Bianco Silvestroni Ida

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Ida Bianco nel suo studio a Roma. [I. Bianco SIlvestroni, 2002]

Nata: 1917 (Roma)

Morta: 20 Aprile 2006 (Roma)

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Nata a Roma nel 1917 si laurea alla Università «La Sapienza» di Roma. Nel 1939 presenta domanda al Prof. Cesare Frugoni per far parte della Clinica medica Universitaria, ove prende servizio il 19 ottobre. Nello stesso anno comincia a collaborare con Ezio Silvestroni (1905-1990) laureatosi nel 1934 ed assistente di ruolo. Nel 1941 Ida consegue la specializzazione a pieni voti in medicina interna e continua a lavorare in Clinica come assistente volontaria (senza percepire stipendio fino al 1949). Nel 1941 iniziano gli studi sulla talassemia in una Roma sempre più dilaniata dalla guerra.  Il 19 luglio del 1943 la capitale viene bombardata ed il Policlinico è gravemente danneggiato così come il piccolo laboratorio in cui si svolgevano le ricerche sulle microcitemie. Nell’immediato dopoguerra, sempre costellati da cospicui disagi, queste ricerche proseguono nel territorio ferrarese. Nel 1945 decidono di sposarsi. Sono anni di duro lavoro, in attesa della pubblica presentazione dei risultati conseguiti al convegno del 1949, finché, grazie ai continui sforzi corroborati dalla ingente mole di dati e verifiche, nel 1954 nasce il Centro studi della microcitemia di Roma, voluto e diretto dai due coniugi. Il lavoro prosegue per tutti gli anni Sessanta, con la creazione della Associazione nazionale per la lotta contro le microcitemie per garantire assistenza medica e tutela sociale ai pazienti, per prevenire nuove epidemie e indagare la patogenesi onde determinare migliori cure per le anemie.  I riconoscimenti tardano, ma l’attività svolta dal Centro non può essere ignorata: nel 1977 ricevono entrambi il Premio internazionale Manca per la medicina, promosso dall’Institute of international medical education e dalla italo-american medical education Foundation. A partire dagli anni Ottanta Ezio diminuisce progressivamente la sua mole di lavoro al Centro passando la gestione alla moglie. Ida nel medesimo periodo procede nella ricerca e nella stesura di nuovi lavori, collaborando con l’Istituto superiore di sanità. I problemi tuttavia non mancano: il 28 ottobre 1990 muore Ezio mentre i fondi necessari al mantenimento del Centro scarseggiano. Nell’ultimo decennio la situazione progressivamente migliora: oltre a nuovi fondi regionali, sono stati redatti diversi studi dedicati alla talassemia dall’Associazione nazionale per la lotta contro le microcitemie in Italia. Nel 1994 si svolge il Convegno su «La prevenzione dell’anemia mediterranea in Italia, oggi» che, attraverso il lavoro di numerosi ricercatori, chiarisce lo stato della lotta contro questa patologia. Il 13 dicembre 1999, a Roma, ha luogo il Convegno internazionale organizzato dall’Accademia nazionale dei Lincei: «The Talassemic Syndromes: a Symposium in honour of Ezio Silvestroni and Ida Bianco», nel corso del quale fu analizzata e ripercorsa in toto l’attività essenziale svolta dai due coniugi romani. Ida Bianco si è spenta nella capitale il 20 aprile 2006, pochi anni dopo la pubblicazione di una autobiografia completa che ci lascia il vivo ricordo di questa lunga e fervida attività.

Il lavoro di Ida Bianco e del marito Ezio Silvestroni è tuttora un esempio internazionale di medicina preventiva. I sorprendenti risultati clinici nello studio e nella prevenzione delle Talassemie sono la diretta conseguenza tanto di una ricerca scientifica rigorosa quanto dell’abilità nel sapere creare ex novo un’istituzione sanitaria efficace e duratura. Se già nel 1880 Antonio Cardarelli aveva descritto una patologia  denominata «anemia splenica» o «pseudo leucemia splenica infantile», solo nel 1925 Thomas Cooley e Pearl Lee furono in grado di delineare il quadro clinico della malattia senza però riuscire a determinarne la causa primaria. Nel 1941, partendo da uno studio cecoslovacco, Ida Bianco ed Ezio Silvestroni approdano alla talassemia (dal greco, Θάλασσα Thalassa: il mare, termine introdotto dai premi Nobel George Whipple e William Bradford per sottolineare lo stretto rapporto tra la malattia ed il bacino mediterraneo). Nel 1942 individuano i primi casi (7 su 400 soggetti esaminati) e definiscono il nuovo morbo Microcitemia avendo di fatto già colto nella macrocitosi (elevato numero di globuli rossi di minor volume e di forma anomala) la causa primaria della patologia. Dopo la presentazione dei primi risultati all’Accademia medica di Roma nel 1943, approfondiscono le ricerche sull’ereditarietà e sulle connessioni della talassemia con il morbo di Cooley. Lo screening della popolazione prosegue, nonostante l’assenza di finanziamenti per tutti gli anni Cinquanta, evidenziando una situazione più grave del previsto  (in Sicilia ed in Sardegna i casi di talassemia sono superiori al venti per cento della popolazione). Nel 1946, grazie ai fondi del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Ida Bianco ed Ezio Silvestroni dimostrano investigando la popolazione di Ferrara il legame diretto con il morbo di Cooley nonché la possibilità di prevenire l’insorgere della malattia attraverso il controllo delle unioni. La presentazione di questi primi anni d’indagine avviene al cinquantesimo Congresso della Società italiana di medicina interna. Nonostante l’appoggio di alcuni colleghi e la presentazione di una considerevole quantità di materiale, ai due giovani  non viene dato però né il dovuto riconoscimento né un sufficiente appoggio istituzionale. Ezio all’inizio degli anni Cinquanta è aiuto e libero docente presso l’Istituto di clinica medica generale e terapia medica dell’Università di Roma, dove Ida insegna Patologia Medica. I fondi necessari per un ampliamento della ricerca arrivano nel 1951 dalla Rockefeller Foundation attraverso il genetista Giuseppe Montalenti, interessato ad un'esame genetico familiare per comprendere il mantenimento dei densi focolai microcitemici individuati. In quello stesso anno i coniugi realizzano un documentario (La microcitemia,1951) per sensibilizzare la popolazione. Nel 1954 il presidente dell’Alto commissariato per l’igiene e la sanità pubblica, Tiziano Tessitori grazie all’interessamento di Vittorio Puntoni, allora preside della Facoltà di medicina e direttore dell’Istituto di igiene, stanzia un sussidio sufficiente ad avviare la creazione di un centro dedicato alla talassemia. Attraverso molteplici vicissitudini istituzionali, il Centro di studi della microcitemia di Roma viene ufficialmente riconosciuto dal Ministero della Sanità e finanziato regolarmente nel 1963, quando sul territorio italiano sono già attivi dal 1954 ben 7 sezioni del centro. Ida Bianco ed Ezio Silvestroni possono avviare così un vero e proprio «censimento ematico» attraverso la compilazione di registri ematologici in diverse provincie.Nel 1975, in virtù delle indagini sulle emoglobinopatie e di importanti progressi tecnologici, Yuet Wai Kan, con l’aiuto di diversi ricercatori, fra i quali  Mario Furbetta e Antonio Cao della Clinica pediatrica dell’Università di Cagliari, effettua la prima diagnosi prenatale di beta talassemia. Questa nuova diagnosi, associata alla tradizionale prevenzione prematrimoniale, portò ad un’ulteriore riduzione dei nuovi casi e dei decessi per talassemia su tutto il territorio nazionale. Nel 1993 in Lazio, ove il lavoro del Centro è stato sistematico e continuativo, si è raggiunto l’azzeramento delle nascite di malati di talassemia ed una drastica riduzione dei decessi  legati al morbo di Cooley.

Già al Congresso della Società italiana di medicina interna di Roma, nel 1949, nonostante le resistenze e le critiche ai due giovani ricercatori non mancarono interventi di colleghi che colsero pienamente  l’importanza degli studi in questione; il Prof. Marino Ortolani, che aveva seguito l’indagine nel ferrarese, sottolineò che «[…] si deve per esempio pensare nel caso che vengano due giovani a chiedere se dal loro matrimonio nasceranno figli col morbo di Cooley: in pochi minuti si può dar loro la risposta. Se la resistenza globulare è normale in tutti e due  non esiste la microcitemia e si può dire che non nasceranno figli con il morbo di Cooley […] Questo solo fatto dimostra l’importanza degli studi di Silvestroni e Bianco della scuola romana»

[Bianco, 2002, p.104.].

Il 13 dicembre 1999, in occasione del cinquantenario del cinquantesimo Congresso della Società italiana di medicina interna, ebbe luogo nella capitale il convegno internazionale « The thalassemic sindromes: a symposium in honour of Ezio Silvestroni and Ida Bianco», con il patrocinio del Ministero della Sanità. Il ministro Rosy Bindi scriveva:

«L’occasione mi è gradita per riconfermare l’attenzione con la quale il Ministero della sanità guarda ai sempre crescenti progressi nello studio e nella terapia delle patologie ematiche e in particolare della talassemia. Insieme all’impegno quotidiano dei ricercatori che operano in questo settore dell’ematologia e ai sempre maggiori investimenti ad esso dedicati, registriamo anche il rigore e la serietà con cui molte regioni italiane, nell’ambito degli obiettivi individuati dal Servizio sanitario nazionale,  stanno operando ai fini di assicurare servizi sempre più appropriati ed efficaci per questi pazienti».

Ed ancora il Prof. Antonio Ascenzi nel presentare Ida Bianco affermava:

«Il lavoro dei loro studi, ottenuti con determinazione nonostante innumerevoli difficoltà, non ebbe, nelle sue prime fasi, quell’impatto internazionale che avrebbe meritato. [...] Ora, cinquant’anni dopo gli studi di Silvestroni e Bianco, ci auguriamo che questo simposio internazionale in loro onore possa dare alla Prof.ssa Bianco, unico membro sopravissuto di quel gruppo di ricerca, qualche piccola soddisfazione, anche se tardiva. Quel genere di riconoscimento che ogni sincero ed intraprendente ricercatore vorrebbe ricevere dai suoi colleghi»

[The thalassemic syndromes: a symposium in honour of Ezio Silvestroni and Ida Bianco, 2001.]

E. Silvestroni, I. Bianco, Il metodo Simmel per lo studio delle resistenze globulari aumentate, in «Policlinico», Sez. Prat., 51, 1945.
E. Silvestroni, I. Bianco, Prime osservazioni di resistenze globulari aumentate in soggetti sani e rapporto fra questi soggetti e i malati di cosiddetto ittero emolitico con resistenze globulari aumentate, in «Bollettino e Atti della Accademia Medica di Roma», 69, 11, pp. 1-16, seduta del 26 novembre 1943.
E. Silvestroni, I. Bianco, Dimostrazione  nell’uomo di una particolare anomalia ematologica costituzionale e rapporti fra questa anomalia e l’anemia microcitica costituzionale, in «Policlinico», Sez. Med., 52, p. 105 e p. 137, 1945.
E. Silvestroni, I. Bianco, I., Microcitemia e morbo di Cooley, in «Bollettino e Atti dell’Accademia Medica di Roma, anni accademici 1945-46», pp. 3-4, seduta del 29 dicembre 1945.
E. Silvestroni, I. Bianco, I., Una particolare anomalia ematologica: la “microcitemia”, in «Minerva Medica», 2, 1946.
E. Silvestroni, I. Bianco, I., Nuove ricerche sulla trasmissione ereditaria della microcitemia, in «Policlinico», Sez. Prat., 54, pp. 1359-1370, 1947.
E. Silvestroni, I. Bianco, I. Sulla frequenza dei portatori della microcitemia nel Ferrarese, sui gruppi sanguigni dei microcitemici e sulla trasmissione ereditaria della microcitemia, in «La Ricerca Scientifica», 17, p. 20-21, 1947.
E. Silvestroni, I. Bianco, Screening for microcythemia in Italy: analysis of data collected in the past 30 years, in «American Journal of Human Genetic»; 27, pp. 198-212, 1975.
E. Silvestroni, I. Bianco, Education, screening, and genetic counselling in thalassaemia, «British Medical Journal» , 12, 1980. 
I. Bianco, Storia della Microcitemia in Italia, pagine di scienza e di vita, Roma, Giovanni Fioriti Editore,  2002.

 

 

The thalassemic syndromes: a symposium in honour of Ezio Silvestroni and Ida Bianco : convegno internazionale, Roma, 13 dicembre 1999, Roma, Accademia nazionale dei Lincei, 2001. 
I. Bianco Silvestroni, Storia della microcitemia in Italia, Roma , G. Fioriti, 2002.
S. Canali, Corbellini G., Lessons from anti-thalassemia campaigns in Italy before prenatal diagnosis, «Medicina nei secoli», 2003, 15, 1.
Talassemia. Dalla ricerca alla prevenzione: la storia dimenticata di Ida Bianco ed Ezio Silvestroni, «Sapere»,  2003, 69, 5, (1028).

Dario De Santis
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