Bo Bardi Lina

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Lina Bo Bardi [Miotto, Nicolini, 1998, retro di copertina]

Nata: 5 Dicembre 1914 (Roma)

Morta: 20 Marzo 1993 (San Paolo - Brasile)

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Lina Bo nasce a Roma il 5 dicembre del 1914. Nel 1939 si laurea in architettura presso l’università capitolina, ma subito si trasferisce a Milano, città che fa da sfondo alla sua formazione. Sono questi gli anni difficili della guerra: anni di distruzione, anche materiale, che aprono ai progettisti nuovi spazi d’azione.

A Milano lavora nello studio di Giò Ponti e collabora alla redazione di varie riviste: «Domus», «Stile», «Grazia», «Tempo», «Vetrina» e «L’illustrazione italiana».

Per Lina architettura significa mestiere, pratica, ma anche cultura. I suoi primi impegni sono infatti rivolti alla divulgazione e all’educazione in campo architettonico: oltre a reportage fotografici, entra nella redazione della rivista «A- cultura della vita», che si propone di diffondere un modo “razionale” di abitare anche fra le classi meno agiate.

La svolta nella carriera di Lina è comunque rappresentata dal suo trasferimento in Brasile. Nel 1946 aveva sposato il gallerista e critico d’arte, nonché giornalista del «Corriere della Sera», Pietro Maria Bardi. A entrambi fu affidata, commissionata da Assis Chateaubriand, magnate brasiliano della comunicazione e pioniere della modernizzazione, la progettazione di un museo d’arte. Nel grande paese sudamericano Lina Bo Bardi, ormai attirata dalla totale libertà concettuale tipica dell’architettura brasiliana, comincia a confrontarsi con insolite accezioni del concetto di modernità.

Nel 1948, a San Paolo, fonda con Giancarlo Palanti lo Studio d’arte e architettura Palma, dedicandosi al design (nota la sua Bardi’s Bowl) e alla progettazione d’interni: i materiali e le forme utilizzati sono, oltre al vetro e al metallo, quelli tipici del Brasile. Nel 1950 fonda, col marito, la rivista «Habitat».

Suo intento è sempre quello di “rinnovare”, ma nel rispetto e nella fedeltà per l’ambiente circostante. Del 1951 è la Casa de Vidro, sua abitazione: originale e innovativa, eppure immersa e radicata nella vegetazione del Jardin Morumbì in cui sorge.

Dal 1955 al 1957 insegna Teoria dell’architettura all’Università di San Paolo; del 1957 è il testo Contributo propedeutico all’insegnamento della teoria dell’architettura.

Nel 1957 inizia la progettazione del Museo d’arte moderna di San Paolo (MASP): l’opera sarà inaugurata nel 1968.

Dal 1958 al 1964 si trasferisce a Bahia, nella parte più povera e desolata del Brasile: del 1959 è l’ideazione di un Museo d’arte popolare di Bahia, un museo-scuola ove allestire laboratori per la produzione di un nuovo tipo di design, un design attento cioè alle tradizioni popolari e artigianali del paese.

Gli anni Sessanta e Settanta sono caratterizzati da un atteggiamento di maggior riflessione e approfondimento. In questo periodo si concentra su progetti urbanistici e proposte abitative economiche, un tema a lei particolarmente caro. Fra tali progetti, quello di un villaggio rurale a Camurupim del 1975.

Gli anni Ottanta sono invece dedicati prevalentemente ad opere di recupero.

Nel 1990 le viene affidata la progettazione del nuovo municipio di San Paolo: il luogo prescelto è l’ex palazzo delle industrie. «Il restauro è risolto con grande libertà. Il passato per Bo Bardi è “presente storico”, materia da rivivere e reinterpretare […] Ma a vincere è ancora una volta il carattere collettivo dell’opera, provocatoriamente concepita come una grande casa civica, casa del sindaco e casa del popolo, con attività culturali e ricreative aperte alla cittadinanza» [Miotto-Nicolini, 1998, p. 83] E’ l’ultima opera di Lina Bo Bardi, opera che non portò a termine poiché morì, il 20 marzo 1992, nella sua casa a San Paolo.

Architetta italiana, svolge quasi tutta la sua opera in Brasile, sua patria d’elezione. Combattiva e inquieta, Lina Bo Bardi ama sperimentare, mentre il suo progettare è strettamente collegato all'impegno politico e sociale.

Fra le sue opere architettoniche principali: la Casa de Vidro, sua abitazione a San Paolo, che oggi ospita l’Instituto Lina Bo e Pietro Maria Bardi per il mantenimento dell’opera dei due fondatori (1951); il MASP, Museo d’arte di San Paolo (1957-68); il Museo d’arte popolare Solar do Unhão, a Bahia (1959); il Teatro delle Rovine, Campinas, (1984).

Attenta e sensibile alla realtà culturale e sociale, politica ed economica del Brasile, si è occupata altresì di modelli urbanistici e piani abitativi a costi ridotti e del recupero delle tradizioni locali.

Anche i teatri fanno parte della sua produzione architettonica: del 1984 è il progetto di recupero che dà vita al Teatro delle Rovine, a Campinas; dello stesso anno il teatro Oficina a San Paolo; allestisce un teatro all’interno del MASP e del SESC, un centro sociale aperto nel 1986 a Pompéia; sempre del 1986, parallelamente all’opera di recupero del Pelourinho, il centro storico di Bahia, realizza il teatro Gregòrio de Matteos.

«L’oscillazione fra la distanza incolmabile della propria provenienza e l’attrazione al radicamento è dunque assiduo motivo d’indagine. E’ evidente come la visione che Bo Bardi restituisce del Brasile appartenga a un occhio straniero, a un osservatore che “guarda da fuori”, che vede per la prima volta e ha la capacità di conferire nuovi significati agli elementi essenziali, quasi comuni della cultura brasiliana, instaurando relazioni nuove, altre letture; ma nello stesso tempo questo incontro, o scontro, con l’esotico è fatale strappo politico, che rimette in discussione continuamente la matrice europea del proprio universo di riferimento»

[Miotto, Nicolini, 1998, p. 18]

 

«Educated and, therefore, free of arrogance, she seemed not to have doubts. Although, she kept asking: her method to know and invent moved from refutation to contradiction to reach the essence of poetry. She often completed a perfect scientific explanation saying she had only wanted to do 'something poetic'. From the studies of the complex systems of a project to the poetry and mastery and incorporation of advanced technologies, Lina, I am not afraid to say, was the greatest and most complete Brazilian architect at her time. And I insist in saying 'Brazilian'. She produced one of the most extraordinary urban fragments of this century. All of her projects and drawings are master pieces developed in parallel with an intense intellectual active, reflex ion and research involving graphics, theater, cinema, exhibits fitting up, interviews, seminars, lectures and, sometimes her simple presence. A chair designed by Lina is a museum. And there were many of them.»

[Joaquim Guedes, Memories of Lina Bo Bardi, Caramelo magazine Nº 4, São Paulo, 1992, in http://www.institutobardi.com.br/eng/lina/depoimentos/index.html ]

 

«Every artist is a clone of God. Lina brought inside herself this divine spark that transforms the creature in the creator, and transforms the art in the only language able to overcome the limits of time and space. She had an appetite for the absolute and, because of that, transfigured the forms in poems and the figures in a mirror of the beauty. In her soul, throbbed this deep intuition that, in everything and everyone, there is an indescribable harmony that she succeeded in describing for knowing the grammar of esthetics.»

[Lettera di Frei Betto del 27 giugno 1993 inviata all’ Istituto Lina Bo e Pietro Maria Bardi con un ricordo di Lina, in  http://www.institutobardi.com.br/eng/lina/depoimentos/index.html ]

Lina Bo Bardi , a partire dal 1947, ha scritto vari articoli sulle riviste «Habitat», «Domus», «L'Architettura. Cronache e storia», «Mirante das Artes».

L. Bo Bardi, L'impasse del design, Milano, Charta, 1995.

L. Miotto, S. Nicolini, Lina Bo Bardi. Aprirsi all'accadimento, «Universale di architettura», 1998.

Donne politecniche. Atti del convegno e Catalogo della mostra. Milano, 22 maggio 2000. A cura di Anna Maria Galbani, Milano, Libri Scheiwiller, 2001.

http://www.institutobardi.com.br

 

Miriam Focaccia
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