Spallanzani Marianna

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La collezione Spallanzani oggi.

Nata: 1739 ((Scandiano), Reggio Emilia)

Morta: 1802 ((Scandiano), Reggio Emilia)

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Marianna Spallanzani, sorella minore del celebre Lazzaro,  nacque a Scandiano nel  1739. Non si sposò mai e visse sempre nella casa natale, accudendo la numerosa famiglia del fratello Niccolò, il quale ebbe quattro figli dalla prima moglie e otto dalla seconda.
Nel 1769 Carlo Giuseppe Conte di Firmian, allora Ministro plenipotenziario per la Lombardia austriaca, offrì a Lazzaro Spallanzani  l’insegnamento  di storia naturale  presso la riformata Università di Pavia, incarico accettato di buon grado. Dovendosi appunto trasferire, l’abate naturalista lasciò la gestione della casa e dell’annesso gabinetto scientifico a Niccolò e a Marianna.   
Il loro compito era quello di occuparsi della collezione naturale del professore pavese che, a partire dal 1772, si arricchì progressivamente; nei mesi estivi, al termine delle lezioni, Lazzaro tornava regolarmente a Scandiano, per riposarsi, per svolgere l’attività di ricerca nel suo ampio laboratorio emiliano, e, con l’occasione, vi depositava reperti provenienti da viaggi, scambi con altri naturalisti, regali o acquisti.
La raccolta privata, custodita dai fratelli, andava ampliandosi così come la notorietà del suo proprietario e dette vita ad un piccolo patrimonio. L’esposizione del cospicuo materiale occupava nel 1786 cinque stanze: nella prima i minerali, nella seconda gli uccelli, nella successiva i pesci e qualche rettile, nella penultima i crostacei provenienti dal Mediterraneo ed infine le conchiglie ed i fossili. L’organizzazione museale, scevra dai rigidi criteri di disposizione a cui era obbligato il medesimo Spallanzani all’Università, risultava così, in sintonia con la sua avversione per la sistematica, più attenta alla curiosità dell’osservatore, improntata anche a dettami estetici volti a suscitare l’interesse del pubblico.  
Marianna doveva accompagnare i visitatori interessati al piccolo museo e preparare le sale o gli scaffali per l’arrivo di nuovi pezzi. Inoltre, mentre a Niccolò era stato chiesto nel dicembre del 1783 di conservare due testuggini provenienti da Chioggia, sappiamo, da una lettera del 13 aprile 1784  inviata da Pavia, che Marianna ogni anno era incaricata di mettere nel forno «con le solite diligenze» [Di Pietro, 1984, p. 155] gli esemplari di uccelli collezionati, per disinfestarli, evitandone il naturale deterioramento. Ancora a lei toccava la gestione dei prestiti librari dalla biblioteca personale ad amici del luogo.
Già nel 1782 la raccolta aveva subito un furto, forse proprio per una distrazione  di Marianna. Lazzaro tranquillizzò la sorella in un’epistola del 7 settembre, nella quale rivolgendosi a Niccolò scriveva: «Ho ricevuto la lettera vostra dove mi parlate del furto già noto. Dite intorno a ciò alla Marianna che non ci pensi punto, che stia allegramente e che consideri questo furto come se non fosse seguito».  Tuttavia non mancò di suggerire maggiore attenzione durante le visite, raccomandadosi di «chiudere le gioie dentro il burò del Gabinetto con chiave», consegnando poi le chiavi a Feliciana (altra sorella di Spallanzani). [Di Pietro, 1984, p. 147]. 
Nonostante i precetti imposti, fu sempre Marianna il 2 settembre 1786, ignara della congiura in atto, ad aprire la porta del museo a Serafino Volta, sostituto del celebre professore, allora in viaggio a Costantinopoli, presentatosi fittiziamente come «cavaliere fiorentino»[Mazzarello, 2004, p. 120]. Nessuno poteva sospettare delle macchinazioni che si celavano dietro questa visita: l’intento era quello di dimostrare che il professore di Scandiano, direttore del Museo dell’Università, avesse sottratto da Pavia corpi naturali ed esemplari zoologici, per inserirli nella sua collezione privata.  Tali vicende portarono successivamente ad un processo ufficiale nel quale  Spallanzani  fu assolto da tutte le accuse.
Si è conservata soltanto una lettera di Lazzaro a Marianna, datata 25 gennaio 1795, nella quale si parla di questioni personali: doni,  malanni, oppure  abiti e tessuti che la sorella preparava diligentemente su sua commissione.
Certo è che dal ricco carteggio con Niccolò traspare un sincero affetto del naturalista per la sorella minore: si dice spesso preoccupato per l’ingente carico di lavoro a cui era soggetta, si informa sempre sui suoi problemi di salute, si mostra premuroso e sollecito nel rispondere alle sue poche esigenze e ai suoi piccoli desideri, quale un taglio di stoffa o un vassoio per la casa.
Marianna morì a Scandiano tre anni dopo la scomparsa di Lazzaro, nel 1802.

P. Di Pietro (su progetto di), Edizione nazionale delle opere di Lazzaro Spallanzani, Parte prima, Carteggi, Vol. IX, Modena, Mucchi Editore, 1984.
P. Mazzarello, Costantinopoli 1786: la congiura e la beffa, Torino, Bollati Boringhieri, 2004.

Dario De Santis
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