Monti Stella Cesarina (Rina)

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Rina Monti nel 1904 con un inserviente al lago Panelatte. [De Bernardi, 1990, p. 4].

Nata: 16 Agosto 1871 (Arcisate, Varese)

Morta: 25 Gennaio 1937 (Pavia)

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Poco si sa della vita privata di Rina Monti, se non che ebbe un carattere molto riservato. Proveniva da una famiglia di magistrati che nel 1859, per ragioni patriottiche, si era trasferita dall’Istria ad Arcisate, vicino a Como. Sia lei che suo fratello Achille (1863-1937), di otto anni maggiore, preferirono però gli studi scientifici a quelli giuridici. Rina si iscrisse quindi ai corsi di scienze naturali dell’Università di Pavia e nel 1892 ottenne la laurea a pieni voti. Rinunciò a diversi incarichi di insegnamento presso scuole secondarie per continuare le sue ricerche. Suo zio era professore di pediatria a Vienna, suo fratello Achille divenne professore di anatomia patologica a Palermo e Pavia, e sembra che anche Rina, pur consapevole delle difficoltà, fosse stata fin dall’inizio assai determinata a intraprendere la carriera universitaria.

Così rimase all’Università pavese; l’anno successivo fu nominata assistente di Francesco Sansoni (1853-1895), professore di mineralogia. Nel 1893 passò al Gabinetto di anatomia comparata di Leopoldo Maggi (1840-1904) e vi rimase fino al 1902. Nel 1899, a 28 anni, ottenne la libera docenza in anatomia e fisiologia comparata. Tre anni più tardi, sostituì Maggi nell’insegnamento e nella direzione del gabinetto, una posizione che dovette cedere tre anni dopo allorquando, dopo la morte di Maggi, la cattedra passò ufficialmente nelle mani di Andrea Giardina (1876-1948).

Rina cominciò a partecipare a vari concorsi nazionali, ricevendo lodi (e qualche critica) senza però riuscire a vincere. Nel 1905 venne incaricata dell’insegnamento di zoologia e anatomia comparata presso l’Università di Siena che era un piccolo ateneo, senza una Facoltà di scienze e con scarsissime attrezzature per la ricerca. Nel 1907 finalmente risultò seconda classificata in un concorso e come tale fu chiamata sulla cattedra di zoologia e anatomia comparata dell’Università di Sassari. Rina era la prima donna a salire su una cattedra universitaria del Regno d’Italia. L’ambiente dell’Ateneo sassarese, pur essendo piccolo e dotato di pochi mezzi, era vivace e incoraggiante, tanto che ella ricordò sempre con piacere quel periodo. Tre anni più tardi fu promossa a professore ordinario.  Nonostante la sua ferma intenzione a percorrere con successo la carriera accademica, Rina Monti non rinunciò a crearsi una propria famiglia. Sposò il geologo Augusto Stella (1863-1944), professore presso i politecnici di Torino e Roma. Dalla loro unione nacquero due figlie. Una di loro, Emilia Stella (1909-1994), continuò sulle orme di sua madre, diventando a sua volta una nota limnologa.Come negli altri paesi europei, pure in Italia la prima guerra mondiale ebbe un impatto considerevole sull’inserimento delle donne nel mondo del lavoro spesso chiamate a sostituire le posizioni lasciate vacante dagli uomini chiamati al fronte.

Nel 1915 Rina si trasferì a Pavia sulla prestigiosa cattedra di zoologia coprendo poi anche quella di anatomia comparata. Furono anni difficili, segnati dall’arrivo di soldati feriti e dalla quasi impossibilità di trovare mezzi per la ricerca. Nel 1924 fu comandata per curare, presso la neofondata Università di Milano, la sezione naturalistica. Vi rimase coprendo la cattedra di anatomia e fisiologia comparata della Facoltà di scienze nonchè l’incarico del corso di biologia generale e di zoologia e anatomia comparata per gli studenti della Facoltà medica. Nel 1936, su disposizione del Ministero, venne collocata a riposo e morì pochi mesi dopo, il 25 gennaio 1937, a soli 66 anni d’età.


Rina Monti fu la prima donna del Regno d’Italia a salire su una cattedra universitaria. Durante la sua carriera pubblicò 99 lavori scientifici. Già nel 1892, ancora studentessa, si fece un nome nei circoli zoologici italiani e stranieri per le sue eccellenti indagini microscopiche sull’istologia del sistema nervoso degli insetti. La neuroistologia era un campo nel quale l’Italia, specialmente Pavia, vantava una lunga tradizione e, a partire dagli studi di Camillo Golgi (1843-1926), che vinse il Premio Nobel nel 1906, anche un certo primato. Nel 1897 ottenne il premio Cagnola del Reale Istituto lombardo di scienze e lettere di Milano per la sua monografia sull’anatomia comparata dell’innervazione degli organi trofici nei cranioti inferiori. Nel 1899 fu nominata membro corrispondente di quell’Istituto, come pure, nell’anno successivo, dell’Anatomische Gesellschaft e dell’Association des Anatomistes, entrambe le società internazionali più prestigiose nel campo dell’anatomia e dell’anatomia comparata.

Pur non abbandonando mai del tutto gli studi microscopici ed istologico-citologici, Rina Monti non proseguì sulla strada della neuroistologia. Dopo un breve intermezzo di studi di protistologia, cominciati sotto la guida di Leopoldo Maggi, i suoi interessi si intensificarono sempre più nel campo dell’idrobiologia. Ed è qui che lasciò la maggior impronta sia istituzionale che scientifica, quantunque inizialmente in Italia fossero in pochi a comprendere l’importanza di questa inedita disciplina biologica.Suo venerato maestro fu Pietro Pavesi (1844-1907), professore di Zoologia a Pavia, il quale fornì per primo in Italia un approccio sistematico e analitico a questo tipo di studio. Seguendo le sue orme Rina sviluppò una visione globale nei confronti della vita di un lago, un approccio nel quale poteva far valere la sua ampia formazione mineralogica, zoologica, sistematica, comparativa, microbiologica, anatomica, fisiologica e chimica.

Data la novità, le ricerche richiedevano una solida formazione tanto teorica quanto metodologica e un’apertura mentale verso la formulazione di concetti e metodi innovativi: analisi fisico-chimica dell’acqua, misurazione della pressione osmotica all’interno degli organismi acquatici, descrizione, spesso originale, delle specie presenti, l’interazione tra fattori ambientali, lo sviluppo quantitativo e le migrazioni di date popolazioni, ecc.In un periodo in cui le infrastrutture turistiche erano ancora assai poco sviluppate e le attrezzature scientifiche specifiche poco sofisticate, Rina Monti non si fece scoraggiare né dall’immensità del compito né da pericoli o disagi. Si lanciò in imprese alpinistiche impegnative, per poi accamparsi sulle rive dei laghi alpini, percorrendo le acque con una barca smontabile, la Pavesia, appositamente ideata e costruita per lei, immergendo nelle acque strumenti di propria invenzione come il “Monti net tube” per estrarre campioni da analizzare in laboratorio.La sua attenzione era diretta in particolare sui laghi ossolani e valdostani (1903), sui valli Vigezzo ed Onsernone (1905) e sul lago del massiccio del Ruitor (1906). Particolarmente significativi furono gli studi sui laghi ad alta quota. Nel 1930, l’estinzione della vita nel lago d’Orta per l’inquinamento delle acque da scarichi industriali attirò l’attenzione generale sulla rilevanza dell’indirizzo ecologico della Monti. Gli ultimi anni li dedicò, in collaborazione con sua figlia Emilia, ai laghi trentini, nella fattispecie al lago del Molveno (1934).

Benché di alto valore scientifico, i suoi lavori miravano sempre anche a scopi pratici come la piscicoltura e la conservazione ambientale. Tenne stretti rapporti con il Club Alpino Italiano e molte associazioni naturalistiche locali. Due grandi monografie, Introduzione alla limnologia del Lario e L’alimentazione dei pesci nel Lario, compilate nel 1924 su ordine del Ministero dell’economia nazionale, raccolsero cinque anni di intensa attività da parte sua e dei suoi collaboratori, fra i quali molte donne. Tra le due guerre Rina Monti fu al centro di quasi tutti i progetti limnologici italiani, estesi anche ai laghi delle colonie.La limnologia italiana ottenne il suo maggior riconoscimento istituzionale con la fondazione dell’Istituto di idrobiologia italiano nel 1938 a Pallanza. Rina era morta l’anno precedente, ma l’istituto lavorò esplicitamente, per almeno 50 anni, nel suo spirito. L’istituto fu fondato da Rosa De Marchi Curioni (1865-1951) in memoria di suo marito Marco De Marchi (1873-1936), collaboratore della Monti; i primi tre direttori furono i suoi allievi: Edgardo Baldi (dal 1938 al 1951), Vittorio Tonolli (dal 1951 al 1967) e Livia Pirocchi Tonolli (dal 1967 al 1985) .


Otto Zacharias (1846-1916), noto pioniere dell’idrobiologia in Germania, fondatore della Biologische Station zu Plön, si congratulava nel 1905 con Rina Monti in quanto, oltre a spiccate qualità scientifiche, «non ha perso quelle caratteristiche alle quali, sfortunatamente, rinunciano troppe donne quando si dedicano all’educazione superiore della loro intelligenza». In particolare, Zacharias apprezzava la sua modestia, la gentilezza e lo charme naturale e il fatto che non avesse «ceduto all’aberrazione di fumare» [Zacharias, 1905].

Edgardo Baldi (1899-1951), il successore di Rina sulla cattedra di Milano nonché primo direttore dell’Istituto italiano di idrobiologia, la ricordò  come una «persona eretta – diritta e tesa alquanto al di là della naturalezza, così come la Sua volontà era tesa al di là delle cose più facilmente possibili, il busto lievemente arcuato all’indietro così che lo sguardo scendesse dall’alto – e una contenuta vibrazione quasi fisicamente visibile, come se il corpo anelasse a farsi più alto – e in realtà, secondo il ritmo ben scandito delle parole incisive, [...] la persona si sollevava sulle punte dei piedi ben giunti, come a saettare a modo dell’arco saldamente impugnato i ben indirizzati pensieri.» L’opera scientifica della Monti fu elogiata da Baldi come essenzialmente biologica ed ecologica «al di sopra del tecnicismo delle scuole nordiche» [Baldi, 1938, p. 348].

Tutti i suoi studenti la descrivono come una persona entusiasmante e cordiale ma anche severa e distante e che a prima vista li faceva intimorire. Livia Pirocchi sottolineò la vita ascetica e la dedizione della Monti verso il lavoro come «un ritiro quasi monacale, lungi da tutte quelle forme di esibizione e di mondanità che, secondo quanto Ella soleva ripetere, avevano il solo effetto di allontanare dal lavoro sereno e proficuo» [Pirocchi , 1937, p. 69].

Maffo Vialli, suo successore sulla cattedra pavese, mise l’accento sul fatto che «ella sentisse l’importanza di questo spirito tradizionalistico» legato a quell’Ateneo [Baldi, 1937, p. 405].

 


Ricerche microscopiche sul sistema nervoso degli insetti, in «Rendiconti. Istituto lombardo di scienze e lettere», s.2, v. 25, 1892, pp. 533-540.

Ricerche microscopiche sul sistema nervoso degli insetti, in «Bollettino scientifico», 15, 1893, pp. 105-122; e 16, 1894, pp. 6-17.

Lezioni di anatomia comparata del sistema nervoso, riassunte dallo studente A. Corti, Pavia, 1901.

Limnologische Untersuchungen über einige italienische Alpenseen (con una prefazione di Otto Zacharias), in «Plöner Forschungsberichte», 11, 1904, pp. 252-275.

La variabilità della pressione osmotica nelle diverse specie animali, in «Atti della Società Italiana di Scienze Naturali», 53, 1914a, pp. 391-448.

Introduzione alla limnologia del Lario, in La limnologia del Lario in relazione al ripopolamento delle acque ed alla pesca. Studi fatti sotto la direzione della prof. Rina Monti, Roma, Ministero dell’Economia Nazionale, 1924.

La genetica e la classificazione dei coregoni italiani e la loro variabilità in relazione coll’ambiente, in «Archivio Zoologico Italiano», 18, 1933, pp. 157-202.

 


E. Baldi, Rina Monti, in «Studi trentini di scienze naturali», 84, 1937, pp. 85-91.

E. Baldi, Rina Monti, in «Rivista di biologia», 25, 1938, pp. 347-361.

C. A., Rina Monti, in «Monitore zoologico italiano», 48, 1937, pp. 72-76.

R. De Bernardi, Outline of a history of limnological research in Italy, in «Memorie dell’Istituto Italiano di Idrobiologia», 50, 1990, 1-7.

M. Di Fabrizio, Rina Monti Stella, 1871-1937: Una donna per la scienza, Tesi di laurea in Storia della psicologia, Relatore Valeria P. Babini, Bologna a.a. 2003/2004.

S. Ranzi, Ricordo di Rina Monti Stella nel cinquantesimo della sua scomparsa, in «Istituto lombardo di scienze e lettere. Rendiconti», 121, 1987, pp. 173-182.

L. Pirocchi, In memoriam Rina Monti, in «Atti della Società italiana di scienze naturali», 76, 1937, pp. 54-69.

M. Vialli, Rina Monti, 1871-1937, in «Anatomischer Anzeiger», 84, 1937, pp. 399-409.

O. Zacharias, Hydrobiologische und fischereiwirtschaftliche Beobachtungen an einigen Seen der Schweiz und Italiens, in «Forschungsberichte aus der Biologischen Station zu Plön», 12, 1905, pp. 169-302.


Ariane Dröscher
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