Rosenstejn, detta Kuliscioff Anna (Anja)

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Anna Kuliscioff laureata.

Nata: 9 Gennaio 1857 (Moskaja sulla Crimea, Russia)

Morta: 29 Dicembre 1925 (Milano)

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Anna (oppure Anja) Rosenstejn, figlia di un benestante commerciante ebreo, passa un’infanzia serena a Moskaja in Crimea. La data di nascita non è certa ma viene generalmente indicato il 9 gennaio 1853 o 1857. A circa 18 anni decide di trasferirsi a Zurigo, dove si iscrive ai corsi di filosofia (1871-72) e poi al Politecnico (1872-74). L’università svizzera è tra le prime in Europa ad ammettere donne ai corsi di laurea, ma è anche meta di molti esuli e rifugiati provenienti da tutto il mondo. La vita studentesca e le discussioni con gli anarchici, i socialisti e i nichilisti la segnano profondamente. Costretta a rimpatriare per un provvedimento dello zar, si sposa in Russia con il rivoluzionario Piotr Makarevič (1851- ca. 1903) e si unisce insieme ad altri giovani agli anarchici internazionalisti vicini a Michail Bakunin (1814-1876). Visita le popolazioni contadine, si affianca a loro nel duro lavoro sui campi e si convince della necessità dell’uso della forza per liberarli dall’oppressione. Processata, fugge in Svizzera, cambia il suo nome in Kuliscioff, che in russo significa manovale, mentre continua a frequentare i circoli degli anarchici.

Nel 1877 conosce, durante un congresso, il socialista imolese Andrea Costa (1851-1910). Nel 1878 Anna Kuliscioff si trova con lui a Parigi quando vengono entrambi processati e imprigionati. Espulsa dalla Francia, decide di continuare la sua attività in Italia. Poco dopo viene processata per cospirazione anche a Firenze, roccaforte degli anarchici italiani. Questo processo, conclusosi dopo quasi un anno con l’assoluzione, la rende famosa in tutta la nazione, ma le procura un provvedimento di espulsione, mai revocato. Il terzo arresto avviene a Milano, dove gli eventi si ripetono. All’inizio del 1882 il rapporto con Andrea Costa, da lei giudicato troppo maschilista, è in declino e Anna si trasferisce con la figlia Andreina appena nata (8 dicembre 1881) a Berna. Qui vive nella casa dell’amica Alessandrina Ravizza (1846-1915) e si iscrive alla Facoltà medica.

Il suo impegno nello studio è straordinario, soprattutto nella parte clinica. Nel contempo convince Costa, che proprio nel 1882 è eletto primo deputato socialista in Italia, ad attivarsi per facilitarle il trasferimento in un’università italiana. Verso la fine di gennaio 1884 arriva a Napoli ove viene accolta calorosamente da Arnaldo Cantani (1837-1893), professore di clinica medica. Comincia a frequentare la Clinica ostetrico-ginecologica e intensifica i suoi interessi per le malattie delle donne e per la batteriologia. Nel 1885 Anna Kuliscioff conosce Filippo Turati, come Costa un personaggio politico di primo piano, che nel 1896 verrà eletto deputato e che sarà il suo compagno per i prossimi 40 anni.

Per laurearsi prepara una tesi sulla patogenesi della febbre puerperale, un flagello per le donne, specie se povere. A causa della lentezza burocratica, si decide a continuare i lavori sperimentali altrove. Si reca prima nella città di Torino nella quale conosce Cesare Lombroso (1835-1909) e le sue figlie Paola (1872-1954) e Gina (1872-1944) e poi nella città di Pavia in cui frequenta uno dei laboratori più prestigiosi, quello del futuro premio Nobel Camillo Golgi. Conclusa la tesi, torna all’Università di Napoli: è la prima donna a laurearsi in medicina e chirurgia. Nel novembre 1887 si trasferisce di nuovo, questa volta per specializzarsi nella Clinica medica di Achille De Giovanni (1838-1916) a Padova.

Dopo il trasferimento con Turati a Milano, cerca di farsi assumere come medico all’Ospedale Maggiore, ma viene respinta perché donna. Sfumata quindi sia la carriera accademica che quella di medico ospedaliero, inizia in via San Pietro all’Olmo 18 la sua attività di “dottora dei poveri”. Ma anche questa è di breve durata giacché, a causa di una tisi contratta durante la prigionia a Firenze e trasformatasi in tubercolosi ossea, non è più in grado di salire le scale. Si ritira tra le mura domestiche dove continua però la sua vivace militanza politica. Nel 1889 fonda con Turati e Costantino Lazzari (1857-1927) la Lega Socialista Milanese; nel 1892 promuove la fondazione del Partito dei Lavoratori Italiani, che poi diventa Partito Socialista Italiano. Si impegna nel movimento femminista, tenendo conferenze pubbliche affollatissime: la più famosa è pubblicata nel libro Il monopolio dell’uomo (1894). Nel 1891 assume, insieme a Turati, la direzione della rivista «Critica sociale», la loro “figlia di carta”. Il salotto della loro casa in Portici Galliera 23, con vista sul Duomo, diventa uno dei salotti più frequentati del socialismo e degli intellettuali e artisti europei. Nel 1898, durante le sommosse milanesi che seguono l’improvviso aumento del prezzo del pane, viene arrestata un’altra volta con l’accusa di sovversiva. Proclamato lo stato d’assedio, ella viene condannata a due anni di carcere, Filippo Turati a dodici. Nel dicembre dello stesso anno egli viene però scarcerato per indulto. Gli ultimi anni della vita di Anna Kuliscioff sono segnati da molte amarezze, problemi di salute, scissioni all’interno dei socialisti e l’ascesa del Partito fascista. Movimentata come la sua vita è anche il suo corteo funebre che ha luogo il 29 dicembre 1925 nel centro di Milano e che diventa bersaglio di violenti attacchi da parte di squadristi fascisti.

 


Anna Kuliscioff non copre mai una carica pubblica, ma è attivissima nei retroscena. Il suo socialismo è caratterizzato da forti componenti femministe, internazionaliste e inizialmente anche insurrezionaliste. Attraverso il suo salotto e un ampio carteggio esercita grande influenza sulle discussioni, sui dibattiti e sulle decisioni politiche mentre dà un grande contributo a sprovincializzare il giovane socialismo italiano. Al pubblico più ampio si rivolge come scrittrice, curatrice e ideatrice di libri, articoli e discorsi. Dirige con il suo compagno Filippo Turati la rivista «Critica sociale» e nel 1912 diventa direttrice di «La difesa delle lavoratrici». L’attenzione principale della Kuliscioff è dedicata alla questione femminile. Il suo femminismo si rivolge più che ai ceti borghesi – una caratteristica di altri movimenti femministi da lei combattuta con scherno e ironia – alle operaie e alle contadine. Si impegna per una legge a tutela del lavoro minorile e femminile che viene approvata nel 1902 con il nome di legge Carcano. Nove anni più tardi tuttavia subisce la sconfitta più amara quando perde la sua lotta per il suffragio femminile. Quello che invece potrebbe sembrare un fallimento personale, la decisione della figlia Andreina di disinteressarsi completamente sia del socialismo sia del femminismo e di sposare con rito religioso un giovane borghese, è approvata dalla Kuliscioff come atto di libertà individuale.

L’unica pubblicazione scientifica di Anna Kuliscioff è la sua tesi di laurea intitolata Sui microrganismi dei lochj normali, un contributo allo studio della febbre puerperale apparso sulla «Gazzetta degli Ospedali» e riassunto da Camillo Golgi (1843-1926) in una comunicazione davanti alla Società medico-chirurgica di Pavia. Negli anni Ottanta era stata appena svelata la natura infettiva della febbre puerperale ed era iniziata la “caccia” all’individuazione dell’agente patogeno. Il lavoro della Kuliscioff si inserisce nella fase iniziale di questa importante ricerca ed è diretto a isolare, descrivere e determinare le proprietà biologiche delle varie specie di microfiti, nonché  a verificarne gli effetti innocui o patogeni. Conclude la sua tesi con l’audace ipotesi che l’agente dell’infezione è da identificarsi non tanto in uno streptococco, come supposto da Louis Pasteur (1822-1895), ma in microrganismi di altra natura, i protei della putrefazione. Golgi dapprima sostiene l’ipotesi della Kuliscioff, tuttavia già nell’anno seguente viene smentita da altri collaboratori del suo laboratorio pavese.  


La figura quasi romanzesca di Anna Kuliscioff lasciava una profonda impressione sia in coloro che la conobbero sia in quelli che ne avevano soltanto sentito dire. La provenienza estera, i lunghi capelli biondi, gli intensi occhi azzurri, la statura gracile, il carattere energico e appassionato, il passato rivoluzionario, la partecipazione ai moti nelle capitali europee, l’instancabile attività, le relazioni amorose passionali e tormentate, la chiusura nelle mura domestiche, il lavoro nei retroscena, il salotto di fama europea – questo e altro contribuì a creare nell’opinione pubblica un personaggio che divideva le anime, diffamata dagli uni, trasfigurata dagli altri.

Il giudizio più famoso è di Antonio Labriola (1843-1904) che il 1° luglio 1893 scrisse in una lettera a Friedrich Engels (1820-1895): «A Milano non c’è che un uomo, che viceversa è una donna, la Kuliscioff». In modo simile si espresse 50 anni dopo il giornalista del «Corriere della Sera» Carlo Silvestri (1893-1955): «…il miglior cervello politico del socialismo italiano fu realmente quello della soave e fiera donna, innanzi alla quale non vi fu mai chi non si chinasse deferente e ammirato, Mussolini compreso» [Silvestri, 1947]. Paolo Treves (1908-1958), segretario di Turati, scrisse in Esperienze e Studi Socialisti: «Non è un mistero che Turati non facesse un passo importante senza l’approvazione di lei» [Treves, 1957, p. 335].

Della sua breve carriera scientifica non si sentono che pochi accenni, spesso offuscati da errori. Lo storico Luigi Belloni comunque sottolineò, non senza una certa simpatia, la determinazione con la quale Anna Kuliscioff condusse i suoi studi. I lavori sperimentali della sua tesi di laurea, pur condotti secondo le più moderne tecniche microbiologiche, mostrano anch’essi poche concessioni agli schemi tradizionali e poco rispetto verso le autorità scientifiche [Belloni, 1978].

Nel 1993 viene inaugurata a Milano la Fondazione Anna Kuliscioff con l’obiettivo di «contribuire alla conoscenza e allo studio della storia e del pensiero del socialismo italiano e internazionale». Il riconoscimento più recente arriva da New York dove il Museo ebraico ha allestito nel 2005 una mostra intitolata Il potere della conversazione: le donne ebree e i loro salotti e dedicata a quattordici donne che influenzarono la storia d’Europa, tra loro Anna Kuliscioff.

 


Sui microrganismi dei lochj normali. Nota preventiva, in «Gazzetta degli Ospitali», 7, 1886, pp. 612-613.  

Golgi, Camillo: Sui microrganismi dei lochj normali, studi fatti dalla signora Anna Kouliscioff nel Laboratorio di patologia generale, in «Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia», 1886, pp. 62-64; e «Gazzetta degli Ospitali», 7, 1886, p. 639. 

 


F. Damiani, F. Rodriguez, a cura di, Anna Kuliscioff. Immagini, scritti, testimonianze, Milano, Feltrinelli, 1978.

L. Belloni, Anna Kuliscioff allieva del Cantani e del Golgi, e le sue ricerche sulla etiologia della febbre puerperale, in «Physis», 20, 1978, pp. 337-348.

M. Casalina, La signora del socialismo italiano. Vita di Anna Kuliscioff, Roma, Editori Riuniti, 1987.

C. Mancina, Anna Kuliscioff, su www.pariopportunita.gov.it

P. Mocchi, La “dottora” dei poveri e la rivoluzionaria, su www.cronologia.it/storia/biografie/annakuli.htm.

C. Silvestri, Turati lo ha detto. Socialisti e Democrazia Cristiana, Milano, Rizzoli, 1947.

P. Treves, Portici Galleria 23, in P. Treves, Esperienze e Studi Socialisti, Firenze, La Nuova Italia, 1957, pp. 332-336.


Ariane Dröscher
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