Morandi Manzolini Anna

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A. Morandi Manzolini, Autoritratto, cera, foto di M. Ravenna, Bologna, Museo di Palazzo Poggi

Nata: 21 Gennaio 1714 (Bologna)

Morta: 9 Luglio 1774 (Bologna)

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Nata a Bologna il 21 gennaio 1714 da Carlo e da Rosa Giovannini, nella parrocchia di S. Martino, Anna Morandi studia disegno e scultura con i pittori Giuseppe Pedretti e Francesco Monti. Dopo il matrimonio nel 1740 con Giovanni Manzolini, dal quale ha numerosi figli –due soli dei quali, Carlo e Giuseppe, raggiunsero l’età adulta-, si dedica allo studio dell’anatomia, diventando tanto esperta nel modellare la cera da poter lavorare autonomamente alla morte del marito.

E’ aggregata come accademica d’onore all’Accademia clementina nel 1755; nel 1760 è affiliata alla Società letteraria di Foligno e nel 1761 all’Accademia del disegno di Firenze. Riceve inviti anche da Milano, Londra e Pietroburgo per lavorare negli istituti e nelle accademie di quelle città.

Nel 1756 riceve dal Senato bolognese la nomina di modellatrice in cera presso la cattedra d’Anatomia dell’Università con un onorario iniziale di 300 lire bolognesi, e con la possibilità di scegliere se tenere le lezioni presso l’Università o nella propria abitazione, come veniva consentito ai professori più illustri.

Nel 1769 contratta la vendita di tutte le sue preparazioni, degli strumenti e dei libri con il conte e senatore Girolamo Ranuzzi, il quale le offre un appartamento nel proprio palazzo affinché ella possa proseguire il suo lavoro. Anche in questa nuova sede sono numerosi i visitatori che accorrono ad ammirare le sue opere: il 14 maggio del 1769, lo stesso imperatore Giuseppe II fa visita alla Morandi e, rimasto profondamente colpito dai suoi manufatti, le dona un medaglione rappresentante la propria effigie.

Anna Morandi muore il 9 luglio 1774 e viene sepolta nella chiesa di San Procolo, in via D'Azeglio a Bologna, con funerali solenni come si conviene ad una cittadina illustre.

Nelle opere della ceroplasta bolognese, formatasi alla scuola sperimentale del famoso Istituto delle scienze, di cui facevano parte, per fare qualche nome, Iacopo Bartolomeo Beccari, Laura Bassi e Giuseppe Veratti, Tommaso Marini e Leopoldo Marc’Antonio Caldani, lo statuto anatomico risulta estremamente rinnovato sul piano epistemologico tanto per il circuito cervello-nervi-muscoli, quanto per l’originale risalto dato proprio agli organi di senso e in particolare alla facoltà della percezione.

Dai suoi straordinari manufatti emerge infatti il ruolo primario dato al sistema nervoso per il funzionamento della macchina umana, concepita come un tutt’uno le cui parti sono coordinate dal cervello, ovvero un originale concetto di anatomia strettamente legata alla fisiologia in cui vengono prese in considerazione le singole parti -organi interni, vene, arterie e nervi- pensate non come elementi isolati, ma nella loro attiva e necessaria interrelazione e in riferimento all’intero apparato organico esaminato, di cui ormai, al di là della forma, interessa principalmente la funzione, in una concezione meccanicistica del corpo umano. 

Spogliate di ogni connotazione retorica ed allegorica, le sue opere si presentano come espressione di una ricerca empirica tesa a raggiungere una conoscenza oggettiva della macchina umana.

Se, per un verso, nella sua produzione riecheggia chiaramente la lezione di Marcello Malpighi e di Giovanni Battista Morgagni nell’idea di un’anatomia non semplicemente descrittiva e morfologica; per l’altro, vi si prelude alla concezione neuro-muscolare che sarà fatta propria, per esempio, da Luigi Galvani, famoso anatomico e futuro padre dell’elettricità animale.

Su un piano tecnico generale, Anna realizza le proprie cere avvalendosi di conoscenze scientifiche reperite nei numerosi libri della sua biblioteca ed utilizzando una serie di ferri chirurgici professionali. Su un piano tecnico specifico, il metodo utilizzato nelle preparazioni era quello dello “spogliare”, che consiste nel porre sistematicamente a nudo i vari strati del corpo umano dall’esterno verso l’interno. Non conosciamo con precisione, almeno per ora, la tecnica di realizzazione concreta delle preparazioni in cera: accanto alle tecniche artigianali comuni, ogni ceroplasta si avvaleva di propri segreti. Probabilmente la Morandi possedeva una serie di calchi che le permettevano di riprodurre più tavole di uno stesso soggetto senza dovere, ogni volta, procedere a nuove dissezioni.


Il nome e la fama della ceroplasta Anna Morandi sono legati alla collezione di cere anatomiche, preparate in parte insieme al marito, Giovanni Manzolini, e conservate presso il Museo di palazzo Poggi, antica sede del rinomato Istituto delle scienze di Bologna ora ristrutturato. Tale collezione, che consta di 50 preparati, in origine si suddivideva in 10 sezioni, dedicate rispettivamente alla preparazione anatomica dell’occhio, dell’orecchio, del naso, della lingua, della mano, della laringe e faringe, del braccio, della gamba e del piede, delle parti dell’uomo destinate alla generazione, e, infine, alla preparazione anatomica dello scheletro.

Nel 1776, l’Istituto delle scienze di Bologna acquistò l’intera collezione e la sistemò nella stanza di anatomia dell’Istituto accanto alle opere del noto artista Ercole Lelli.

La produzione di Anna Morandi rappresenta una felice combinazione tra arte e scienza, in particolare tra arte e pratica anatomica: combinazione eccezionalmente importante per la sua collezione, i cui elementi derivano da una ricerca approfondita e dettagliata.

Dopo varie peripezie e spostamenti, dal settembre del 2000 la suppellettile anatomica di Anna Morandi è tornata nella sua dimora originale di via Zamboni 33.


Francesco Maria Zanotti, segretario dell’Accademia delle scienze di Bologna parla di Anna Morandi e della sua opera nel III tomo dei Commentarii dell’Istituto, e precisamente nella rubrica De re ostetricia: «Donna bella e piena d’ingegno tratta infatti con vigore i cadaveri e anche le membra in decomposizione, per poterli riprodurre e consegnare ai posteri. Allestì quindi la propria casa con parti del corpo umano, eseguite con arte mirabile e disposte nel modo più elegante; e le spiega … utilizzando un linguaggio semplice, nativo e puro, in cui nulla resta oscuro, ma con tanta chiarezza come se ne trova in uno studioso di anatomia»

[Zanotti, 1755, pp. 88-89]

 

Il matematico Sebastiano Canterzani, che succede nella carica di segretario dell’Accademia delle scienze a Francesco Maria Zanotti nel 1766, ne tesse un lungo elogio nel VI tomo dei Commentarii del 1783, sotto la rubrica De iis, quae Instituto ad facultates varias amplificandas accesserunt, probabilmente per celebrare le nuove suppelletili anatomiche venute ad arricchire, nel 1776, la già prestigiosa collezione dell’Istituto. «… Imparò in così breve tempo da poter servire con la sua opera il Lelli, se fosse stato necessario, e da essere in grado di rappresentare con la cera le strutture più complesse del corpo umano. Infatti preparò alcune tavole che rappresentavano gli organi di senso nell’uomo, e le fece tanto conformi al naturale da poter istruire coloro che ne erano interessati, senza che nulla sembrasse mancare allo stile per la verità e all’artefice per la cognizione della scienza anatomica. … Tutti ammiravano la sua cultura e la sua abilità, soprattutto coloro che consideravano tanto estraneo all’indole femminile non solo lo stare in mezzo ai cadaveri, bensì maneggiarli e sezionarli come faceva la Manzolini».

[Canterzani, 1783, tomo VI, pp. 13-15]

 

Il medico Luigi Galvani, nel 1777, compose l’orazione De Manzoliniana Suppellectili. In uno dei passaggi più eloquenti, egli, dimostrando grande sensibilità e sorprendente modernità, scrisse: «… che direste voi se altro io dichiarassi, e cioè che molto altro si aggiunge a questa suppellettile per il fatto che è opera di donna? Non direi forse una verità? Non è certo rarità che si coltivino Arti e Scienze da uomini che sembrano dalla natura stessa a ciò predisposti. Ma che se ne interessi non solo, ma anche che possa con massima sapienza trattarle, una donna, e anche ingrandirle e quasi condurle, oserei dire, agli estremi, la donna, che sembra nata per la lane e la tela, questo fatto non è davvero talmente raro da attirare a sé l’animo e gli occhi di tutti? Nella Manzolini inoltre questo, ancor più ammirabile si deve considerare, che per prima congiunse due arti tanto dissimili, tanto difficili, anche, ma del tutto adatte (per non dire indispensabili) a compiere lavori di tal genere, Scultura ed Anatomia, e le congiunse in modo da eccellere in ambedue e tutto questo quando specialissimamente la femminea natura è tanto più tenera e timida quanto la si conosce adatta al massimo ad attività piuttosto eleganti, così da sembrare inetta a studi simili colei che di solito e troppo spesso sviene o prova nausea o per lo meno si sbianca alla sola parola “cadavere”».

[Galvani, 1777 (tr. it. Quadrelli, pp. 94-103)]

 

 

Rebecca Messbarger, illustre studiosa di Anna Morandi Manzolini, afferma che le sue cere anatomiche «manifestano la profonda unione tra l’occhio che classifica e la mano che esplora, unione che caratterizza il nuovo ordine del mondo, tipica dell’Illuminismo».

[Messbarger, 2007, p. 39]

 


Biblioteca Universitaria di Bologna, Ms 2193, Catalogo delle preparazioni anatomiche in cera formanti il Gabinetto anatomico prima della Reggia Università.

 

Biblioteca Comunale Archiginnasio, Bologna, Ms B120, Lettere: Anna Morandi a Marcello Oretti (3 Sett.bre 1765); Anna Morandi al Senato bolognese (s.d.).

 

Istituto di Anatomia, Bologna, ms D 19, 1770, “Sig.ra Anna Morandi Manzolini, Cittadina Bolognese, Anatomica e Accademica d’Onore nell’Istituto delle Scienze di Bologna e alla Nobile Accademia del Disegno di Firenze e a quella di belle Lettere della Repubblica di Umbria aggregata”

 



 

F. M. Zanotti, De re Ostetricia, «De Bononiensi Scientiarum et Artium Istituto atque Academia. Commentarii», Bononiae, Ex Typographia Laelii a Vulpe, 1755, tomo III, pp. 88-89.

S. Canterzani, De iis, quae Instituto ad facultates varias amplificandas accesserunt, «De Bononiensi Scientiarum et Artium Istituto atque Academia. Commentarii», Bononiae, Ex Typographia Laelii a Vulpe, 1783, tomo VI, pp. 13-15.

L. Galvani, De Manzoliniana suppellectili (1777), in Opere edite ed inedite, Bologna- Tipografia di Emidio dall'Olmo, 1841 (tr. it. a cura di L. Quadrelli, in Alma Mater Studiorum: La presenza femminile tra XVIII e XX secolo, Bologna-CLUEB, 1988, pp. 94-103

A. Rebière, Les femmes dans la science, Paris, Librairie Nony & Cie, 1897, p.196.

M. Cavazza, "Dottrici" e lettrici dell'Università di Bologna nel Settecento, «Annali di storia delle università italiane», I, 1997, pp. 109-125.

The biographical dictionary of women in science. Pioneering lives from ancient times to the mid-20th century, ed. by M. Ogilvie, J. Harvey, New York-London, Routledge, 2000, p. 841.

R. Messbarger, Waxing Poetic: Anna Morandi Manzolini’s Anatomical Sculptures, «Configurations», 9/1, 2001, pp. 65-97.

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The Contest for Knowledge. Debates over Women’s Learning in Eighteenth-Century Italy, ed. by P. Findlen, R. Messbarger, Chicago&London, The University of Chigaco Press, 2005.

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Anna Morandi Manzolini, una donna fra arte e scienza. Immagini, documenti, repertorio anatomico, a cura di M. Focaccia, Firenze, Olschki, 2008.

 


Miriam Focaccia
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