Durazzo Grimaldi Clelia

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L'orto botanico di Genova

Nata: 1760 (Genova)

Morta: 1830 (Genova)

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Clelia Durazzo nacque a Genova da Filippo, naturalista e bibliofilo, e da Maria Maddalena Pallavicini, in una delle più insigni famiglie liguri.

Ebbe la prima educazione in un monastero della sua città, indi in uno milanese; di spirito acuto e vivace, continuò il suo percorso di studi sotto la vigile guida dei genitori. Iniziò ad interessarsi di botanica seguendo l'esempio del padre e dello zio, Ippolito Durazzo.

Dopo il matrimonio con Giuseppe Grimaldi, organizzò, fin dal 1794, un giardino botanico nella villa che questi possedeva a Pegli, fuori Genova, «della quale non so- scriveva Luigi Grillo- se possa essere altra più amena per l'ampia vista del sottoposto mare che innanzi vi si allarga, per le svariate colline ridenti di verzura che l'attorniano, per gli eleganti edifizi di campagna che le stanno da lato, per l'aria temperata, e per lunga stagione dell'anno soavemente olezzante del grato odore, che i fiori degli aranci, de' limoni e de' cedri vi spargono» [Grillo, 1846, p. 239]. Nel 1797 Clelia e il marito dovettero abbandonare la loro città per sfuggire ai tumulti che agitavano la repubblica ligure e si trasferirono a Parma, ove rimasero alcuni anni. Fu qui che Clelia si dedicò allo studio sistematico della botanica sotto la guida di Baldassarre Pascal, direttore dell'orto botanico locale nonché professore di botanica, il quale «a lei ne dichiarava i fondamenti, e la faceva esperta nel conoscere le piante esotiche e le indigene» [Grillo, 1846, p. 239]. Clelia cominciò così a visitare i giardini botanici della zona e le campagne parmensi, raccogliendo ovunque esemplari di piante: fu questo il punto di partenza del suo erbario. Sempre in questo periodo iniziò a collezionare i volumi per la sua biblioteca, che presto divenne una delle più celebri di soggetto botanico.

Per perfezionare le sue ricerche decise, con il consenso e la compagnia del marito, di recarsi in Austria, Boemia e Baviera, ove entrò in contatto con alcuni dei più noti botanici tedeschi: Franz Paula von Schrank le dedicò addirittura una specie di pianta, la Grimaldia assurgens che, secondo lo studioso tedesco, era stata erroneamente riferita da Linneo alle Cassie.

La consuetudine con questi scienziati fruttò alla sua collezione numerosi esemplari di piante, oltre a quelle personalmente raccolte, in particolare sulle vette alpine del Tirolo.

Durante il viaggio ella acquistò altresì numerosi volumi di botanica che andarono ad arricchire la sua biblioteca.

Terminato il viaggio nelle terre tedesche, i Grimaldi tornarono definitivamente a Genova, anche se Clelia preferiva risiedere per lo più a Pegli, località nella quale si dedicava alla cura del suo giardino che arricchiva di piante rare e ove sistemò la sua ampia biblioteca. A Pegli ella dedicava molte ore del giorno alla raccolta e alla preparazione degli esemplari per l'erbario, allo studio, alle discussioni con scienziati che le facevano visita, quali, per fare qualche nome, Domenico Viviani, Giovanni Maria Griolet, il Vincent, il Sasso: «e quivi delle cose di botanica con lei piacevolmente si ragionava!» [Grillo, 1846, p. 242].

Di animo generoso e devoto, non tralasciava neppure i doveri legati alla sua posizione sociale altolocata e agli incarichi del marito.

Alla morte di questi, Clelia si rinchiuse nella villa di Pegli, in cui passò gli ultimi anni della sua vita. Qui morì nel 1830.

La fama di Clelia Durazzo è legata alla ricchissima biblioteca di opere di botanica, composta da 550 volumi, e all'erbario, che in 100 scatole raccoglie 5000 specie di piante, che alla morte la marchesa lasciò alla biblioteca civica di Genova. Il suo erbario è oggi conservato al Museo civico Doria di storia naturale di Genova.

A partire dal 1794, ella diede altresì vita ad un orto botanico nella villa di Pegli, dove risiedeva, che arricchì di piante rare ed esotiche. In quegli anni l'attività di Clelia elevò il suo orto ad una notorietà in campo scientifico mai più raggiunta. Nel 1840 il nipote, Ignazio Alessandro Pallavicini, riedificò le due serre monumentali. La figlia di quest'ultimo le ristrutturò  così come ancora oggi possono essere ammirate. Il giardino fu donato al comune di Genova nel 1928.

«E' degna di luminosissimo posto fra le conoscitrici della botanica. Instrutta senza dubbio egregiamente nell'italiana favella, altrettanto si è fatta dotta nella latina. Trasfuso in lei quel genio per la botanica, che sembra ereditario alla famiglia Durazzo, supera essa forse ogni altro individuo nella perspicacia delle cognizioni, e fin anche lo stesso Ippolito. Fu educata a questa scienza dal professore Pascal di Parma, [...] »

[Canonici Fachini, 1824, p. 240]

 

«Una donna, che nel fiore della giovinezza si invaghisce dello studio delle scienze, che in questo si avvalora, e cresce col crescere dell'età, che tra le dottrine presceglie le delizie di Flora la botanica, che per arricchirsi delle necessarie cognizioni sostiene disagi di lontane peregrinazioni, si procaccia l'amicizia e la stima degli uomini più insigni, fa dovizia racolta di libri e di piante per erbario, non divaga l'animo in divagamenti ed in femminili leggerezze, ma tutta in sé raccolta dura sino all'ultima età nell'intrapreso divisamento, questa donna certamente levata sul comune del suo sesso non può non meritarsi l'ammirazione di tutti, e non deve mancare di scrittore che raccomandi il suo nome lodato alla posterità. Questa è Clelia Durazzo Grimaldi, che per le mentovate doti fu lume chiarissimo dell'età nostra, ed è al certo degnissima di onorata rimembranza [...]»

[Grillo, 1846, pp. 237-44.]

 

 

Clelia Durazzo Grimaldi

Nobile di sangue e d'ingegno

La cui perizia nelle cose botaniche

Ebbe dai professori testimonio credibile

Donava morendo alla patria

Più che 500 volumi e 5000 piante di molte generazioni

Il comune riconoscente

A lei decretava questa memoria

Li 21 luglio 1837

[Lapide nella Biblioteca civica di Genova]

Catalogues des plantes cultivées dans le jardin de Madame Durazzo de Grimaldi à Pegli, Gênes, 1812.

 

 

 

G. Canonici Fachini, Prospetto biografico delle donne italiane rinomate in letteratura. Dal secolo XIV fino a' giorni nostri. Con una risposta a Lady Morgan riguardante alcune accuse da lei date alle donne italiane nella sua opera "L'Italie", Venezia, Dalla Tipografia di Alvisopoli, 1824, p. 240

Clelia Durazzo Grimaldi, in Elogi di liguri illustri, di Luigi Grillo, Genova, 1846, pp. 237-46.

 

Miriam Focaccia
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