Vecchi Anita

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Anita Vecchi. [Archivio storico dell'Università di Bologna]

Nata: 4 Marzo 1893 (Bologna)

Morta: 15 Luglio 1953 (Bologna)

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Nata nel 1893 a Bologna da Arcangelo e Ersilia Negroni Vecchi, entrambi insegnanti, Anita si iscrisse alla Facoltà di scienze naturali dell’Università di Bologna. Si laureò con la lode nel 1918, discutendo una tesi, Dell’influenza della tiroide e di altri estratti organici, sulla metamorfosi e riproduzione del Cyclops viridis, elaborata sotto la guida dell’istologo e anatomista Angelo Ruffino (1864-1929). Ricevette per questo lavoro il premio Vittorio Emanuele II e fu immediatamente nominata assistente incaricata e poi, nel 1919, aiuto di ruolo di Paolo Enriques (1878-1931) presso l’Istituto zoologico bolognese, un incarico che tenne fino al 1938. Nel 1927 conseguì la libera docenza in zoologia. In questi anni eseguì sotto la guida dello zoologo e genetista Alessandro Ghigi (1875-1970) ricerche sull’allevamento dei polli presso la Stazione provinciale di avicoltura di Bologna a Corticella. Oltre al lavoro di ricerca si impegnò nella didattica, supplendo Ghigi nei corsi di Zoologia e di Anatomia comparata presso gli atenei di Ferrara e di Bologna. A ventinove anni vinse i concorsi a cattedre nei licei e negli istituti tecnici a Lecce e a Reggio Emilia, ma rinunciò ai relativi incarichi, in quanto chiamata nel 1922 a insegnare zooculture nel Regio Istituto superiore agrario di Bologna e, in seguito, anche nelle facoltà di Scienze naturali e di Veterinaria. Questa materia era un insegnamento del tutto nuovo in Italia, ma Anita, di parole semplici ma precise, riuscì ad attirare e a interessare numerosi studenti, tant'é che, nel 1938, si chiese una cattedra per la disciplina che lei vinse. Tenne con entusiasmo pure lezioni di Zoologia speciale per gli studenti delle Facoltà di scienze agrarie e di Medicina veterinaria e, nel 1936-37, un corso di idrobiologia e piscicoltura. Insegnò fino alla sua morte, avvenuta, appena sessantenne, il 13 luglio 1953.

Fu nominata tra i primi accademici ordinari dell’Accademia nazionale italiana di entomologia e nel 1933 Accademica onoraria della R. Accademia delle scienze dell’Istituto di Bologna.

 


Anita Vecchi fu una pioniera delle zooculture in Italia, una materia che si interessa delle tecnologie di allevamento di insetti utili, come api e bachi da seta, uccelli, conigli e pesci. Pur producendo anche lavori di sistematica e sulla biologia dei crostacei, trovò il suo campo prediletto nella zoologia applicata. Negli anni Trenta fondò e diresse l’Istituto nazionale di apicoltura di Bologna che per merito suo divenne organo di consulenza tecnica del Ministero di agricoltura. Organizzò, inoltre, la Stazione provinciale di avicoltura e pubblicò un trattato fondamentale, Lezioni di zooculture (1939).

Tra i suoi 82 saggi, 24 riguardano l’apicoltura e sette la bachicoltura. Sempre convinta dello stretto nesso tra la zoologia e l’agraria, la Vecchi seppe abilmente collegare l’aspetto zootecnico con i recenti sviluppi nei campi della genetica e dell’ecologia. Fece esperimenti sull’influenza di determinate sostanze alimentari sulla produzione delle uova e della carne e sull’influsso ecologico dell’ambiente. Nel 1951 scrisse la prefazione alla traduzione italiana della famosa opera del Nobel austriaco Karl von Frisch (1886-1982), Nel mondo delle api.

 


Già nel 1918, durante la seduta dell’esame di laurea, il matematico Salvatore Pincherle (1853-1936) sussurrò che Anita Vecchi «diverrà una ottima insegnante», mentre Alessandro Ghigi (1875-1970) annotò che «Anita Vecchi fu dotata di un equilibrio assai raro, congiunto ad una squisita bontà e modestia, che la resero cara ed ascoltata a quanti ebbero la fortuna di conoscerla. Scrupolosa nell’adempimento dei suoi doveri, spesso anche materialmente gravosi» [Ghigi, 1953, p. 149]

Anche il suo allievo Guido Grandi (1886-1970) rievocò le doti personali di lei: «Anita Vecchi ereditò dai suoi maggiori doti singolari di bellezza, una vivida intelligenza, una dolcezza di espressione che avvinceva coloro che la avvicinarono, ma, soprattutto, un senso incantevole di equilibrio, che non fece perdere ad una donna, introdotta nel difficile mondo universitario, il senso della sua posizione e delle sue responsabilità. In Lei i freddi e ferrei procedimenti dell’indagine scientifica, che non può arretrare innanzi alla possibilità di nessuna conclusione, non hanno mai distrutto la grazia; né il suo temperamento, esuberante di femminilità, ha mai offuscato l’obbiettività della ricerca» [Grandi, 1953, p. 205].

 


Elementi scientifici di avicoltura, Bologna, Cappelli Editore, 1929.

Lezioni di Zooculture, Bologna, Tipografia Compositori, 1939.

K. v. Frisch, Nel mondo delle api. Traduzione dal tedesco di Ida Giavarini; prefazione di Anita Vecchi, Bologna, Edizioni Agricole, 1951.


A. Ghigi, Anita Vecchi, in «Annuario dell’Università degli Studi di Bologna«, 1952-52, pp. 149-150.

G. Grandi, Commemorazione dell’ Accademico corrispondente residente Anita Vecchi, in «Rendiconti. Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna. Classe di scienze fisiche», s. XI, 1, 1953, pp. 203-205.

Notizie sulla carriera didattica e sulla operosità di Anita Vecchi, Bologna, Società tipografica già compositori, 1937.


Ariane Dröscher
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