Ferretti Zeffira

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Utero gravido sperimentale di Galli, conservato a Palazzo Poggi.

Nata: 1785 (Bagnacavallo, Ravenna)

Morta: 1817 (Patrasso, Grecia)

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Zeffira Ferretti nacque nel 1785, figlia di Maria Maddalena Petraccini e Francesco Ferretti di Bagnacavallo. Perse la madre ancora bambina, nel 1791, ma ne raccolse l’eredità, dedicandosi anch’ella alla chirurgia. Iniziò a studiare sotto la guida del padre, assistendolo altresì nelle sue funzioni presso l’ospedale di Bagnacavallo e probabilmente lo aiutò a vaccinare, nel 1806, la popolazione della cittadina contro il vaiolo.

Per la sua laurea in Chirurgia fece domanda direttamente al Ministro della pubblica istruzione che, nel periodo della Repubblica cisalpina, faceva capo a Milano dove il padre, in quanto funzionario della sanità per Bagnacavallo e dintorni, era ben conosciuto. Le disposizioni per il suo esame e la conseguente laurea, giunsero all’Università di Bologna direttamente dal sopracitato Ministero: contenevano una clausola che stabiliva che ogni decisione relativa alla possibilità per Zeffira di conseguire altresì la licenza a praticare la chirurgia, sarebbe stata presa solo dopo aver conosciuto gli esiti dell’esame. Il 31 ottobre 1803, dopo che Bologna, dal 1797, era stata aggregata alla Repubblica cisalpina, era stato infatti varato il nuovo Piano di disciplina delle università nazionali che comportava una radicale riorganizzazione delle istituzioni scolastiche e universitarie. Per quanto riguardava la facoltà medica, ne venne confermato lo sdoppiamento in due distinti corsi di laurea, medicina e chirurgia, ai quali vennero assegnate 11 cattedre. L’Università si conformò agli ordini del Ministero: l’esame fu difficile e la Ferretti fu interrogata dai professori di chirurgia, istituzioni di chirurgia e ostetricia, materia medica, medicina legale e chimica farmaceutica. Superò brillantemente la prova e, nel maggio del 1810, ottenne, ancora una volta da Milano, il permesso di presentarsi all’esame per l’abilitazione in chirurgia e ostetricia a patto che, una volta conseguita, avrebbe praticato esclusivamente sotto la supervisione del padre.

L’esame di abilitazione era suddiviso in due parti. Nella prima le si richiedeva di procedere a specifiche operazioni chirurgiche (sui cadaveri) e ostetriche utilizzando alcune macchine ideate dal chirurgo ostetrico Antonio Galli nella seconda metà del Settecento. Nella seconda, venne esaminata dai professori della Facoltà di medicina in ben undici materie. A quel tempo, tra l’altro, aveva già trascorso un anno di praticantato presso la Facoltà di medicina dell’ateneo bolognese, sotto la direzione del professor Giuseppe Atti.

Conosciamo poco dell’attività di Zeffira dopo che ottenne la sua abilitazione, anche se, presumibilmente, esercitò la professione con il padre, occupandosi soprattutto dei malati più piccoli. Nel 1812, morto il padre e non potendolo sostituire, la Ferretti si ritrovò senza lavoro e in difficoltà finanziarie. In suo aiuto intervenne nuovamente il governo centrale di Milano che la inviò a Parigi, forse per seguire un corso di specializzazione.

Al suo ritorno si trasferì ad Ancona e pare che qui ricoprisse la posizione di chirurgo della scuola per ostetriche della città. Di questa scuola però non rimangono tracce: ciò non deve comunque stupire poiché la resistenza, soprattutto “rurale”, nei confronti delle scuole per ostetriche era ancora, all’inizio dell’Ottocento, piuttosto forte.

Tuttavia, vicende non note portarono Zeffira ad abbandonare l’Italia e a trasferirsi all'estero: visse alcuni anni a Patrasso, dove morì nel 1817, alla stessa età della madre.

La fama di Zeffira Ferretti è legata a quella della madre, Maria Maddalena Petraccini, la quale in un breve manuale intitolato Memoria per servire alla fisica educazione dei bambini, divulgava il proprio metodo di allevare i neonati: un metodo originale e decisamente innovativo con cui, sbarazzandosi di false tradizioni e inutili superstizioni, sperava di poter aiutare le future madri a correggere abitudini sbagliate e dunque migliorare la salute dei loro figli.

Zeffira Ferretti si laureò in chirurgia il 20 novembre 1808 all’Università di Bologna; il 16 maggio 1810 ottenne l’abilitazione a professare la chirurgia e l’ostetricia, proseguendo la carriera interrotta dalla madre, prematuramente scomparsa.

«Figlia della già encomiata Maria Ferretti, corse velocemente e felicemente la difficile carriera delle scienze, né le lingue latina e greca le furono ignote. Studiò chirurgia nella Univ. Di Bologna, vi fu laureata nella facoltà medica, ed abilitata nell’esercizio della Chirurgia il 16 maggio 1810. Passò ad esercitare in patria, e fu chiamata dal Governo Italico a Milano, poscia inviata a Parigi, quindi destinata per tutte le Marche alla istruzione e direzione delle Levatrici, stabilendo la sua dimora ad Ancona. Molte vicende la condussero ad abbandonare l’Italia, ed a recarsi in Turchia, ove dopo alcuni anni cessò di vivere in Patrasso»

 

[Canonici Fachini, 1824, pp. 216-17. ]

 

G. Canonici Fachini, Prospetto biografico delle donne italiane rinomate in letteratura. Dal secolo XIV fino a’ giorni nostri. Con una risposta a Lady Morgan riguardante alcune accuse da lei date alle donne italiane nella sua opera “L’Italie”, Venezia, Dalla Tipografia di Alvisopoli, 1824, pp. 216-17.

E. Baldini, Maria Maddalena Ferretti, in Donne nella storia nel territorio di Ravenna, Faenza e Lugo dal Medioevo al XX secolo, a cura di Claudia Bassi Angelini, Ravenna, Longo, 2000, pp. 170-174.

The biographical dictionary of women in science. Pioneering lives from ancient times to the mid-20th century, ed. by M. Ogilvie, J. Harvey, New York-London, Routledge, 2000, p. 1006.

G. Berti-Logan, Women and the Practice and Teaching of Medicine in Bologna in the Eighteenth and Early Nineteenth Centuries, «Bulletin of the History of Medicine», 77, 2003, pp. 507-535.

Miriam Focaccia
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