Foggia Moretti Amalia

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Amalia Foggia Moretti negli anni del Dott. Amal e di Petronilla. [Dall'Ara, 1998, p. 113]

Nata: 11 Maggio 1872 (Mantova)

Morta: 11 Luglio 1947 (Milano)

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Proveniente da una famiglia che per generazioni si era dedicata alla coltivazione dell’arte farmacologica, Amalia Foggia Moretti nasce nel 1872 a Mantova, dove compie la sua formazione scolastica frequentando il Liceo ginnasio Virgilio.
Legata a Roberto Ardigò da rapporti di frequentazione familiare e di reciproca stima, alla fine degli studi scolastici Amalia decide di dedicarsi alle scienze naturali. «L’ambizione di mio padre – avrebbe in seguito dichiarato lei stessa – era che io mi laureassi in farmacia, in modo da entrare con lui nell’azienda e seguitare la tradizione di famiglia. Invece io, ottenuta la licenza liceale d’onore, mi iscrissi alla facoltà di scienze, all’università di Padova». [Dall'Ara, p.32]
Già durante il periodo trascorso a Padova come studentessa di scienze, comincia a nutrire un particolare interesse per la medicina. Inizialmente attrattavi per  «motivi sentimentali» – una breve relazione giovanile con un assistente di anatomia – Amalia consolida a poco a poco i suoi interessi in questo campo, tanto da decidere, subito dopo la laurea in scienze (1895) , di trasferirsi a Bologna, dove si iscrive alla facoltà di medicina e frequenta le lezioni del celebre clinico Augusto Murri.
Aiutata da quest’ultimo, riesce ad ottenere una borsa di studio di 1000 lire, di grande aiuto per mantenersi agli studi lontana da casa. Nel 1898 ottiene la sua seconda laurea discutendo con il professor Giovanni Martinotti una tesi dal titolo Le ovaie nelle peritoniti sperimentali.
Dopo una parentesi fiorentina, durante la quale si specializza in pediatria presso la clinica Mayer, Amalia si reca a Milano.
Arrivata nel capoluogo lombardo con sole 500 lire a disposizione, si mette a cercare lavoro, sostenuta dall’aiuto e dalla solidarietà delle «femministe dell’epoca: Alessandrina Ravizza, Paolina Schiff, Linda Malnati, Ersilia Maino». [Dall'Ara, p.40] In particolare, è quest’ultima che fa ottenere alla giovane dottoressa un posto come medico fiscale presso la Società operaia femminile. 
Nell’ambiente milanese Amalia partecipa alle iniziative dell’associazionismo laico per la diffusione fra la cittadinanza di elementari principi di igiene: tiene infatti alcune conferenze «nell’ambito dell’Università popolare di Milano» per la lotta alla tubercolosi.
Il 1902 rappresenta un momento importante per la vita e la carriera della dottoressa: viene assunta presso  l’ambulatorio della Poliambulanza di Porta Venezia, ove lavorerà per circa quarant’anni. Nello stesso anno sposa il dottor Domenico Della Rovere.
Negli anni Venti il direttore de «La domenica del corriere», Carlo Zanicotti, la invita a tenere sulla rivista una rubrica di consigli medici. La Foggia Moretti accetta e comincia la sua attività di divulgatrice sotto lo pseudonimo di Dottor Amal. Sempre sullo stesso giornale avrebbe poi tenuto altre rubriche: «Tra i fornelli», in cui, con lo pseudonimo di Petronilla, dispensava ai lettori ricette per una sana alimentazione, e «La massaia scrupolosa», attraverso la quale impartiva consigli per una economia domestica «positiva».
Negli anni della guerra la grande diffusione delle ricette di Petronilla decreterà la fama di questa singolare figura di donna medico e cuoca.
Muore nel 1947, a Milano.


Amalia Foggia Moretti ha cominciato ad acquisire notorietà, a Milano, fin dai primi anni della sua attività come pediatra presso l’ambulatorio della Poliambulanza di Porta Venezia. La sua fama e il suo impegno la resero presto rinomata nella cittadinanza.
Il successo a livello nazionale, tuttavia, arriva fra gli anni venti e trenta del Novecento, grazie alla sua collaborazione, in qualità di medico e divulgatrice, con «La domenica del corriere». Risale infatti al 1926-27 la nascita della rubrica «Il parere del medico», dalle cui colonne Amalia si rivolge «a qualche milione di lettori per fare quattro chiacchiere sulla salute e su quanto può insidiarla, o offenderla, o deprimerla, o recuperarla…». [cit. in Dall'Ara, p.59]
Il vasto seguito riscosso dalla sua rubrica induce la direzione della «Domenica del corriere» ad affidare alla dottoressa la cura di una nuova colonna della rivista. Si tratta, questa volta, di una rubrica salutista dedicata alla cucina. Con lo pseudonimo di Petronilla, Amalia accetta la cura della sezione, intitolata «Tra i fornelli», cominciando a dispensare i suoi consigli per una corretta e sana alimentazione.
La rubrica svolse un ruolo importante negli anni delle ristrettezze economiche dovute alla guerra. Di fronte alla drastica riduzione dei beni alimentari disponibili, Amalia proponeva i suoi suggerimenti «intorno all’eterno tema che – dopo quello dei mondiali eventi – tiene sottosopra, in questi tempi, ogni cuor (…); (…) sul modo di sbarcare il lunario mangereccio, consumando poco grasso, poco riso, poca pasta, poca farina e poco zucchero; spendendo pochetto ma….nutrendo bastevolmente». [cit. in Dall'Ara, p.77]
Le ricette di Petronilla, di enorme successo popolare, sono state pubblicate e riedite più volte, fin dal 1935.


La figura di Amalia Foggia Moretti viene ricordata, nella stampa popolare degli anni quaranta, sotto due aspetti principali – gli stessi, del resto, che caratterizzarono la sua attività professionale.
Da un lato, il «medico senza prosopopea e senza cattedra»:  la pediatra, la «missionaria laica» che «curato il piccino, ne curava la famiglia e se v’erano difficoltà materiali cercava di alleviarle»;  dall’altro, la giornalista e divulgatrice che, dopo essersi dedicata ai corpicini malati, si rivolge alla cura dell’ «anime allarmate delle popolane, tormentate dal problema del pane quotidiano». [cit. in Dall'Ara, p. 51] «Medichessa» dunque e giornalista: così i giornali dell'epoca sottolineano i due ruoli che non possono essere separati ma che in lei rappresentano i volti distinti di un medesimo impegno sociale e civile. 
In Pane Nero Miriam Mafai così ricorda l’originale figura di questa dottoressa-cuoca: «Petronilla suggerisce nuove tecniche e accorgimenti che consentano di mettere in tavola gli stessi piatti di prima ma senza gli stessi ingredienti ormai introvabili. È un vero e proprio inganno al palato, che permette con qualche virtuosismo di servire una crème caramel senza latte né uova, una maionese senza olio, una cioccolata in tazza senza cioccolata, una polenta senza polenta, una torta margherita senza farina, e così via» [Mafai, 1987]


- Ricerche sopra le peritoniti sperimentali e le affezioni concomitanti delle ovaia, Milano, Tipografia editrice Cogliati, 1899
- Ricette di Petronilla, Milano-Gallarate, Tip. C. Lazzati, 1935
- Altre ricette di Petronilla, Milano, Tip. A. Matarelli, 1937
- Desinaretti per questi tempi, Milano, Ed. Sonzogno, 1944
- Parla il dottor Amal... su piante medicinali, Milano, Sonzogno, 1952
- Le piante alimentari e medicinali del dottor Amal, Milano, Sonzogno, 1987


- R. dall'Ara, Petronilla e le altre. Il mestolo dalla parte di lei, Tre Lune, 1998
- Atti del convegno internazionale Petronilla, Accademia italiana della cucina, Mantova, 23-24 Maggio 1997.
- M. Mafai, Pane nero. Donne e vita quotidiana nella seconda guerra mondiale, Milano, Mondadori, 1987

 


Roberta Passione
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