Nata: 2 Agosto 1902 (Firenze)
Morta: 31 Maggio 1994 (Torino)
Esplora album (12 foto)Nel libro di memorie autobiografico di Giovanni Enriques, la casa di famiglia di via D’Azeglio 57, a Bologna, viene ricordata come un vero e proprio punto di riferimento tanto della sua infanzia quanto di quella delle sorelle: Alma, la maggiore, ed Adriana, la secondogenita. Quest’ultima era nata a Firenze, dove la madre, Luisa Coen, si era recata in visita da parenti nell’estate del 1902.
Il padre, Federigo Enriques, il quale proveniva da una famiglia di ebrei sefarditi di Livorno, era giunto a Bologna nel 1894, come professore incaricato dell’insegnamento di geometria proiettiva e descrittiva nell’ateneo della città, poi ordinario nella medesima materia dal 1900. Tra i fondatori della scuola italiana di geometria proiettiva, Federigo, fin dall’inizio della sua brillante carriera, costituì, per il panorama culturale dell’Italia di allora, una figura singolare di scienziato, il quale aveva ben presto allargato gli orizzonti della sua competenza specifica occupandosi di filosofia, storia e didattica delle matematiche.
Anche Luisa proveniva, indirettamente, dall’ambiente accademico essendo il padre, Achille Coen, docente universitario di storia antica a Firenze. Entrambi, Federigo e Luisa, era intellettuali laici che avevano abbracciato la causa del cosiddetto “libero pensiero”, sebbene con differenti sfumature.
Adriana, che aveva ereditato dai genitori l’amore per la logica e il ragionamento, ma anche per la poesia e le altre espressione artistiche, seppe mettere a frutto il clima di grande fermento che si respirava nella casa di via D’Azeglio. Qui, infatti, si riuniva non solo il meglio dell’intellighenzia bolognese, ma pure colleghi del padre, anche stranieri, nonché i suoi migliori allievi. Basti pensare al grande evento del 1911, allorquando a Bologna si diedero appuntamento un folto numero di personalità scientifiche e non, intervenute al IV Congresso internazionale di filosofia organizzato proprio da Federigo, in qualità di presidente della Società filosofica italiana.
All’epoca, Adriana era solo una bambina ma, alcuni anni dopo, ebbe modo di partecipare direttamente a un altro evento altrettanto memorabile. Siamo nel 1921; a questa data la famiglia Enriques ha lasciato la casa di via D’Azeglio per trasferirsi nel 1913 in un’abitazione più ampia e moderna in viale Gozzadini 9. Adriana, intanto, aveva stretto alcune amicizie che si riveleranno durature nel tempo soprattutto con Margherita Guarducci, futura illustre grecista e titolare della cattedra di epigrafia greca all’Università di Roma, conosciuta sui banchi del liceo classico “Luigi Galvani”. Qui Adriana si era diplomata brillantemente nel 1920, iscrivendosi subito dopo all’università al corso di matematica.
Fu così che, quando nell’ottobre del 1921 giunse a Bologna nientemeno che Albert Einstein, invitato da Federigo per tenere tre conferenze aperte al pubblico sulla relatività, Adriana, matricola di matematica, venne inviata dal padre ad accogliere il famoso scienziato alla stazione ferroviaria.
Non solo: ebbe l’occasione di conoscerlo bene privatamente, a casa della sua famiglia, nel corso di ricevimenti mondani e di discussioni scientificamente serrate con il padre, Tullio Levi-Civita e altri; di fargli da guida fra le vie e i monumenti della città; di assistere alle sue conferenze, e, infine, di seguire una lezione appositamente preparata da Einstein per gli studenti.
«Noi giovani godemmo il privilegio di una riunione particolare (dalla quale erano esclusi i professori), in cui lo scienziato rispose con affabilità e chiarezza a tutte le nostre domande. Ricordo che erano presenti i futuri professori Chisini, Todesco, Notari» [A. Enriques, 1955, p. 14].
In realtà, Adriana sulle prime fu «restia ad andare»; si riteneva infatti «ancora troppo ignorante nei confronti di quelle cose». «Venga e capirà», insistette Einstein. «Sono andata e ho capito, era chiarissimo e usava parole semplici. Spiegava la quarta dimensione col viaggio di una sogliola che, piatta, vivendo in uno spazio in apparenza piano, non riesce a sospettare la sfericità della Terra: le manca l’intuizione di cui è privo chi si rassegna alla consapevolezza delle tre dimensioni». [M. Chierici, 1992, p. 9].
Nel luglio del 1922, Adriana ottenne il congedo dall’ateneo bolognese per continuare gli studi in quello di Roma, ove il padre si era trasferito sulla cattedra di matematiche complementari. Nella capitale, nella nuova casa di via Sardegna 50, com’era oramai tradizione consolidata continuarono gli incontri culturali: frequenti furono le visite di Levi-Civita, Amaldi, Scorza, Godeaux, Fernandez, Rey Pastor, solo per citarne alcuni. Fra tutti Adriana strinse amicizia specialmente con Libera Trevisani, moglie di Levi-Civita ed anch’essa matematica e con Laura Capon Fermi.
Si laureò con lode in matematica nel 1925 con una tesi in statistica di cui fu relatore Guido Castelnuovo, collega di Federigo nonché zio di Adriana. Negli anni seguenti iniziò a collaborare con il padre: scrisse per il «Periodico di matematiche» alcuni articoli su giochi matematici, logica del non-senso, enigmistica; fu tra i 62 collaboratori della sezione di matematica dell’Enciclopedia italiana, lavorando soprattutto alla voce Euclide; curò il libro III dell’opera Gli elementi d’Euclide e la critica antica e moderna, promossa da Federigo e comparsa in quattro volumi tra il 1925 e il 1935, con osservazioni storico-critiche citate ancora nel 1969 da G. Giannantoni nel volume I presocratici. Testimonianze e frammenti.
Nel 1930 sposò Ugo De Benedetti, ingegnere e industriale; dal matrimonio ha avuto due figli: Andrea e Federigo. Docente presso scuole private di Roma, maturò un’esperienza pedagogica che confluì in alcuni testi di aritmetica e geometria appositamente pensati per le scuole medie inferiori e per quelle d’avviamento professionale. Seguendo le idee del padre, il quale aveva sempre dedicato grande attenzione al settore scolastico, Adriana, per un verso, privilegiò un approccio alla materia intuitivo e pratico, in grado di fornire nozioni operative e non solo conoscenze teoriche; per l’altro, evidenziò l’importanza del metodo storico per lo studio della scienza (il concetto matematico diventa tanto più comprensibile quanto più viene messa in luce la sua origine storica); per l’altro ancora, sollecitò una partecipazione attiva e propositiva degli studenti, che diventavano così protagonisti e non semplici fruitori della lezione.
Le leggi razziali con le quali il regime fascista nel 1938 privò tutti i cittadini italiani di origine ebraica dei diritti politici e civili, si abbatterono sulle famiglie Enriques e De Benedetti. Adriana perse tutti i suoi incarichi pubblici; ridotta al silenzio i suoi libri furono tolti dal commercio e dichiarati “opere non gradite in Italia”. Dopo la guerra, durante la quale fece di tutto per convincere il padre a rifugiarsi in Vaticano per evitare i rastrellamenti nazisti della capitale nel 1942, proseguì l’attività didattica ed editoriale. Proprio a Federigo, deceduto nel 1946, dedicò il primo dei suoi nuovi lavori: «Alla memoria di mio padre Federigo Enriques che illuminò la mia opera ed è tuttora la mia guida spirituale» [A. Enriques, 1947 (a)].
Entrata in qualità di azionista e consigliere culturale nella casa editrice Zanichelli di Bologna, di cui il padre era stato a sua volta socio e consulente, ha dato alle stampe sussidiari soprattutto per le scuole elementari; ideato e diretto l’Annuario enciclopedico; promosso collane e traduzioni di opere anche letterarie, scrivendone lei stessa in collaborazione con il famoso italianista Giovanni Getto.
Si è spenta ultranovantenne a Torino nel 1994.
Al momento della partenza, su un piccolo album accuratamente conservato da Adriana negli anni, Einstein scrisse a mano un aforisma a lei dedicato: «Lo studio e più in generale l’amore per la bellezza e per la verità, sono cose dinnanzi alle quali si vorrebbe sempre rimanere bambini. Albert Einstein a Adriana in ricordo della conoscenza fatta nell’ottobre 1921».
(E. Ferrero, In un diario le grandi firme del nostro secolo, «La Stampa», 12 agosto 1988).
«L’Aritmetica è introduzione ed avviamento all’Algebra, e perciò ha il suo posto naturale nei primi gradi della scuola media in generale e in particolare nella scuola classica. I vigenti programmi che le assegnano questo posto, indicano anche il carattere dell’insegnamento, intuitivo e pratico, in rapporto alla mente dei giovani allievi. […] Così inteso l’insegnamento dell’Aritmetica dà luogo a problemi didattici estremamente delicati. Se l’allievo deve partecipare in modo attivo a questo studio, non si può dargli definizioni e regole senza spiegazione, come doni piovuti dal cielo, di cui poi quegli che riceve il dono non saprebbe servirsi. […] La storia della scienza viene qui in soccorso, mostrandoci come le verità aritmetiche siano state riconosciute dai Pitagorici mediante modelli geometrici dei numeri, quali sono i numeri figurati: numeri quadrati e rettangolari, numeri triangolari, ecc. […] Queste idee sono state da me lungamente maturate […] ma le ho anche inculcate alla mia figliola Adriana, che le ha adottate ed esperimentate nelle lezioni da lei tenute presso istituti privati di Roma. Ora l’Adriana ha dato forma a queste lezioni, raccogliendole nel libretto che offre al giudizio del pubblico e specialmente degli insegnanti. Ella vi ha messo poi qualcosa che io stesso non avrei saputo: un senso pedagogico che è intelligenza ed amore dell’anima del fanciullo […] Il libro si fa appresso all’allievo, come Socrate faceva coi suoi discepoli, per cercare insieme che significato possa darsi ai concetti, secondo il senso comune, rispondendo nel modo più naturale alla domanda «che cos’è»? Non mancano, a dir vero, buoni libri di testo di Aritmetica […] in alcuno dei quali si ritroverebbe pure qualcosa delle nostre idee. Ma io non vedo che queste siano state tradotte da altri in una maniera così coerente e sistematica; e perciò – se non mi illude amore di maestro e di padre – parmi che questo libretto segni un progresso didattico anche in confronto ai testi migliori. È poi ovvio che esso costituisca la più naturale preparazione all’Algebra di Amaldi-Enriques, costruita, in un piano più alto, con criteri assai somiglianti».
(F. Enriques, Prefazione, in A. Enriques, Aritmetica ad uso delle scuole medie inferiori, Bologna Zanichelli, 1934, pp. IX-XI).
«Scientificamente e didatticamente il libro è ben fatto in ogni sua parte: esattezza di definizioni e precisione di linguaggio sono le sue caratteristiche. Gli esercizi del calcolo mentale, bene scelti e graduati, preparano convenientemente l’alunno. Si nota un’impostazione originale della materia, che è esposta quasi sempre in base a esercizi, giochi, problemi, osservazioni, quesiti, curiosità. Ben chiari tanto il capitolo sul sistema metrico decimale quanto il concetto di frazione. Va bene la geometria trattata per via di figure. Il libro è conforme alle prescrizioni dei programmi governativi si approva. La Commissione esaminatrice».
(Giudizio della Commissione ministeriale, in A. Enriques, Imparo a far di conto … e mi diverto. Nozioni di aritmetica e geometria ad uso della 3° classe elementare, Bologna, Zanichelli, 1947 (a).
Polemica antimatematica nell'antichità, «Periodico di matematiche», 1921, pp. 63-66.
Tanti cuori tanti rubini, Torino, Paravia, 1924.
Gli elementi di Euclide e la critica antica e moderna, Libro III, Roma, Stock, 1927.
Il quinto libro di aritmetica, ad uso della quinta classe delle scuole elementari, Firenze, 1928.
Giuoco, «Periodico di matematiche», (4), 10, 1930, p. 50.
Soluzione del giuoco proposto nel fascicolo precedente, «Periodico di matematiche» (4), 10, 1930, pp. 190-110.
Giuoco con tre gruppi di oggetti, «Periodico di matematiche», (4), 10, 1930, pp. 242-243.
Aritmetica ad uso delle scuole medie inferiori, Bologna, Zanichelli, 1934.
Aritmetica e geometria ad uso delle scuole di avviamento professionale, Bologna, Zanichelli, 1936.
Aritmetica ad uso delle scuole medie inferiori, Bologna, Zanichelli, 1945.
Aritmetica e geometria per scuole di avviamento professionale, Bologna, Zanichelli, 1945.
Ricordi del babbo, «Periodico di matematiche», 1947, pp. 73-80.
Corso di letture per le scuole elementari, Bologna, Zanichelli, 1947.
Imparo a far di conto … e mi diverto. Nozioni di aritmetica e geometria ad uso della 3° classe elementare, Bologna, Zanichelli, 1947 (a).
Imparo a far di conto … e mi diverto. Nozioni di aritmetica e geometria ad uso della 4° classe elementare, Bologna, Zanichelli, 1947 (b).
Imparo a far di conto … e mi diverto. Nozioni di aritmetica e geometria ad uso della 5° classe elementare, Bologna, Zanichelli, 1947 (c).
Mi avvio alla scuola media, Torino, Paravia, 1949.
La campanella. Letture per la 4° classe elementare, Bologna, Zanichelli, 1950.
La campanella. Letture per la 5° classe elementare, Bologna, Zanichelli, 1950.
Il libro sussidiario per la 3° elementare, Bologna, Zanichelli, 1950.
Il libro sussidiario per la 4° elementare, Bologna, Zanichelli, 1950.
Il libro sussidiario per la 5° elementare, Bologna, Zanichelli, 1950.
Aritmetica ad uso delle scuole medie inferiori, Bologna, Zanichelli, 1950.
Giuochi, problemi ed esercizi di aritmetica, Bologna, Zanichelli, 1950.
Aritmetica ad uso della prima classe delle scuole di avviamento professionale, Bologna, Zanichelli, 1951.
Aritmetica e geometria ad uso della seconda classe delle scuole di avviamento professionale, Bologna, Zanichelli, 1951.
Aritmetica e geometria ad uso della terza classe delle scuole di avviamento professionale, Bologna, Zanichelli, 1951.
(con G. Getto), Nel paese delle novelle, Bologna, Zanichelli, 1956.
(con G. Getto), Nel paese della lirica, Bologna, Zanichelli, 1957.
(con G. Getto), Thirty beautiful Italian short stories, Bologna, Zanichelli, 1959.
Ricordi del prof. Andrea De Benedetti, figlio di Adriana, comunicatimi direttamente nel corso della preparazione del sito.
Archivio storico dell’Università di Bologna, Fascicoli degli studenti, “Adriana Enriques”.
A. Enriques De Benedetti, Einstein poteva insegnare all’Università di Roma, «L’Europeo», 1° maggio, 1955.
Enriques Adriana, in Dizionario delle scrittrici italiane contemporanee (arte, lettere, scienze), a cura di M. Gastaldi, C. Scano, Milano, Gastaldi editore, 1961, p. 82 (con elenco delle pubblicazioni).
G. Giannantoni, I presocratici. Testimonianze e frammenti, vol. II, Bari, Editori Laterza, 1969, p. 896.
G. Enriques, Via D’Azeglio 57, Bologna, Zanichelli, 1983.
E. Ferrero, In un diario le grandi firme del nostro secolo, «La Stampa», 12 agosto 1988.
M. Chierici, Lessico famigliare/La figlia del matematico Federigo Enriques apre l’album dei ricordi. Io e Einstein alla stazione…, «La Stampa», 10 aprile 1992.
G. Fabre, L’elenco. Censura fascista, editoria e autori ebrei, Torino, Silvio Zamorani editore, 1998, p. 476.
O. Pompeo Faracovi, Le città di mare e lo spirito scientifico, in Le città di mare e lo spirito scientifico. Per Federigo Enriques, La Spezia, Agorà edizioni, 2001, pp. 19- 41.
A. De Benedetti, Esplorazioni e viaggi nei ricordi di nonno Ghigo, in Le città di mare e lo spirito scientifico. Per Federigo Enriques, La Spezia, Agorà edizioni, 2001, pp. 54-70.
A. Enriques De Benedetti, Ricordi del Babbo, in Le città di mare e lo spirito scientifico. Per Federigo Enriques, La Spezia, Agorà edizioni, 2001, pp. 71-79.
L. Cohen, Soggiorno a Gressoney e nuovi dispiaceri, in Le città di mare e lo spirito scientifico. Per Federigo Enriques, La Spezia, Agorà edizioni, 2001, pp. 81-85.
S. Linguerri, R. Simili, a cura di, Einstein parla italiano. Itinerari e polemiche, Bologna, Pendragon, 2008.
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