Nata: 21 Febbraio 1920 (Milano)
Morta: 1989 (Milano)
Esplora album (1 foto)Nata a Milano il 21 febbraio 1920, Franca Helg si laurea nel 1945 al Politecnico di Milano.
Fin dai primi anni Quaranta, mentre frequenta l’università, collabora con lo studio Banfi- Belgiojoso- Peressutti- Rogers (BBPR).
Nel 1946, con Anna Ferrieri Castelli, partecipa ad un concorso bandito dall’VIII Triennale di Milano e dal Ministero dei Lavori pubblici per la progettazione di abitazioni unifamiliari per reduci al quartiere QT8: il lavoro delle due giovani architette risulta vincente e viene attuato.
Fra i progetti e le realizzazioni di quel periodo: l’assestamento degli uffici di vendita della Metalli Preziosi Schön a Milano; nel 1947, sempre a Milano, l’allestimento dello stand Motomeccanica alla XXV Fiera Campionaria e della Mostra d’arte astratta e concreta nel Salone delle Cariatidi di Palazzo Reale; nello stesso anno i progetti di mobili presentati nella Sezione del mobile singolo; l’anno successivo la sistemazione della Libreria Einaudi in via Filodrammatici; ancora nel capoluogo lombardo, nel 1951, l’allestimento della Mostra dell’abitazione alla IX Triennale e l’arredamento per l’esposizione Rima al Palazzo dell’Arte; nel 1952, l’allestimento dello stand Feltrinelli-Masonite alla XXX Fiera Campionaria di Milano, il progetto di concorso per scuole elementari bandito dal Ministero della Pubblica Istruzione e quello per la nuova sede dell’Istituto tecnico Jacopo Barozzi bandito dal comune di Modena.
Nel 1951 si associa con Franco Albini, uno dei principali esponenti del Razionalismo.
Sintetica e rapida, non accetta passivamente le regole, ma preferisce porsi in maniera critica nei confronti di maestri e correnti architettoniche, consapevole dell’importanza di saperne rielaborare e filtrare gli insegnamenti. Così ella scrive, nel 1978, in un articolo uscito su «Lotus International»: «[…] l’appartenenza ad una scuola e ad una ideologia razionale non viene intesa come indicazione stilistica, ma come metodo per capire ogni volta la condizione ed il contesto del progetto e adeguare ragionevolmente (e va da sé, razionalmente) le proposte progettuali alle effettive concrete esigenze.» [cit. in Piva, Prina, 2006, p. 29]
Fra i numerosi lavori che la vedono impegnata insieme ad Albini (nel 1962 si associa allo studio anche Antonio Piva; tre anni dopo Marco Albini), si ricordano, oltre a quelli sopracitati, allestimenti di varie mostre (Mostra d’arte contemporanea arte decorativa e architettura italiana, Stoccolma, 1953; Venezia Viva, Mostra del Settecento e Mostra internazionale delle Arti e del Costume, Palazzo Grassi, 1954; mostra dedicata a Delacroix, XXVIII Biennale di Venezia); i progetti per villa Zambelli, a Forlì, della sua abitazione a Galliate Lombardo, di casa Corini a Parma; il rinnovamento dell’area Kasr El Hokm di Riyadh nel 1976-79.
Per Franca Helg ricerca e pratica progettuale sono un tutt’uno, nella convinzione che l’architettura sia una “esperienza del reale”. La stessa convinzione si riflette nel suo modo di fare didattica: disponibile con i suoi allievi «nel discutere e verificare ogni proposta purché questa non fosse soltanto uno schema fermo alle intenzioni […] Chiedeva, invece, una elaborazione nella quale gli aspetti formali e spaziali del progetto, dalla morfologia dell’impianto architettonico fino alla tipologia e al design di una scala, fossero espressione di un percorso di intenzioni tanto coerente e motivato da essere trasmesso quasi senza parole.» [Galliani, 2006, p. 30]
Franca Helg porta avanti il proprio impegno professionale e culturale fino al 1989, anno della sua morte.
Architetto e designer, Franca Helg, «la gran dama dell’architettura italiana» [Vélez Catrain, 2006, p. 37], ha firmato numerosi progetti insieme a Franco Albini, con cui si associa nel 1951. Progetti prestigiosi, tra i quali: la realizzazione dei grandi magazzini “La Rinascente”, in piazza Fiume, a Roma; le nuove terme Luigi Zoja a Salsomaggiore; il restauro del chiostro degli Eremitani a Padova e la sua nuova destinazione d’uso a Museo Civico.
Attenta ai diversi contesti in cui lavora, agisce sul rinnovamento urbanistico ed architettonico di varie città italiane e anche in paesi stranieri tra i quali, per esempio, l’Arabia Saudita, l’Egitto e la Persia.
Secondo la Helg, infatti, in architettura è essenziale il rispetto del contesto fisico e storico entro cui si opera, superando il significato del singolo manufatto, così da «ottenere un equilibrio armonico tra il rispetto del passato e l’affermazione del presente, senza che i valori del primo inibiscano la forza, o anche l’audacia, dell’espressione contemporanea.» [Vélez Catrain, 1990, p. 63]
Designer attenta alle nuove tecnologie e ai nuovi materiali, produce oggetti per Brionvega, come la televisione Orion del 1963; nonché numerose serie di mobili, lampade e oggetti per la tavola.
La sua carriera accademica inizia nel 1955 in qualità di assistente volontaria; poi, dal 1959, è assistente straordinaria di Lodovico Belgiojoso al corso di Composizione architettonica presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia (Iuav). A partire dal 1963 si trasferisce al Politecnico di Milano ove è assistente ordinario di Belgiojoso al corso di Composizione architettonica del. Consegue la libera docenza in Composizione architettonica nel 1967; nel 1981 vince il concorso per professore straordinario della medesima disciplina, fino alla nomina, nel 1984, a professore ordinario. La sua ricca carriera universitaria si svolge altresì all’estero: tiene lezioni negli atenei di Monaco, Cordoba (Argentina), Cuczo (Perù), Quito (Equador), Salvador de Bahia (Brasile), Bogotà (Colombia), Madrid e Barcellona.
Viene insignita di numerosi premi e riconoscimenti, fra i quali ricordiamo il diploma di Medaglia d’Oro per il progetto di una scrivania in occasione della VIII Triennale di Milano del 1951; il diploma di benemerenza del comune di Cortina d’Ampezzo per il lavoro effettuato in occasione dei VII Giochi olimpici invernali del 1956; il premio regionale In/Arc per l’Emilia Romagna per casa Zambelli, Forlì, 1961; il premio regionale In/Arc per il Lazio per l’edificio Rinascente, Roma, 1962; ottiene, con Franco Albini, nel 1964, il Compasso d’Oro per l’allestimento della metro di Milano; nel 1977 viene fatta socia dell’Accademia di San Luca a Roma. Nel 1989 è laureata ad honorem dell’Università di Cordoba.
«Lei era così: discreta, sobria nella parola e nello sguardo; il suo portamento era deciso, il portamento di una persona che anticipa il passo con lo sguardo, l’udito e l’olfatto. E così mi sembra era solita procedere nel suo lavoro […] Penso che considerarla “la Gran Dama dell’architettura” non sia una conseguenza dell’affetto che provo per lei, bensì del potente e nobile soffio con il quale portava avanti il suo lavoro -professionale e sapiente- che rimane, come alito, nella memoria di tutti noi.»
[Vélez Catrain, 2006, p. 39]
«Franca Helg rispetto alla generazione dei ‘maestri milanesi’ era più giovane di quella quindicina d’anni che le ha permesso per un lato di essere partecipe attiva, da giovane appunto, alle grandi appassionate battaglie del dopoguerra nelle proposte urbanistiche, nelle innovazioni tecnologiche, nelle forme modernamente equilibrate dell’architettura, nel nuovo fascinante rigore della museografia, nella sincerità esistenziale del design, e per altro aspetto non così distante dai “padri” da doverli edipicamente eliminare come ha fatto la generazione di un decennio più giovane, che nasceva razionalista e che ha ucciso il razionalismo soprattutto come metodo logico di interpretazione della realtà progressivamente più complessa.
In questa collocazione temporale, Franca Helg era testimone delle affermazioni e delle enunciazioni teoriche, partecipava alle opere ed al dibattito critico, ma sapeva anche, con femminile intuizione, cogliere in profondità le implicazioni umane, le espressioni del carattere, le coerenze appassionate e le debolezze intrinseche di quei personaggi che, negli anni della ricostruzione materiale e morale del dopoguerra, avevano fondato o rifondato il “mestiere di architetto”.»
[Pandakovic, 2006, p. 44]
«A vent'anni dalla scomparsa, è doveroso ricordare quanto la Helg sia stata una "figura centrale" per la cultura architettonica, come sia riuscita ad affermarsi in un mondo tutto maschile e a ricavarsi uno spazio di autonomia all'interno dello studio e nello sviluppo di una ricerca culturale del tutto personale.»
[D. Mariconti, 2009, p. 112]
Introduzione, in AA.VV., Problemi di normazione e controllo dell’ambiente costruito, Istituto di Composizione, Facoltà di architettura del Politecnico di Milano, Milano, 1971.
La tecnologia nell’architettuta, in AA.VV., Otto argomenti di architettura, Milano, Il Formichiere, 1978.
Palazzo Lascaris : analisi e metodo di un restauro, a cura di F. Helg, A. Piva, Venezia, Marsilio, 1979.
Alcune riflessioni sull’esercizio della progettazione architettonica, in AA.VV., Elementi di progettazione urbana. Milano città e territorio, Milano, Clup, 1981.
Dopo l’architettura post-moderna, in AA.VV., Dopo l’architettura post-moderna, Bissano, Centro internazionale di sperimentazioni artistiche Marie-Louise Jeanneret, 1982.
Riflessioni su 30 anni di museografia, in AA.VV., Il museo nel mondo contemporaneo: concezioni e proposte, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1984.
Franco Albini : 1930-1970, nota introduttiva di Franca Helg, London, Academy, 1981.
A. Vélez Catrain, “La gran dama de la Arquitectura Italiana”, «Controspazio», 1, 1990.
Le forme della ragione. Marco Albini, Franca Helg, Antonio Piva architetture e design 1980-1995, a cura di S. Leet, Venezia, Marsilio, 1995.
Dal merletto alla motocicletta. Artigiane/artiste e designer nell’Italia del Novecento, a cura di A. Pansera, Milano, Silvana Editoriale, 2002,pp. 130-31.
Franca Helg. “La gran dama dell’architettura italiana”, a cura di A. Piva, V. Prina, Milano, Franco Angeli, 2006.
P. Galliani, Franca Helg: la didattica e l’impegno coerente, in Franca Helg. “La gran dama dell’architettura italiana”, a cura di A. Piva, V. Prina, Milano, Franco Angeli, 2006, pp. 29-35.A. Vélez Catrain, “La gran dama de la Arquitectura Italiana”, in Franca Helg. “La gran dama dell’architettura italiana”, a cura di A. Piva, V. Prina, Milano, Franco Angeli, 2006, pp. 37-40.
D. Pandakovic, Una lezione morale, ”, in Franca Helg. “La gran dama dell’architettura italiana”, a cura di A. Piva, V. Prina, Milano, Franco Angeli, 2006, pp. 44-48.Donne politecniche. Atti del convegno e Catalogo della mostra. Milano, 22 maggio 2000. A cura di Anna Maria Galbani, Milano, Libri Scheiwiller, 2001, p. 189.
D. Mariconti, Musa esigente, in «Casa Amica», ottobre 2009.
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