De Lustig Sacerdote Eugenia

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Eugenia De Lustig Sacerdote

Nata: 1910 (Torino)

Morta: 27 Novembre 2011 (Argentina)

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Nata a Torino nel 1910 da una famiglia di origini ebraiche benestante e di tradizioni intellettuali forti, insieme con la cugina Rita Levi-Montalcini si iscrive alla Facoltà di Medicina di Torino, dove effettua ricerche sperimentali di culture in vitro con il celebre istologo Giuseppe Levi (1872-1965). Si laurea in Istologia nel 1937 con il massimo dei voti. Come lei stessa racconta in un a recente intervista, fu Berta Mayer, fuggita in Italia dalla Germania a causa delle leggi antisemite, ad insegnarle le tecniche di lavorazione sulle cellule vive. Tra i colleghi di corso di quegli anni anche Salvador Luria (1912-1991) e Renato Dulbecco (1914), futuri premi nobel in Medicina.

Nel 1939 a seguito della promulgazione delle leggi razziali, Eugenia si trasferisce in Argentina con il marito Maurizio de Lustig, ingegnere della Pirelli. A Buenos Aires, su consiglio del dottor Renato Segre, suo professore a Torino ed emigrato in Argentina nello stesso anno, si era presentata al dottor Rojas. Come racconta in un libro di testimonianze sulla vita degli ebrei italiani emigrati in Argentina dopo il ‘39, «Gli dissi “io so preparare culture in vitro di tessuti, se avete qualcosa di offrirmi..”, Lui disse che non aveva nulla da offrirmi ma che potevo frequentare la cattedra, che a quei tempi era un luogo orribile.. ». [Smolenszky, Vigevani Iarach, 1998, p. 202]. L’ambiente universitario era difficile, soprattutto per le condizioni di lavoro e il trattamento riservato agli stranieri, ma «non c’erano discriminazioni nei confronti delle donne nell’Università argentina», come nota in contrapposizione a quella che era stata la sua esperienza italiana, dove «eravamo cinque mosche bianche tra cinquecento ragazzi, soggette ad ogni sorta di scherzi pesanti e gli stessi professori ci guardavano con un certo disprezzo» [Smolenszky, Vigevani Iarach, 1998, p. 207].

Eugenia rimane qualche anno all’Università, finché – come prosegue nel suo racconto –nel 1945 Perón «mandò via Houssay e gli altri professori e mi ritrovai completamente sola e abbandonata in quel laboratorio» [Smolenszky, Vigevani Iarach, 1998, p. 203].

Continua quindi le sue ricerche presso l’Istituto oncologico dell’Università «Angel Roffo», e inizia una cultura di cellule cancerose. Nel 1952 viene chiamata a lavorare all’Istituto di Microbiologia Malbrán, dove diventa in breve tempo capo del Dipartimento di Virologia.

Si dedica in particolar modo alle ricerche sulla poliomelite, grazie alle quali negli anni Cinquanta è incaricata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità di recarsi negli USA e in Canada per partecipare a una commissione di ricercatori che lavorava sul vaccino Salk, effettuando le sperimentazioni sulle scimmie. Tornata in Argentina, di fronte ad una grave epidemia, Eugenia ha un ruolo importante per la campagna di vaccinazioni: «dopo essermi consultata con Dulbecco, già mio compagno di studi a Torino, mi assunsi l’enorme responsabilità di raccomandare al ministro la vaccinazione massiva sulle persone. Per dare l’esempio e rassicurare l’opinione pubblica, io stessa mi vaccinai insieme ai miei figli. La notizia ebbe grande risalto sui giornali argentini ed ottenemmo l’effetto voluto: la gente si recò volontariamente per sottoporsi alla vaccinazione che da quel momento divenne obbligatoria per tutti» [La voce di Sant’Onofrio, 2009, p. 5]

Nel 1959 lascia il suo posto all’Istituto a causa della situazione politica, e si sposta all’Università, dove in quegli anni sotto la guida del rettore Risieri Frondizi, fratello del presidente Arturo Frondizi, venivano riconosciuti anche i titoli stranieri; avendo vinto un concorso per professori titolari presso la facoltà di Scienze Esatte e Naturali, le viene assegnata la Cattedra di biologia cellulare. Nel 1966 i professori antiperonisti vengono allontanati dall’Università ed Eugenia torna al dipartimento di oncologia sperimentale dell’Istituto Roffo insieme con i suoi allievi. Dopo essere andata in pensione, ha continuato le sue ricerche fino a pochissimi anni fa presso l’Istituto come ricercatrice del CONICET (Consiglio Nazionale per le Ricerche Scientifiche e Tecniche).

Eugenia negli anni ha ricevuto moltissimi riconoscimenti scientifici: nel 1994 è stata insignita dell’onorificenza di «Cavaliere della Repubblica Italiana» nel 1994; due anni dopo in Argentina è stata decorata con la «Grande Croce degli Ordini dei Servizi Distinti al Merito Civile».

R. Levi-Montalcini, G. Tripodi, Le tue antenate. Donne pioniere nella società e nella scienza dall’antichità ai giorni nostri, , Roma, Gallucci, 2008

E. M. Smolensky, V. Vigevani Jarach, Tante voci, una storia: italiani ebrei in Argentina, 1938-1948, Bologna, Il mulino, 1998

Eugenia Sacerdote Montalcini. Una vita al servizio della scienza. Intervista effettuata da Josè Rodolfo Maragò, «La voce di Sant’Onofrio», Gennaio 2009, pp. 4-5

Francesca Patuelli
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