Bonelli Righini Maria Luisa

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Maria Luisa Bonelli Righini. [Istituto e Museo di Storia della Scienza, Firenze].

Nata: 11 Novembre 1917 (Pesaro)

Morta: 18 Dicembre 1981 (Firenze)

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Figlia del generale Luigi Bonelli e di Adele Giamperoli, Maria Luisa è nata a Pesaro l’11 novembre 1917. Trasferitasi con la famiglia a Firenze, si è laureata in lingua e letteratura spagnola con Mario Casella e, dal 1948 al 1968, ha insegnato tale disciplina presso la Facoltà di scienze politiche dell’Università di Firenze.

L’incontro con Andrea Corsini, docente di anatomia e mecenate, fu determinante nell’orientare gli interessi culturali di Maria Luisa verso la storia della scienza e la museografia scientifica. A partire dagli anni Quaranta, la sua vita professionale si è strettamente intrecciata con le vicende dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze.

L’Istituto, fondato nel 1927 per iniziativa dell’ateneo di Firenze, con il compito di raccogliere, catalogare e restaurare i reperti e gli apparecchi di interesse storico-scientifico, ha ereditato una prestigiosa tradizione che risale al collezionismo del periodo mediceo. Proprio le collezioni raccolte dai Medici e dai Lorena, costituirono il nucleo dell’Istituto, che ebbe la sua sede in Palazzo Castellani a partire dal 1930, anno dell’inaugurazione ufficiale. Le tappe della sua fondazione rimandano all’azione del Gruppo per la tutela del patrimonio scientifico nazionale formato, tra gli altri, dallo stesso Corsini, dal fisico Antonio Garbasso, dal principe Piero Ginori Conti e dal direttore delle Reali gallerie, Giovanni Poggi. Costituitosi a Firenze nel 1923, il Gruppo denunciò lo stato di degrado in cui versavano le collezioni in questione, smembrate e distribuite tra i diversi istituti universitari dopo l’Unità d’Italia. Il Museo divenne operativo subito dopo la Prima esposizione nazionale di storia della scienza tenutasi nel 1929 nel capoluogo toscano, sotto la supervisione di Corsini, che lo diresse fino alla morte nel 1961.

Nella lunga e ponderosa opera di restauro e di riordino delle collezioni, Corsini fu coadiuvato fin dal 1942 da Maria Luisa, la quale gli subentrò nella direzione proseguendone l’azione volta ad ampliare il patrimonio strumentario e librario. Già nel 1952, Maria Luisa si era messa in luce grazie alla pubblicazione del catalogo dell’esposizione del 1929, cui era seguita nel 1954 un’edizione critica di tutto il patrimonio del  Museo. Nello stesso anno venne nominata ispettore onorario per la ricerca e la conservazione dei documenti storici della scienza e della tecnologia nella provincia di Firenze; incarico poi esteso alla Toscana, indi a tutto il territorio nazionale. L’organizzazione dell’ottavo Congresso internazionale di storia della scienza tenutosi a Firenze nel 1956 fu un'ennesima occasione per mettere in luce le sue doti di conservatrice e di studiosa. Come direttore del Museo dal 1961, organizzò ulteriori eventi nazionali ed internazionali tra i quali si segnalano quello realizzato nel 1964 sul tema «Galileo nella storia e nella filosofia della scienza» nonché quello del 1969 dal titolo «Scienza e tecnica in Leonardo da Vinci».

Non a caso, la nascita della scienza moderna fu il suo principale terreno d’indagine non solo sotto il profilo strettamente museologico ma anche da punto di vista teorico e filosofico. Astronomia e fisica furono altresì al centro degli interessi che coltivò con il marito, l’astronomo Guglielmo Righini, direttore della specola di Arcetri, sposato nel 1965.

L’anno seguente la terribile alluvione che devastò Firenze danneggiando il suo patrimonio culturale compreso quello conservato al Museo, non la scoraggiò; anzi, intraprese immediatamente un’efficace azione a salvaguardia dei “suoi” cimeli che si protrasse pure dopo l’emergenza. Nel 1975 infatti riuscì ad ottenere dalle autorità l’ampliamento del Museo al secondo piano di palazzo Castellani, ove vennero sistemati gli oggetti recuperati dall’alluvione grazie alla collaborazione di specialisti anche stranieri.

Nel frattempo, Maria Luisa aveva proseguito altresì la carriera di docente universitario; ottenuta la libera docenza nel 1965 aveva insegnato storia della scienza presso l’Istituto di zoologia dell’Università di Firenze nell’anno accademico 1969-70; dal 1972 fu professore incaricato della stessa materia presso l’ateneo di Camerino.

Imponente fu la sua attività editoriale: oltre ad aver pubblicato più di un centinaio di lavori ha collaborato all’edizione della «Rivista di storia delle scienze mediche e naturali» dal 1943 al 1956; nel 1959 ha creato con Vasco Ronchi il periodico «Physis: rivista di storia della scienza» e fino al 1978 è stata membro del Comitato di redazione; mentre dal 1976 è stata primo direttore degli «Annali dell’istituto e museo di storia della scienza», una rivista internazionale da lei fondata nel medesimo anno.

Ha ricoperto numerosi incarichi nazionali ed internazionali: è stata vicepresidente dell’International union of the history and philosophy of science (IUHPS); membro dell’Académie internationale d’histoire des sciences; membro della Commissione per l’inventario mondiale degli apparecchi scientifici di interesse storico nonché della commissione bibliografica mondiale che afferisce alla IUHPS; consulente per l’Italia del Dictionary of scientific biography promosso dall’American council of learned societies.  

È stata insignita di svariati premi e riconoscimenti fra i quali la Medaglia d’oro per la scuola la cultura e l’arte della Repubblica Italiana nel 1967 nonché la prestigiosa Sarton Medal nel 1979.

È deceduta a Firenze nel 1981. Due anni dopo, l’IMSS ha istituito una borsa di studio internazionale a lei intitolata in storia della strumentazione.


Come direttore dal 1961 dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze (IMSS) ha contribuito a trasformare l’Istituto medesimo in un moderno ente museale nonché in un centro di ricerca di livello internazionale per gli studi di storia della scienza e per la valorizzazione degli strumenti tecnici e scientifici.  


«Ho incontrato Maria Luisa Righini Bonelli per la prima volta in occasione di una conferenza che il compianto I.B. Cohen, il grande studioso di Newton, tenne presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università di Firenze. Doveva essere il 1970 o il 1971. Maria Luisa presentò l’illustre ospite, dando prova della sua straordinaria verve comunicativa. Mentre Cohen parlava (capivo allora assai poco l’inglese!), Maria Luisa si alzò, venne verso di me e, come se ci conoscessimo da sempre, mi apostrofò: “Preparati a fare una domanda alla fine dell’intervento del prof. Cohen!!”. Ho poi saputo che era stato Paolo Rossi a suggerirle di coinvolgermi. Avevo appena terminato di tradurre per Einaudi i Newtonian Studies di Koyré. Per questo Paolo supponeva che avessi un perfetto dominio dell’inglese parlato.

Fu quello il primo di una lunga serie di incontri, tradottisi poi in affettuosa amicizia, che mi permisero di verificare come dietro quell’atteggiamento diretto e talvolta apparentemente burbero si celava una personalità di grande generosità e dolcezza. Come molti altri studiosi ebbi in seguito numerose occasioni per constatare il fondamentale contributo offerto da Maria Luisa allo sviluppo della storia della scienza in Italia e, soprattutto, alla sua piena integrazione con quei contesti accademici internazionali nei quali la giovane disciplina aveva già allora conseguito standard elevatissimi».

(Paolo Galluzzi, direttore dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze).

 

«Quando ero studente di dottorato all’Università di Cambridge nel 1965, il filosofo Gerd Buchdahl, mio supervisore, mi suggerì di recarmi ad Oxford per incontrare Alistair Crombie, l’autore di Augustine to Galileo, perché sapeva che questi stava scrivendo la biografia “definitiva” di Galileo. Nessuno poteva essere così sfrontato da scrivere del grande scienziato italiano senza consultarlo ed io doverosamente mi recai ad Oxford. Crombie mi ricevette con grande cortesia e, quando gli illustrai il mio progetto di ricerca, immediatamente disse: “Ma allora devi incontrare la Bomba Atomica”. Dato che la guerra nucleare era l’ultima cosa che mi interessava, supposi di non aver capito bene e chiesi a Crombie di ripetere il nome. “La Bomba Atomica” ripeté e, vedendo l’espressione enigmatica sul mio viso, egli mi spiegò che si stava riferendo alla personalità italiana più affascinante ed esplosiva: Maria Luisa Righini Bonelli, il Direttore dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze. Scrissi subito a Maria Luisa e le chiesi quando avrei potuto farle visita. “Vieni quando vuoi”, mi rispose, assicurandomi che la biblioteca del suo Istituto sarebbe stata a mia completa disposizione. Fu solo più tardi che appresi che lei rispondeva alle lettere invariabilmente in questo modo cordiale. Lei fu disponibile come promesso e mi diede ogni tipo di supporto che potessi desiderare. Non solo fece sì che mi fosse possibile consultare fonti manoscritte, ma anche si assicurò che incontrassi i suoi colleghi e mi invitò premurosamente alle splendide cene che dava per gli storici della scienza di passaggio a Firenze. Conosceva uno per uno tutti gli storici della scienza ed era generosissima con il proprio tempo e con i suoi consigli.

Maria Luisa aveva un eccezionale talento nello scoprire strumenti ed in un paio di occasioni ho avuto il privilegio di accompagnarla nella sua ricerca di tesori del passato: compassi, telescopi primitivi e libri antichi. Suo marito, l’illustre astronomo Guglielmo Righini, fu un ospite altrettanto splendido e mi insegnò molto sull’astronomia di osservazione. Maria Luisa era affascinata dall’uomo Galileo, non solo dallo scienziato, e questo la spinse a propormi di scrivere insieme un piccolo libro dedicato ai luoghi di Firenze e dintorni, in cui Galileo era vissuto. Il risultato, Galileo’s Florentine Residences, apparve nel 1979. La caratteristica di maggior pregio di questo volume è data dalle illustrazioni, che erano completamente dovute a lei. Nel 1973, Vasco Ronchi, Presidente della Società Italiana di Storia della Scienza ed esperto di storia dell’ottica, chiese a Maria Luisa e a me di organizzare un congresso internazionale sull’isola di Capri, dove possedeva una casa favolosa che si protendeva su una scogliera e che offriva una vista del Mediterraneo spettacolare. Il congresso si tenne nel 1974 e Maria Luisa ed io ne pubblicammo gli atti, che apparvero con il titolo Reason, Experiment and Mysticism in the Scientific Revolution per la collana Science History Publications di cui era Presidente Neale Watson, che diventò un amico stretto di Maria Luisa.

Ad un livello molto più personale, permettetemi di far menzione del fatto che Maria Luisa e suo marito Guglielmo accettarono di essere i padrini di nostra figlia Luisa, nata a Firenze ed orgogliosa di portare il nome di una delle persone più affascinanti e dotate che abbiano mai lavorato in storia della scienza».

(William Shea, Università degli studi di Padova).

 

«Ho cominciato a collaborare con Maria Luisa Righini Bonelli per riordinare, come lei desiderava, l’Archivio Storico del Museo di Fisica. Ben presto, però, grazie al talento e al ‘fiuto’ straordinari che la caratterizzavano, la ‘Professoressa’ cominciò a introdurmi allo studio degli strumenti scientifici conservati nel museo, convinta che questi sarebbero stati per me di grande interesse e che mi avrebbero letteralmente conquistato, come in effetti avvenne. Era certa che la mia curiosità scientifica avrebbe trovato non pochi motivi di attrazione in oggetti ancora poco noti e studiati. Giorno dopo giorno, con il suo modo diretto e coinvolgente, Maria Luisa mi mise sempre più a disposizione le sue profonde conoscenze e mi comunicò una passione nell’affrontare temi per me nuovissimi che non mi ha più abbandonato. Astrolabi e quadranti, orologi e strumenti meccanici e ogni oggetto della collezione, uno più misterioso dell’altro per me, acquistavano, grazie a lei, spessore e vita. Era un piacere inesauribile scoprire collegamenti tra questi oggetti e i documenti di archivio, scovarli citati in testi manoscritti, riconoscerli in disegni e incisioni, andare alla ricerca della loro origine e rintracciarne la storia. Quello che Maria Luisa comunicava era la difesa strenua  della peculiarità di un museo unico e irripetibile, simile, come diceva spesso, “ad un libro di scienza antica che si sfoglia pian piano con quel piacere che sanno dare solo i documenti originali”».

(Mara Miniati, Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze).

 

«Her death removes from the scene a much-loved personality, invariable known to her colleagues in other countries simply as Maria Luisa».

(M.A. Hoskin, Obituary. Maria Luisa Righini Bonelli (1917-1981), «Journal for the history of astronomy», vol. 13, 1982, p. 74).


Due lettere inedite di Giuseppe Giusti, Firenze, Le Monnier, 1947.

 

L' istituto e museo di storia della scienza di Firenze, Firenze, Ed. Poligrafico Toscano, 1953

 

Il Museo di storia della scienza di Firenze, Firenze,  Olschki, 1960.

 

Globi di Vincenzo Coronelli, Firenze, Olschki, 1960.

 

(con W.B. Shea), Reason, Experiment and Mysticism in the Scientific Revolution, New York, 1975.

 

II Museo di storia della scienza a Firenze,  Milano, Electa Editrice, 1976.

 

(con T.B. Settle), Egnazio Danti’s Great Astronomical Quadrant, in «Annali dell’Istituto e museo di storia della scienza di Firenze», IV, n. 2, 1979, pp. 3-13.

 

(con A. Van Helden), Divini and Campani: a Forgotten Chapter in the History of the Accademia del Cimento, in «Annali dell’Istituto e museo di storia della scienza di Firenze», VI, n. 1, 1981, suppl., pp. 3-176.

 Catalogo degli strumenti antichi al Museo di storia della scienza di Firenze, Firenze, 1980.

M.A. Hoskin, Obituary. Maria Luisa Righini Bonelli (1917-1981), «Journal for the history of astronomy», vol. 13, 1982, p. 74.

A. Rossi, Chi ricordiamo: Maria Luisa Righini Bonelli, «Il veltro», 26, 1982, pp. 105-106.

Bibliografia degli studi di storia della scienza di M.L. Righini Bonelli, «Annali dell'Istituto e museo di storia della  scienza di Firenze», VII, 2, 1982, pp. 169-184.

A. Rossi, Bonelli Maria Luisa, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1988, vol. 34, pp. 478-480. 

S.A. Bedini, Maria Luisa Righini Bonelli (1917-1981), «Technology and culture», 23, 3, 1982, pp. 531-533.

M.T. d’Alverny, Eloge: Maria Luisa Righini Bonelli, 11 November 1917-18 December 1981, «Isis», 75, 4, 1984, pp. 709-711, (con ritratto).


Sandra Linguerri
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