveva dedicato quattro anni di ricerche, era quindi non solo un trattato scientifico ma anche un appello per la preservazione dei crittogami e delle piante in genere.  


La notizia della morte di Elisabetta Fiorini Mazzanti fu diffusa dalle più importanti riviste botaniche europee. Giuseppe Balsamo Crivelli (1800-1874) e Giuseppe De Notaris le dedicarono la loro opera sui muschi delle Alpi lombarde, Prodromus bryologiae mediolanensis (1834). Diversi botanici chiamarono nuove specie con il suo nome, per esempio, il muschio Filotrichella Fiorini Mazzantiae. Camille Montagne (1784-1866) le dedicò il genere Mazzantia e Filippo Parlatore (1816-1877) quello di Fiorinia. Adalbert Geheeb (1842-1909) sottolineò che con la sua morte si era chiusa un’era della botanica italiana [Geheeb, 1880].

Specimen bryologiae Romanae, Roma, 1831.

AAVV., «Bulletin de la Societé Botanique de France», 26, 1879, Session extraordinaire a Aurillac, p. 92.

AAVV., «Revue bryologique», 6, 1879, p. 64.

AAVV., «Botanische Zeitung», 37, 1879, p. 597.

G. Berti Logan, Women and Botany in Risorgimento Italy, in «Nuncius», 19, 2004, pp. 601- 628.

A. Geheeb, Elisabetta Fiorini-Mazzanti, in «Leopoldina», 16, 1880, pp. 13-14.

G. Mazzolani, Elisabetta Fiorini, in, Dizionario biografico degli italiani, 48, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1997, pp. 195-196.

N. Pedicino, Discorso funebre, in «L’Opinione», 114, 27 aprile 1879.

C. Roumeguère, La comtesse Elisabeth Fiorini-Mazzanti, in «Revue mycologique», 1, 1879, pp. 104-109.


Ariane Dröscher
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