Nata: 17 Luglio 1900 (Ancona)
Morta: Aprile 2006 (Cornwall on Hudson, New York)
Esplora album (1 foto)Nata: 17 Luglio 1900 (Ancona)
Morta: Aprile 2006 (Cornwall on Hudson, New York)
Esplora album (1 foto)«Ho conosciuto Lucia un pomeriggio d’estate a Palombina. Tutti gli anni passava a fare visita alle amiche Almagià nella loro bella villa liberty posta alle pendici del colle di Barcaglione e da esso degradante in un bosco di pitosforo fino al mare.
Lucia era nata ad Ancona nel luglio 1900. Aveva avuto una vita avventurosa e ora che poteva, amava farvi ritorno, amava rincontrare gli amici del passato, o i loro figli, quasi tutti appartenenti alla comunità ebraica anconetana. Tra questi Sisa, Gina e Laura Almagià, Paola Salmoni, Laura Volterra e tanti altri.
Soggiornava tutte le estati almeno 15-20 giorni a villa Almagià e poi ripartiva per gli Stati Uniti, dove viveva la figlia, o per Londra, o Parigi, dove era ospite di altre amiche e parenti. Era sempre in movimento, Lucia.
Credo di averla incontrata per la prima volta a metà degli anni 90, quando aveva più o meno 95 anni, che non dimostrava affatto. Era sempre molto curata nell’aspetto e giovanile, tanto che poteva dare l’impressione di una signora di non più di 65 anni.
Tutte le mattine scendeva in spiaggia, anche quando il tempo non era buono ed il mare era mosso; prima faceva una lunga passeggiata lungo la riva insieme a Sisa, Gina e Laura, soffermandosi con loro sotto gli ombrelloni degli amici e conoscenti come noi; poi entrava inesorabilmente in acqua e partiva, sola, per una lunga nuotata intorno alle scogliere, anche quando le condizioni del mare erano proibitive, mettendo sempre in allarme i bagnini di salvataggio, i quali, se provavano ad avvicinarsi, venivano invitati ad andarsene.
Ricordo che venne più volte a trovare le zie (Ginetta, Emma, Nora) nella nostra casa di Palombina, ma io solo in un’occasione ebbi modo di soffermarmi più tempo a parlare con lei. Era un pomeriggio piovoso e restammo nella sala interna della villa. La vedo ancora, Lucia, seduta sulla poltrona di stoffa gialla ed io accanto a lei, su di una sedia, a chiederle della sua vita di medico, di donna occidentale che aveva aiutato tante donne come lei a far nascere i loro bambini in un mondo cosi diverso, quale era il Marocco di allora. Come medico dei bimbi ero particolarmente interessato ai suoi racconti che mi affascinavano particolarmente per lo spirito pionieristico che rievocavano e per l’entusiasmo che Lucia emanava ancora a quasi cento anni. Mi parlò del mio nonno pediatra Maurizio, che aveva conosciuto ad un convegno negli anni trenta, quando viveva in Abruzzo, prima di emigrare con il marito in Marocco, della fuga all’estero, delle difficoltà degli inizi. Ma mi colpì particolarmente la sua grande apertura mentale riguardo ai problemi di noi giovani medici, la sua disponibilità ad ascoltare e a dare consigli, dai quali emergevano, oltre ad un grande senso del dovere e del servizio, anche un’enorme forza d’animo ed un coraggio non comuni.
Negli anni seguenti la rividi altre volte, sia a villa Almagià, che in visita a casa nostra, ma nonostante il passare del tempo, non mi parve invecchiata, né fisicamente, né mentalmente. Seppi poi della festa per il suo centesimo compleanno organizzata dalla comunità israelitica di Ancona nella baia di Portonovo, sotto al Monte Conero, dei voli con il deltaplano a 105 anni, di cui lessi anche gli articoli sui giornali.
Recentemente ho ricevuto in regalo un libro su di lei. Ho visto le sue ultime foto scattate nella casa americana della figlia, dove era tornata dopo aver salutato per l’ultima volta la sua città natale e dove ha lasciato il mondo serenamente, in punta di piedi.»
(Ricordo di Maurizio Pincherle)
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