Fraentzel Celli Anna

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Anna nel volume 'Uomini che non scompaiono', pubblicato nel 1944 sotto lo pseudonimo di M. L. Heid

Nata: 27 Maggio 1878 (Berlino)

Morta: 28 Settembre 1958 (Roma)

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Anna Fraentzel nasce in una famiglia dalla lunga tradizione di medici e scienziati, tra cui il nonno materno, il clinico Luigi Traube (1818-1876), il padre Oscar (1838-1894), noto medico, e la zia, la fisiologa Margherita Traube Mengarini (1856-1912). Alla morte del padre, avvenuta prematuramente nel 1894, Anna deve abbandonare gli studi. Interessata al mondo della medicina, consigliata dalla zia Margherita che già da qualche anno viveva a Roma, si rivolge al celebre igienista Angelo Celli (1857-1914), che in quel periodo si trovava presso l’Ospedale per le malattie tropicali di Amburgo, per avere informazioni sulle possibilità per una giovane che volesse intraprendere gli studi medici in Italia. Col suo aiuto trova un posto da inserviente in un ospedale locale, e frequenta una scuola per infermiere. Dopo qualche anno di corrispondenza, nel 1897 la giovane infermiera tedesca raggiunge lo scienziato, con cui si è nel frattempo segretamente fidanzata, indi inizia a lavorare presso l’Istituto di anatomia patologica dell’Ospedale Santo Spirito di Roma. Allora diretto da Ettore Marchiafava, questo istituto era la destinazione principale dei malarici provenienti dalle campagne circostanti e uno dei centri di ricerca più attivi per lo studio della malaria in quegli anni. Anna fa pratica nel laboratorio di istologia sotto la guida di Antonio Dionisi e assiste a molte lezioni di materia medica frequentando diverse cliniche universitarie. Vive un momento fertile e intenso di ricerca e scoperte, di impegno sociale e scientifico, vicina ad un gruppo di scienziati (il gruppo ‘Romano’) tra cui, oltre a Celli e a Marchiafava, vi erano Giuseppe Bastianelli, Amico Bignami e Giovan Battista Grassi, che nel 1898 individua nella zanzara “Anopheles” il vettore responsabile della trasmissione della malaria.
Angelo Celli fonda nel 1898 la Società italiana per gli studi della malaria mentre organizza due stazioni sanitarie sperimentali, una nella tenuta di Maccarese affidata a Dionisi; l’altra alla Cervelletta sotto la sua direzione: ad affiancarlo chiama la fidanzata. Come ricorderà lui stesso in un articolo su «La nuova antologia» del 1911, «da quell’anno in poi, Anna Celli, sempre in prima fila, colla sua bontà confortata dall’arte medica .. e l’un dopo l’altro successivamente i miei bravi e infaticabili allievi .. provando e riprovando, adottando e scartando, facevamo della Cervelletta un campo di studio e un modello d’igiene antimalarica» [Alatri, 1998, p. 386].
Dopo le nozze, avvenute nel settembre 1899, la giovane continua la collaborazione con il marito, affiancandolo nella lotta contro la malaria, con ruoli sempre più definiti nell’ambito della sperimentazione profilassica, sia meccanica sia chininica, nonché nelle campagne di educazione e sensibilizzazione delle popolazioni contadine.
Gli anni passati nell'Agro romano permettono ai coniugi Celli di entrare in contatto con la realtà di quei luoghi e conoscerne da vicino la povertà: al loro ritorno nella capitale, nel 1901, Anna crementa tale attività di sensibilizzazione, nella convinzione che un miglioramento delle condizioni di vita e un’opera di alfabetizzazione ed educazione igienica fossero premesse necessarie ed indispensabili per la lotta alla malaria.
Contemporaneamente entra a far parte di un Comitato (composto da Angelo Celli, Luigi Concetti, Raffaele Bastianelli, Paolo Ferraresi e Angelica Devito Tommasi) per l’istituzione di un’infermeria per l’ambulatorio pediatrico “La Scarpetta”, che comincerà a funzionare nel 1901 e per anni avrà una parte importante nel funzionamento della Clinica pediatrica. Nello stesso anno si adopera per l’avvio di un corso di “assistenza per gli infermi”, presso il Policlinico, per la formazione di un’infermiera «laica istruita ed educata» [Alatri, 1998, p. 393] . A questo affianca l'insegnamento nei corsi di igiene e per infermiere che venivano organizzati a Roma nell’ambito delle attività filantropiche di alcuni gruppi femminili.
Nel 1904 coinvolge nel progetto della costituzione di scuole per contadini la sezione romana dell’Unione femminile, che era stata fondata a Milano qualche anno prima da Ersilia Majno: saranno anni di intensa attività, in cui collaborerà assiduamente anche alla rivista dell’Unione, con la creazione di un gruppo di scienziati, parlamentari ed intellettuali come Sibilla Aleramo, Giovanni Cena, cui si uniranno in seguito Alessandro Marcucci, Carlo Segrè e il pittore Duilio Cambellotti.
Come ricorderà Marcucci, la Fraentzel avrà un ruolo fondamentale – sarà presidente per molti anni del Comitato che si era costituito -, seppur velato da screzi e problemi legati anche al suo carattere: «il vero gruppo era tutto di donne presieduto dalla sposa del Celli, una giovane tedesca .. che dell’assistenza sanitaria .. aveva fatto la missione della sua vita. Di carattere imperioso e serio. Era una voltiva, pronta ad ogni sacrificio; prudente e forse un poco diffidente … essa accentrava, anche nelle minime cose, ogni direttiva» [Marcucci, 1948, p. 44]. Il Comitato scuole per i contadini dell’Agro romano ottiene ottimi risultati, e riesce a realizzare parecchie scuole e una fitta rete di supporto. Tuttavia, con gli anni il suo ruolo diminuisce, fino all’allontanamento dal Comitato.
Nel tempo le condizioni di salute di Angelo Celli peggiorano; i coniugi si trasferiscono a Frascati. Dopo la morte del marito, avvenuta nel 1914, e l’interruzione dovuta alla guerra, Anna Fraentzel Celli riprende l’attività legata alla lotta antimalarica: nel 1920 riceve dalla Croce Rossa l’incarico di occuparsi della profilassi chininica nella zona di Maccarese, mentre dal 1921 si costituisce il Comitato romano per l’assistenza antimalarica. La Fraentzel lavora con fervore, prendendosi cura anche dell’organizzazione delle infermiere profilassatrici, che venivano formate dalla Scuola di malariologia di Nettuno, e delle colonie per bambini malarici che stavano sorgendo in varie parti d’Italia. Saranno altresì anni impegnati nello studio e nella pubblicazione di articoli, nonché nell’opera di edizione e pubblicazione degli scritti del marito, tra cui il volume, pubblicato postumo nel 1925, Storia della malaria nell’Agro Romano.
Anna Fraentzel Celli muore nel 1958 a Roma, dove si era trasferita negli ultimi anni della sua vita dopo aver vissuto sempre tra Frascati e Grottaferrata conducendo una vita isolata.


Anna Fraentzel Celli ha dedicato tutta la sua vita all’impegno scientifico e sociale, alla lotta antimalarica e al miglioramento delle condizioni di vita dei contadini della campagna romana, attraverso la costituzione di scuole e l’opera di sensibilizzazione e divulgazione sanitaria ed igienica. Per il suo lavoro con il Comitato scuole per i contadini dell’Agro Romano ha ricevuto nel 1913, dal Ministero della pubblica istruzione, la medaglia d’oro «per non comuni e gratuite prestazioni a vantaggio dell’istruzione popolare e dell’educazione infantile» [Alatri, 1998, p. 407]. Nel 1948 ha ricevuto un ambito riconoscimento, la medaglia tedesca Bernhard Nocht, «destinata a coloro che hanno acquistato benemerenza nel campo della medicina tropicale» [Alatri, 1998, p. 418].

Sibilla Aleramo così ricordava il primo incontro con Anna Fraentzel Celli alle riunioni nella sede romana dell’Unione femminile: «… entrò l’ultima attesa, la Celli. Sapevo che era giovane, i Majino me ne avevano parlato tante volte descrivendomela bimba nell’aspetto; ma mi sorprese egualmente: alta, snellissima, un visino affilato e roseo e trasparente, proprio infantile, col naso corto e un po’ schiacciato, una piccola bocca sottile e rossa, gli occhi non belli, i capelli castano chiari assai tirati sulle tempie, un mento breve ed energico, e delle mani più vive che tutto il viso, belle mani spiccanti come fiori, delicatissime, rosee, morbide… nulla d’italiano, certo. Le movenze rigide e flessuose insieme, gli atteggiamenti bruschi, l’espressione concentrata  e poco mutevole … l’accento è marcatamente tedesco: ma l’italiano, quasi perfetto, resta nondimeno delizioso attraverso la voce un po’ stridente, alta e sottile come la voce della proprietaria.. disse qualcosa sulle scuole delle città e dei sobborghi, citando persone, cifre, date, tutte con la sicurezza di chi non teme contraddizioni… Ella ha vissuto tre anni nella campagna, accanto al marito che vi ha studiato la malaria. Narrando ciò che ha visto, la raccapricciante situazione di centinaia e centinaia di creature viventi in capanne e in grotte, senza cibo, senza medicine, senza medici, dove la febbre impera, la voce non le tremava, ma si faceva più acuta, tagliente: qualcosa d’implacabile, il riflesso d’un odio cresciuto e maturato dinanzi allo spettacolo della miseria bruta, percorreva il viso di bimba, dandogli un carattere definitivo di risolutezza fredda, senza ironia, senza amarezza, ma anche senza pietà … Non soffre: segue un istinto di giustizia, d’ordine, di bellezza, naturalmente, e tutto ciò che vuole, raggiunge, perché concentra in quella volontà tutta l’energia della sua vita» [Conti, 1978, pp. 167-168].


La donna infermiera in Italia (I), «Unione Femminile», Anno I, n. 3-4, maggio 1901

La donna infermiera in Italia (II), «Unione Femminile», Anno I, n. 7-8, luglio 1901
 
Cenni sulla vita della Contadina e dei Bambini nell’Agro Romano, «Unione Femminile», anno 1, n.10, ottobre 1901
 
Per i cani e i gatti, «Unione Femminile», anno II, n.3-4, marzo 1902
 
Casse di maternità, «Unione Femminile», anno II, n.15-18, settembre 1902
 
La II Conferenza Internazionale per la profilassi della sifilide e delle malattie veneree, «Unione Femminile», Bollettino del comitato di Milano contro la tratta delle bianche, n.3, fasc 23-24, 1902

Riflessioni sull’invadenza  delle congregazioni religiose, «Unione Femminile», anno VI, n.9-10, maggio 1904

Scuole per signorine infermiere a Roma, «Unione Femminile», Anno I, n. 2, luglio 1908

Per le scuole delle infermiere, «Unione Femminile», 1° ottobre 1908
 
L’Unione Femminile nazionale e l’Agro Romano, Relazione, Bollettino dell’Unione Femminile nazionale, in «Vita Femminile Italiana», 1912

Sezione romana. Un po’ di storia, «Unione Femminile», anno V, n.1, 1912

Malariabekampfung in der romischen Campagna, «Archiv für Schiffs – und Tropenhygiene», 1925

I religiosi francesi e il risanamento della campagna romana nel medioevo, «Bulletin de l'Académie de Médicine», Paris, 10 nov 1925

Comment à la Gaule civilisée par Rome s’est dévoudée à l’assinissement de Rome au Moyen-Age et dans les temps modernes,  «Archives de l’Institut Pasteur d’Algèrie», Vol. II, 1929

Roma, vorax hominum, «Ricerche religiose», marzo 1930

La febbre palustre nella poesia, Supplemento alla «Rivista di malariologia», Anno IX, Roma, Tip. La Cardinal Ferrari, 1930
 
Geschichte der Urbamachung der pontinischen Ebene, «Lijecnicki Vjesnik», a. LX, 1930

Giustino Fortunato e la lotta contro la malaria, «Archivio storico per la Calabria e la Lucania», a. II, fasc.4, 1932

The Medieval roman climate, «Speculum», January 1932

Goethe. Seine Ansichten uber das romische Fieber. Folgen, Rhythmen, Bekampfungsmoglichkeiten, «Archiv fur Schiffs – und Tropenhygiene, Patologie und Therapie Exotischer Krankheiten», 1932
 
(con Oddo Casagrande), Angelo Celli, in «Trattato Italiano d’Igiene, Epidemia e profilassi», diretto da Oddo Casagrande, UTET, Torino, 1934, vol VI
 
L’origine delle scuole contadinesche dell’Agro romano, «Rivista Pedagogica», a. XXVI, fasc. 2, marzo-aprile 1933

I conugi Celli fondano le scuole, in Trattato Italiano d’Igiene, La Malaria, diretto da Oddo Casagrande, UTET, Torino, 1934, vol VI

L’Imperatore Traiano (98-117) ed il risanamento dell’urbe, «Rivista di storia delle scienze mediche e naturali», anno XXVII, fasc. 9-10, sett-ott 1937

L.M. Heid (pseudonimo di Anna Fraentzel Celli), Uomini che non scompaiono, Firenze, Sansoni, 1945

Centenari e commemorazioni, 1 novembre 1898 – 1 novembre 1948. Estr. da «Rivista di storia delle scienze mediche e naturali», luglio-dicembre 1948


L.Nistelweeck, Anna Celli, in «Almanacco della donna italiana», 1933 
 
A. Marcucci, La scuola di Giovanni Cena, Torino, Paravia, 1948, p. 44 
 
B. Conti (a cura di), La donna e il femminismo. Sibilla Aleramo: Scritti 1897-1910, Roma, Editori Riuniti, 1978, pp. 167-168 
 
G. Alatri, Anna Fraentzel Celli (1878-1959), «Parassitologia», 40, 1998, pp. 377-421
 
G. Corbellini, L. Merzagora, La malaria tra passato e presente. Storia e luoghi della malaria in Italia, Museo di storia della medicina, Università di Roma “La Sapienza”, 1998

G. Donelli, E. Serinaldi, Dalla lotta alla malaria alla nascita dell’Istituto di sanità pubblica. Il ruolo della Rockefeller Foundation in Italia: 1922-1934, Roma-Bari, Laterza, 2003



Francesca Patuelli
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