Nata: 2 Febbraio 1873 (Krasnojarks)
Morta: 17 Maggio 1960 (Napoli)
Esplora album (18 foto)«Marussia per gli amici, la Signora per gli altri» [Nicolaus, 2003, p.29], come la ricorda il Professor Alessandro Rodolfo Nicolaus, suo allievo all’Università di Napoli, è la supposta figlia terzogenita del filosofo e rivoluzionario russo Michail Bakunin (1814-1876). Nata in Siberia il 2 febbraio 1873, era in realtà figlia di un sodale napoletano del padre, l’avvocato Carlo Gambuzzi, che, alla morte di Bakunin, avvenuta a Berna nel 1876, accolse a Napoli la moglie e i tre figli - tutti suoi figli naturali - sposandola e rendendola ancora una volta madre (Colella, 2014, pp. 122-128). I fratelli Bakunin frequentano il Liceo classico Umberto I; Carlo rivendica di aver studiato Ingegneria e di essersi laureato (ma non ve ne è prova), Giulia Sofia si laurea in medicina e chirurgia all’Università di Napoli nel 1893, mentre Maria intraprende gli studi di chimica nella stessa università. Già “preparatore” all’Istituto di chimica dal 1893, si laurea nel 1895 con un lavoro sugli acidi fenil-nitrocinnamici e sui loro isomeri stereometrici. È in assoluto la prima laureata in Chimica in Italia (Colella, 2018, p. 220 ss.). L’anno dopo sposa Agostino Oglialoro-Todaro (1847-1923), direttore dell’Istituto, di cui era diventata collaboratrice. Nel 1906-07 inizia ad insegnare Chimica organica alla Scuola superiore politecnica di Napoli e nel 1912 vince il concorso di professore ordinario per la stessa disciplina presso la medesima scuola (ma insegna per incarico anche altre materie). Nel 1940 si trasferisce alla cattedra di Chimica organica della Facoltà di scienze dell’Università di Napoli dove lavora fino al 1947-48. Nel 1949 le viene conferito il titolo di “professore emerito” (Colella, 2014, p.141 ss.). Maria Bakunin svolge le sue ricerche prevalentemente nei campi della sterochimica e della fotochimica. Nell’ambito della chimica applicata, all’interno di un progetto del Ministero della pubblica istruzione per una mappatura geologica del territorio nazionale, si occupa tra il 1909 e il 1910 degli scisti bituminosi dell’Italia meridionale. Compie studi preliminari nella catena montuosa di Karvedel in Tirolo, dove già dall’Ottocento venivano sfruttati i giacimenti di scisti bituminosi per la produzione di ittiolo, un olio di origine fossile che veniva utilizzato a fini medicinali; si interessa quindi dei giacimenti di scisti nei Monti Picentini, nella provincia di Salerno, lavorando per alcuni anni come consulente del Comune di Giffoni Valle Piana per lo sfruttamento industriale dei giacimenti locali e la produzione di ittiolo. Nel 1925 partecipa al secondo congresso di chimica pura e applicata a Palermo, portando un contributo sugli scisti siciliani dei Monti Peloritani. Donna dalla forte personalità e dal carattere deciso, estremamente popolare nell'ambiente napoletano, Maria Bakunin è una figura di rilievo non solo per la sua figura di scienziata e di "maestra" temuta e stimata, ma anche per il ruolo di direzione di varie istituzioni scientifiche. Nel 1919 diviene vicepresidente della sezione di Napoli dell’Associazione di Chimica Generale e Applicata, della quale fu presidente nel biennio 1921-22. Nel 1932 viene eletta presidente dell’Accademia di Scienze fisiche e matematiche della Società Nazionale di Scienze, Lettere ed Arti di Napoli, ne ebbe le funzioni ancora dal 1944 al 1949 e fu rieletta nel 1952; socia dell’Accademia pontaniana fin dal 1905, ne assume la presidenza per un mandato nel 1944, alla sua riapertura dopo la sospensione sotto il fascismo. È la prima donna socia dell’Accademia nazionale dei Lincei nella classe delle scienze fisiche nel 1947. La sua fama cittadina è legata alla difesa del "suo" Istituto di chimica durante la Seconda guerra mondiale; come ricorda Nicolaus, «quando i tedeschi misero a fuoco le biblioteche di via Mezzocannone, la Bakunin si sedette in prossimità delle fiamme incrociando le braccia. Il tenente tedesco comandante, stupefatto da tanto coraggio, dette ordine di ritirarsi e i danni furono meno gravi» [Nicolaus, 2003, p. 30]. Maria ha un ruolo importante anche nella vita – personale e professionale – del nipote a cui era molto legata, il noto matematico Renato Caccioppoli (1904-1959) figlio di Giulia Sofia e del chirurgo napoletano Giuseppe Caccioppoli (1852-1947): nel 1938 interviene presso le autorità per impedirne l’arresto per attività antifascista. Muore nella sua abitazione, all’interno dell’Istituto chimico dell’Università, in via Mezzocannone 10, il 17 aprile 1960 (la porta di accesso all’appartamento non c’è più, ma è rimasta in ricordo su di una finestra la targhetta con il numero civico, vedi Colella, 2014, Fig. 2, p. 131)
Maria Bakunin ha svolto ricerche ampie ed approfondite sugli indoni, ricerche che si ricollegano ai suoi primi lavori sulla isomeria geometrica degli acidi nitrocinnamici e ossicinnamici di cui si è occupata fin dalla tesi di laurea. Sono studi che si inserivano a pieno titolo nei settori all’epoca di punta come la stereochimica e la fotochimica e che, nel 1900, le valsero il premio dell’Accademia di scienze fisiche e matematiche di Napoli, assegnatole su parere favorevole degli illustri chimici Emanuele Paternò (1847-1935) e Stanislao Cannizzaro (1826-1910), che mantenne con la studiosa un rapporto di stima ed amicizia. Accanto a questi studi d’avanguardia vanno segnalati quelli sulla costituzione della picrotossina, sulla esterificazione dei fenoli, sull’azione catalizzatrice di alcune soluzioni colloidali nelle sintesi organiche, nonché alcuni contributi nel campo della chimica applicata che condussero alla preparazione di importanti prodotti farmacologici.
Nel 1947 fu la prima donna ad essere eletta socia dell’Accademia nazionale dei Lincei nella classe delle scienze fisiche.
Ha pubblicato le sue ricerche sulla «Gazzetta chimica», sugli «Annali di chimica applicata» e sui Rendiconti e Atti dell’Accademia di Scienze fisiche e matematiche di Napoli (Classe della Società Reale di Napoli.
Il seguente è un florilegio: l’elenco completo è in Colella, 2014, pp. 155-161.
Fascicolo personale di Maria Bakunin, Archivio Centrale dello Stato, Ministero Pubblica Istruzione, Direzione Generale Istruzione Universitaria, Fascicolo professori Universitari, III serie (1940-1970), Da Bay a Bak, B. 28
B. Croce, «Atti dell’accademia pontaniana», I, Napoli, 1949, p.1
Corrispondenza M. Bakunin - S. Cannizzaro, Accademia nazionale delle scienze detta dei XL, Roma
D. Marotta, I fondatori della chimica italiana, «Memorie della Società nazionale delle scienze detta dei XL», 1943
R.A. Nicolaus, Maria Bakunin, «La chimica e l'industria», vol. 42, n. 6, 1960, pp. 677-678
G. Malquori, Marussia Bakunin, «Atti dell'Accademia pontaniana», Napoli, 1963, pp. 393-399
E. Croce, Infanzia dorata e Ricordi Familiari, Firenze, Adelphi, 1979, p. 114
R.A. Nicolaus, Bakunin Marussia, Dizionario biografico degli italiani, vol. XXXIV, Roma, 1988, pp. 223-224
R.A. Nicolaus, Ricordo di Maria Bakunin, «Atti dell’accademia pontaniana», LII, Napoli, 2003, pp. 27-32
P. Mongillo, Maria Bakunin, una donna nella storia della chimica moderna, in F. Calascibetta e L. Cerruti ( a cura di), Atti del XII Convegno Nazionale di storia e fondamenti della chimica (Firenze, 19-22 settembre 2007), Estratto dal volume 125, Memorie di scienze fisiche e naturali, Rendiconti dell' Accademia nazionale delle scienze detta dei XL, serie V, vol. XXXI, parte II, tomo II, 2007, pp. 639-654.
P. Mongillo, Marussia Bakunin, una donna nella storia della chimica, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 2008.
R. Simili, In punta di penna. Donne di scienza e di cultura fra cosmopolitismo e intimità meridionale, in La scienze nel mezzogiorno dopo l'Unità d'Italia, Napoli, Rubettino, 2008, pp. 27-89.
C. Colella, Marussia Bakunin, una rilettura aggiornata della vita e della carriera, «Atti dell’Accademia Pontaniana», Napoli 2014, pp. 119-162.
C. Colella, La Bakunin e poi? La chimica al femminile a Napoli nel primo Novecento, «Atti dell’Accademia Pontaniana», Napoli 2018, pp. 219-275.
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