Berrini Maria Elvira
«« indietroMaria Elvira Berrini nasce a Luino, in provincia di Varese, nel 1919.
Durante gli anni dell’università matura la decisione di specializzarsi in psichiatria. Tuttavia nel 1943 – anno in cui consegue la laurea – deve momentaneamente accantonare questo progetto. Le vicende della guerra, infatti, la impegnano su altri fronti: con il nome di Mariolina B. si arruola nelle fila dei partigiani impegnati nella Resistenza, per la quale ricopre il ruolo di ispettore sanitario delle Brigate Garibaldi.
Nel 1946, tornata alla vita civile, entra come volontaria nel servizio di neuropsichiatria infantile dell’Istituto neurologico di Milano. Nello stesso anno, inoltre, su invito dell’amica Lucia Corti, sorella della psicoanalista Adda Corti, si reca a Losanna, dove segue i corsi di formazione per le equipe medico psicologiche impegnate nel lavoro con l’infanzia disadattata.
Nel 1947 è poi la volta di Parigi, dove Maria Elvira Berrini si reca in compagnia della cugina Marcella Balconi. Qui stringe amicizia con Giovanni Bollea, al quale la legherà in futuro anche l’impegno concreto per portare in Italia quanto appreso all’estero. Frequenta le lezioni di psichiatria infantile tenute da Georges Heuyer: è quest’ultimo ad indirizzarla alle prime letture di Anna Freud e Melanie Klein, nonché a suggerirle l’avvio di un’esperienza di analisi.
Il soggiorno parigino è di grande importanza. La capitale francese sarà per la Berrini, da quel momento in poi, un punto di riferimento: vi ritornerà di frequente, negli anni Cinquanta, per seguire i seminari di analisi infantile tenuti da Serge Lebovici.
Il rientro in Italia è caratterizzato da un forte impegno scientifico, speso sia sul piano per così dire personale, sia sul piano istituzionale. In quanto al primo, va segnalato l’inizio dell’analisi con Cesare Musatti, il quale giudicherà promettente la sua allieva fino al punto di promuoverne la candidatura per un corso di perfezionamento presso l’American Institute for Psychoanalysis. [Archivio Musatti]. Dal punto di vista istituzionale, va invece ricordato l’impegno per diffondere in Italia l’esperienza dei centri medico-psico-pedagogici visitati all’estero. Si tratta di un progetto che si realizzerà grazie all’impegno di molti volenterosi: oltre la Berrini a Milano, ricordiamo qui l’esperienza di Marcella Balconi a Novara e di Adda Corti e Bartoleschi (allievi di Bollea) a Roma.
Nel 1948 Maria Elvira Berrini raggiunge il suo intento e ottiene l’apertura di un Centro medico-psico-pedagogico nell’ambito dell’Opera Nazionale per la Maternità e l’Infanzia. Poco dopo, il Comune di Milano le concede il nulla osta per l’attività di consulenza alle Scuole speciali.
Si tratta di un’esperienza altamente innovativa. Il Centro vanta un doppio primato: è infatti al tempo stesso sia il primo luogo dove si praticano trattamenti psicologici e psicoanalitici con i bambini, sia il primo servizio pubblico a riservare un posto di rilievo alla psicoanalisi.
Gli anni Sessanta e Settanta sono caratterizzati da un progressivo ampliamento dell’iniziativa originaria. Secondo una logica che ormai si orienta sempre più ad agire sul territorio, nel milanese vengono creati altri quattro centri, coordinati dalla stessa Berrini. La collaborazione si estende, inoltre, anche agli ospedali.
Nel 1978 Maria Elvira viene chiamata da Franco Fornari all’Ospedale Buzzi per dirigere un gruppo di studiose (Lidia Leonelli Langer, Maddalena Marascutto, Cristina Riva Crugnola) nelle loro esperienze con prematuri e puerpere. «Vi è un filo, dunque, che dai primi inizi fino alla fine dell’impegno di lavoro di Maria Berrini passa dalla pediatria alla psicoanalisi e viceversa, dall’attenzione al mondo interno alla realtà sociale e alla preoccupazione perché si offrano cure e sostegno affinché la vita di un individuo possa iniziare, evolversi e compiersi nel modo più favorevole» (Goisis pag 49).
Maria Luisa Berrini fa parte di quella schiera di donne che alla fine della Seconda guerra mondiale, nel nostro paese, si sono adoperate per il rinnovamento della neuropsichiatria italiana e, specificatamente, per lo sviluppo della neuropsichiatria e psicologia infantile. La sua fama, in particolare, è legata all’ esperienza innovativa dei primi trattamenti psicologici e psicoanalitici dei bambini, effettuati a partire dal 1948 presso il Centro medico-psico-pedagogico milanese dell’Opera nazionale per la protezione e l’assistenza alla maternità e all’infanzia (ONMI).
Il Centro nasce a seguito della esperienza compita da Maria Luisa Berrini in paesi all’avanguardia per l’assistenza neuropsichiatrica infantile: la Svizzera e la Francia. Fin dal 1946 la dottoressa prende infatti a frequentare regolarmente Losanna – dove apprende la lezione di Piaget seguendo lezioni teoriche e pratiche per la formazione di equipe di lavoro con l’infanzia disadattata – e Parigi, dove Georges Heuyer la avvia alle prime letture di Anna Freud e Melanie Klein e la invita a iniziare l’esperienza dell’analisi.
Tornata in Italia, tenta di mettere a frutto quanto appreso all’estero. Non è però facile, «specie a Milano, realizzare il progetto a cui ci si era impegnati a Losanna. Ci si doveva preparare e formare professionalmente nel vuoto di centri di formazione specifica e insieme farsi promotori ed organizzatori di quei servizi del tutto nuovi in cui il lavoro in equipe e gli interventi psicoterapici e psicosociali erano centrali. Erano proposte che allora, alla fine degli anni Quaranta, non potevano urtare contro resistenze da parte di una psichiatria accademica fortemente organicista e di una assistenza neuropsichiatria infantile incentrata sulle cure del bambino definito "anormale" e visto soprattutto come portatore di deficit intellettuali e di danni cerebrali, che finiva per essere isolato in scuole speciali o istituti». (Goisis, p.45)
Tuttavia, dotata di una forte determinazione, e grazie anche al sodalizio con personaggi come Virginio Porta e Giovanni Bollea – impegnati al suo fianco per il rinnovamento della psichiatria infantile – Maria Elvira Berrini riesce nel suo intento. Nel 1948 assume la direzione del Centro medico-psico-pedagogico milanese, a cui affianca un servizio di Neuropsichiatria infantile in collegamento con le Scuole speciali per “minorati”. Formalmente si trattava di un «servizio specialistico della medicina scolastica» (Goisis, p.46) . In realtà, le attività del centro andavano ben oltre la diagnosi e la selezione «di alunni ritenuti insufficienti ed anormali» (Goisis, p.46) , orientandosi – al contrario – verso un’innovativa esperienza di trattamento psicoanalitico e psicologico dei bambini. È così che, con la Berrini, per la prima volta «la psicoanalisi entra in un servizio pubblico» (Goisis, p.47)
Aperto alle innovazioni teoriche – in particolare , nel corso degli anni Cinquanta l’esempio della scuola inglese di Melanine Klein e dell’ «infant observation »di Esther Bick e Martha Harris – il Centro si configura, al tempo stesso, come luogo di assistenza e di ricerca. È qui , per esempio, che viene effettuata l’osservazione e la descrizione del primo caso di autismo infantile in Italia. Si tratta inoltre di un’esperienza in cui l’osservazione clinica si lega all’ analisi sociale. Di questo connubio è emblema la pubblicazione dei risultati di una ricognizione clinico statistica sul disagio infantile, effettuata dalla Berrini in collaborazione con Marcella Balconi e rivolta, oltre che alla trasformazione in senso psicodinamico dell’ «approccio nosografico, diagnostico e clinico» della neuropsichiatria infantile, anche alla dimostrazione delle correlazioni esistenti «tra il disadattamento e i fattori ambientali» (Goisis, p. 47). Né va dimenticata la funzione formativa rivestita dal Centro, presso il quale hanno mosso i primi passi e sono cresciute nel corso degli anni eminenti professioniste del campo.
Negli anni Sessanta cresce la consapevolezza che il servizio deve allargarsi e diventare una vera e propria rete territoriale. Nel 1960 viene così aperto un nuovo Centro, guidato da M. Carati. Ne seguiranno altri: saranno già quattro nella prima metà degli anni Settanta.
In questa fase la collaborazione si allarga al di là delle sole scuole, estendendosi agli asili nido, ai consultori familiari e ai reparti di neonatologia e maternità degli ospedali. Proprio in relazione a questi ultimi, si potrebbe dire che, partita dalla medicina, la psicologia della Berrini vi ritornava, forte questa volta del lungo cammino compiuto nella psicoanalisi. L’entrata negli ospedali segnava così la volontà di mettere a frutto un ricco e prezioso bagaglio di esperienze e saperi maturati altrove. Nel tentativo di avviare un dialogo costruttivo fra discipline sviluppatesi su binari troppo spesso separati e distanti, quando non contrapposti.
- M.E. Berrini, Ritardo scolastico e ambiente. Osservazioni sul ritardo scolastico nelle scuole milanesi, «Il lavoro neuropsichiatrico», I-II, 1951
- V. Porta, M.E. Berrini, Funzione e utilità dei test proiettivi nella diagnostica delle difficoltà psicologiche dell'infanzia, «Infanzia anormale», n.1, 1953, pp. 71-80
- M.E. Berrini, Osservazioni sul disadattamento scolastico in una scuola per gracili, «Infanzia anormale», n.2, 1953, pp. 189-197
- M. Balconi, M.E. Berrini, Diagnosi di struttura inpsichiatria infantile, «Infanzia anormale», n. 23, 1957
- M. Balconi, M.E. Berrini, Metodica della elaborazione statistica. Le prime elaborazioni: connessioni fra i “caratteri personali” ed alcuni fattori mesologici ed ereditari, n. 23, 1957, «Infanzia anormale», n. 23, 1957- M. Balconi, M.E. Berrini, Studio statistico-clinico su un gruppo di 1000 bambini segnalati per difficoltà di adattamento a scuola. Parte prima, «Infanzia anormale», n. 25, 1958, pp. 42-89- M. Balconi, M.E. Berrini, Studio statistico-clinico su un gruppo di 1000 bambini segnalati per difficoltà di adattamento a scuola. Parte seconda, «Infanzia anormale», n. 28, 1958, pp. 411-463- M. Balconi, M.E. Berrini, Studio statistico-clinico su un gruppo di 1000 bambini segnalati per difficoltà di adattamento a scuola. Parte terza, «Infanzia anormale», n. 30, 1959, pp. 42-92- M. Balconi, M.E. Berrini, Studio statistico-clinico su un gruppo di 1000 bambini segnalati per difficoltà di adattamento a scuola. Parte quarta, «Infanzia anormale», n. 32, 1959, pp. 309-333- M. Balconi, M.E. Berrini, Sul disadattamento scolastico in prima elementare. Parte quinta. Note conclusive, «Infanzia anormale», n. 36, 1960, pp. 7-42- M. Balconi, M.E. Berrini, F. Fornari, Perturbazioni nei primi rapporti oggettuali e superinvestimenti di oggetti inanimati, «Infanzia anormale», 1960, pp. 295-321- M. Balconi, M.E. Berrini, F. Fornari, Estraniazione della figura umana e investimento esclusivo di oggetti inanimati. Osservazioni su un caso di Autismo infantileprecoce tipo Kanner, «Infanzia anormale», n.44, 1961, pp. 403-446- M. Balconi, M.E. Berrini, Lo studio dei rapporti dinamici tra personalità del bambino e fattori psicosociali nei programmi di prevenzione al V congresso internazionale di pedopsichiatria, L’Aja, 1962- M. Balconi, M.E. Berrini, Il significato dinamico degli atteggiamenti di dipendenza e di opposizione nel bambino di 6-7 anni, «Infanzia anormale», n. 48, 1962, pp. 315-344
- M. Balconi, M.E. Berrini, L’analisi del disadattamento nell’alunno normodotato nel corso degli studi elementari, in Disadattati e minorati. La ricerca sulla scuola e la società italiana in trasformazione, cura di G. Bollea, Bari, Laterza, 1964, pp. 15-60- M. Balconi, M.E. Berrini, F. Fornari, Perturbazioni nei primi rapporti oggettuali e superinvestimento di oggetti inanimati, in F. Fornari, Nuovi orientamenti della psicoanalisi, Milano, Feltrinelli, 1966
- M. Balconi, M.E. Berrini, F. Fornari, Estraniazioni della figura umana e investimento esclusivo di oggetti inanimati , in F. Fornari, Nuovi orientamenti nella psicoanalisi, Milano, feltrinelli, 1966
- M. Alloisio, G. Beltrami, Volontarie della libertà, Milano, Mazzotta, 1982
- G. Beltrami Gadola, Berrini Maria Elvira Franca, in R. Farina (a cura di), Dizionario biografico delle donne lombarde, Milano, Baldini & Castoldi, 1995, pp. 146-147.
- Archivio Musatti (ASPI – Archivio Storico della Psicologia Italiana, Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano – Bicocca)