Nitti Bovet Filomena

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Filomena Nitti con il marito Daniel Bovet in laboratorio il 6 dicembre 1957.  [Bignami, 1993, p. 63]

Nata: 10 Gennaio 1909 (Roma)

Morta: 1994 (Roma)

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Una vita movimentata, a tratti tragica, sempre comunque appassionata e appassionante: così si può definire il percorso biografico di Filomena Nitti Bovet.

Nata il 10 gennaio del 1909, Filomena è figlia di Francesco Saverio Nitti – presidente del consiglio nel 1919-20 e noto economista – e di Antonia Persico, donna «meravigliosa» dotata di uno «straordinario spirito concreto dell’aiuto» [Gobetti, p.408]. Ha una sorella, Maria Luigia, e tre fratelli: Vincenzo, Giuseppe, Federico. Con quest’ultimo – medico – condividerà gran parte del suo percorso scientifico.

La sua infanzia trascorre fra Napoli – dove vive con i nonni paterni – e Roma, ove risiedono più stabilmente i suoi genitori. Con questi ultimi si ricongiunge soprattutto in occasione delle lunghe vacanze estive, trascorse nella casa di Acquafredda.

Dopo il 1922, a seguito degli avvenimenti legati alla marcia su Roma, la vita dell' allora tredicenne Filomena subisce una drammatica svolta. I Nitti sono sottoposti ad attacchi continui dalle squadre fasciste. La loro residenza romana viene assaltata, saccheggiata, distrutta. Tornano quindi a Napoli, dove la vita quotidiana non si rivela, però, meno dura. Persino andare a scuola rappresenta una difficile impresa: Filomena e Federico sono infatti bersaglio di continue aggressioni. Nessuno, del resto, si muove per difenderli; il preside reputa quasi «naturale» questo clima di violenta e criminale ostilità: la loro presenza a scuola rappresenta infatti, a suo avviso, «una provocazione» [Gobetti, p.405]. A loro volta i professori si dimostrano del tutto indifferenti e non spendono una parola a favore dei due allievi.

In un simile clima Francesco Saverio Nitti, costretto a più riprese a darsi alla clandestinità, matura la decisione di lasciare l’Italia. Parte con la famiglia alla volta di Zurigo. Qui i Nitti trascorrono un anno sprofondati in una «malinconia mortale» [Gobetti, p.407]: i ragazzi non possono frequentare la scuola, la vita è carissima. La decisione, allora, è quella di provare altrove: in Francia

A Parigi, effettivamente, le cose cambiano. Di tutti i membri della famiglia, Filomena è la prima a familiarizzarsi totalmente con il nuovo ambiente francese, di cui, «come un’esploratore» [Gobetti, p.409], assorbe ogni stimolo possibile.

La ragazza, che ha lasciato l’Italia dopo la licenza media, si iscrive subito ad una scuola serale dell’Alliance Française, per imparare bene il francese. Riesce quindi ad essere accettata in un liceo «molto conosciuto», il Sevigné. [Gobetti, p.409] L’esperienza scolastica parigina rappresenta per lei una vera e propria «lezione di civiltà»: il rispetto per le idee politiche, la solidarietà, l’importanza della cultura e il valore delle differenze: questo le viene trasmesso fra i banchi di scuola.

Terminato il liceo, si iscrive alla Facoltà di Scienze Naturali. Guadagna qualcosa, nel frattempo, svolgendo alcune ricerche nelle biblioteche parigine; in particolare per Gaetano Salvemini, che «arruola» la giovane per indagini bibliografiche che gli serviranno per il suo Mussolini Diplomate, pubblicato nel 1932 dalla casa editrice Gallimard .

Nello stesso periodo comincia la sua militanza politica.  Attorno al 1930 entra nella Jeunesse del partito comunista. Parte poi per la Russia, dove lavora sia al «Journal de Moscou», sia al Soccorso Rosso, in quegli anni diretto da una «donna straordinaria» [Gobetti, p.411], Elena Stassova. Quest’ultima esperienza la appassiona in modo particolare, e le fa considerare la possibilità di fermarsi in Russia e di rifarsi lì una vita. Non accadrà: il soggiorno moscovita dura infatti dal ’35 al ’36.

Una volta tornata in Francia, lavora per un paio d’anni come analista chimica nelle farmacie. In seguito (1938) entra, dapprima  «come ospite», poi con una borsa di studio, all’Istituto Pasteur, dove suo fratello Federico è già attivo da qualche anno presso il laboratorio di chimica terapeutica, al fianco di Bovet. L’incontro con quest’ultimo segna il futuro della giovane ricercatrice. Filomena  resta affascinata e conquistata da quest’uomo, che considera «un genio». [Gobetti, p.413] I due si sposano nel 1939.  Condivideranno una vita all’insegna dell’eccellenza scientifica e della passione per la ricerca.

Nel 1947 la coppia si trasferisce in Italia: Daniel Bovet assume la direzione del laboratorio di chimica terapeutica dell’Istituto Superiore di Sanità.

Nel 1964, a seguito delle dimissioni dal suo posto presso l’ISS, Filomena Nitti entra nel Consiglio Nazionale delle ricerche , presso il quale rimarrà fino al 1975.

Circondata com’è stata, nella sua vita, da uomini eccezionali (basti pensare al padre, Francesco Saverio Nitti, e al marito, Daniel Bovet), Filomena spesso viene ricordata proprio per questi legami famigliari. Più raramente il suo nome appare da solo; eppure, una sua propria fisionomia completa di scienziata non subalterna a nessuno, Filomena ce l’ha.

Il suo è un posto importante nella ricerca chimica terapeutica della prima metà del Novecento. L' impegno di Filomena, fin dagli anni trascorsi all’Istituto Pasteur, sarà determinante anche per l’assegnazione del premio Nobel a suo marito Daniel Bovet, avvenuta nel 1957. Non a caso in quello stesso anno lo psichiatra italiano Ugo Cerletti avrebbe scritto una lettera di congratulazioni ai due coniugi: rivolgendosi ad entrambi, in quell’occasione egli si felicitava per il fatto che l’attribuzione di quel premio sarebbe servita a finanziare una impresa di ricerca intimamente condivisa e, di più, costruita a quattro mani.

A questo traguardo, certo vissuto senza gli allori del riconoscimento ufficiale, la Nitti ci arriva grazie alla sua fiera indipendenza, alla sua determinazione e caparbietà. È una donna che, fin da giovanissima, costruisce con le sue mani il proprio futuro, faticando con entusiasmo per conseguire gli obiettivi voluti. Nel procedere in questa direzione, è accompagnata e sorretta da un forte senso di responsabilità civile: costretta con il padre e la famiglia ad abbandonare l'Italia nei difficili anni del fascismo, è proprio la sua sfortunata condizione di esule che le impone di compiere scelte di valore, collettivamente e socialmente capitalizzabili, in vista di un possibile ritorno in patria. Da qui deriva pure la sua scelta di dedicarsi allo studio delle scienze: non solo il risultato di una passione personale per la natura, ma anche la decisione meditata di imparare un mestiere  da «portar via» e da impiegare per il bene di tutti, un giorno, nel paese di origine, l'Italia.  [Gobetti, p. 412]

È così che, finito il liceo, Filomena si iscrive a biologia, specializzandosi, in particolare, nel settore della chimica biologica. Dopo la laurea e una breve parentesi di lavoro nelle farmacie di Parigi, intraprende la strada del dottorato per lo svolgimento del quale entra, come ospite, all’Istituto Pasteur.

È un periodo molto sereno e felice, quello trascorso nel celebre istituto parigino. Il Pasteur possiede infatti uno splendido rettilario dove la giovane ricercatrice può svolgere con gusto e profitto le sue ricerche per la tesi sui veleni di cobra. La novella Eva fra i serpenti è affascinata dalla creature che costituiscono l’oggetto dei suoi studi. Si rifiuta di indossare borsette, scarpe, capi in pelle di rettile.

In quegli stessi anni , presso l’Istituto, Filomena comincia la sua collaborazione con il fratello Federico e il futuro marito, Daniel Bovet. Siamo agli albori dell’epoca d’oro della farmacologia e dello sviluppo della chimica terapeutica. È un ramo della ricerca cui la scienziata giunge in virtù dei suoi studi per il dottorato: l’azione emolitica del veleno dei cobra  è lo spunto che la conduce ad approfondire la ricerca sul meccanismo di azione di altre tossine sull’organismo, in vista di eventuali terapie. 

Il terzetto Federico, Filomena, Daniel, rappresenta una squadra affiatata e intraprendente. Nel difficile periodo dell’occupazione tedesca usano l’unico strumento rimasto a loro disposizione – una radio – per aggiornarsi sugli sviluppi della ricerca in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Si dedicano alla coltivazione di ceppi di penicillina e, usando mezzi puramente artigianali, riescono a produrne piccole quantità, con cui poi riforniscono le forze francesi di liberazione.

Molteplici i campi della ricerca battuti in quegli anni dai tre. Dalla farmacologia generale alla chemioterapia sulfamidica; dalla farmacologia del sistema nervoso vegetativo alla terapia antiallergica; dall’impiego dei curari di sintesi in anestesiologia ai modificatori degli equilibri ormonici, alla farmacologia del sistema nervoso centrale.

A Parigi la Nitti partecipa da protagonista alla costruzione di una nuova strada della medicina sperimentale. Sono gli anni in cui le pazienti ricerche di laboratorio, compiute anche in condizioni non facili, gettano le basi per l’acquisizione di conoscenze poi condensate in un volume scritto a quattro mani da Filomena e Daniel e pubblicato nel 1948: Structure et activité pharmacodynamique des médicaments du système nerveux végétatif. Si tratta di un’opera che sarebbe servita da trampolino per gli sviluppi della ricerca, non solo francese, nei decenni successivi. Una vera e propria «bibbia»: questo l’appellativo che il libro si guadagnò all’interno della comunità scientifica. Una «miniera inesauribile di dati (…) di ipotesi di lavoro sulle relazioni tra meccanismi d’azione dei vari farmaci e processi fisiologici e fisiopatologici». [Bignami, 1993]

Nel 1946 torna finalmente in Italia.  É arrivato il momento di «portarsi a casa la cultura», come aveva pensato fin da giovanetta. Parte con il marito, Daniel Bovet, che accetta l’offerta di Domenico Marotta di dirigere il neonato laboratorio di chimica terapeutica dell’Istituto Superiore di Sanità.

L’arrivo dei Nitti-Bovet in Italia segna un momento importante nel processo di rinascita post-bellica del paese. Il loro laboratorio diviene un centro di eccellenza della ricerca farmacologica italiana. Rappresenta la meta di studiosi provenienti da tutto il mondo: fra questi, il Nobel Boris Chain.

Nell’istituto romano Filomena riveste un ruolo cruciale: accogliere i neofiti e svezzarli, iniziarli alla ricerca. A lei - energica, risoluta, competente, gentile -  spetta dunque il compito di dirigere la cosiddetta «scuola elementare» del laboratorio farmacologico, guidando l’apprendistato dei giovani talenti. Una vera e propria «maestra», al fianco della quale si formano anche altre protagoniste femminili della vita dell’ISS di quegli anni: Maria Marotta, Maria Ada Iorio, Wanda Scognamiglio, Marisa Bizzarri, Maria Amalia Ciasca.

In una foto, scattata nell’ottobre del 1957, i coniugi Nitti – Bovet sono ritratti con la loro equipe di collaboratori, attorno al grande tavolo della Biblioteca del laboratorio. Significativi gli atteggiamenti: Daniel guarda nell’obiettivo, con il suo sguardo timido ma diretto. Filomena, invece, è intenta a scrivere: l’immagine di una donna che segna il punto, batte la strada; che, pervicacemente concentrata, tiene la rotta di un viaggio appassionato nella scienza.

-         D. Bovet, F. Bovet-Nitti, Terapia chimica delle tireointossicazioni, «Settimana Medica», 1946

-    D. Bovet, F. Bovet-Nitti, Structure et activité pharmacodynamique des médicaments du système nerveux végétatif, Karger, Bale, 1948

-         D. Bovet, F. Bovet-Nitti, Il curaro, «Rendiconti dell’Istituto superiore di sanità», 1949, pp. 5-264

-         D. Bovet, F. Bovet-Nitti, S. Guarino, V.G. Longo, Proprietà farmacodinamiche di alcuni derivati della benzoilcolina dotati di azione curarica, «Rendiconti dell’Istituto superiore di sanità», 1949

-         D. Bovet, F. Bovet-Nitti, S. Guarino, V.G. Longo, M. Marotta, Proprietà farmacodinamiche di alcuni derivati della succinilcolina dotati di azione curarica, «Rendiconti dell’Istituto superiore di sanità», 1949

-         R. Fusco, V. Rosnati, F. Bovet-Nitti, D. Bovet, Qualche considerazione sul tema: struttura chimica e attività dei curari di sintesi. VI Congresso nazionale di chimica e XXII  Congrès de chimie industrielle, Milano, Settembre 1950, “Chimie ed Industrie”, 1950, «Rendiconti dell’Istituto superiore di sanità», 1951

-         D. Bovet, F. Bovet-Nitti, E.B. Chain, A. Beloff-Chain, Contributi allo studio farmacologico e biochimico del metabolismo intermedio. Nota II. Azione degli acidi grassi, degli alcool e delle aldeidi sull’intestino isolato ed esaurito di coniglio, con particolar riguardo alla risposta acetilcolinica, «Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei», 1952

-         D. Bovet, F. Bovet-Nitti, Un nuovo campo nella chimica terapeutica: gli ergotamminici di sintesi, «Attualità medica», 1953

-      D. Bovet, F. Bovet-Nitti, Rapports de structure entre sympathomimétiques et sympatholytiques. De l’adrénaline à l’ergotamine, in R. Hazard, Actualités pharmacologiques, Paris, Masson , 1953

-    D. Bovet, F. Bovet-Nitti, Le chlorure de succinylcholine, agent curarisant à brève durée d’action. Activité pharmacodynamique et applications cliniques, «Scientia medica italica», 1955

-    D. Bovet, F. Bovet-Nitti, A. Bettschart, W. Scognamiglio, Mécanisme de la potentialisation par le chloridrate de diéthylaminoéthyldiphénylpropylacétate des effets de quelques agents curarisants, «Helvetica Physiologica et Pharmacologica Acta», 1956

-         D. Bovet, F. Bovet-Nitti, G.P. Cantore et al., Su un nuovo principio contratturante isolato dalla medusa Rhizostoma pulmo L., «Rendiconti dell’Istituto superiore di sanità», 1957, pp. 449-456

-     D. Bovet, F. Bovet-Nitti, G.B. Marini Bettolo, Curare and Curare-like Agents, Amsterdam, Elsevier, 1959

-         D. Bovet, F. Bovet-Nitti, Curaro e sostanze curarosimili – Farmacologia, in Enciclopedia medica italiana, 1961

-      D. Bovet, F. Bovet-Nitti, G. Bignami, G. Orsingher, Contribution a une pharmacologie de l’apprentissage – Fonction thyroidienne et conditionnement à une reaction de fuite et d’évitement chez le rat, in C.F. Cori et al. , Perspectives in biology, Amsterdam, Elsevier, 1963

-     F. Bovet-Nitti, G. Bignami, D. Bovet, Antihistamine drugs on rat pregnamcy: effects of pyrulamine and meclizine, «Life science», 1963

-     D. Bovet, F. Bovet-Nitti, A. Oliverio, Effects of nicotine on avoidance conditioning of inbred strains of mice, «Psychopharmacologia», 1966

-     D. Bovet, F. Bovet-Nitti, A. Oliverio, Short and long term memory in two inbred strains of mice, «Life science», 1966

-     D. Bovet, F. Bovet-Nitti, A. Oliverio (a cura di), Attuali orientamenti della ricerca sull’apprendimento e la memoria. Atti del Convegno internazionale (Sassari e Roma 2-6 maggio 1967), Roma, Accademia nazionale dei Lincei, 1968-         D. Bovet, F. Bovet-Nitti, A. Oliverio, Memory and consolidation mechanism in avoidance learning on inbred mice, «Brain research», 1968

-    D. Bovet, F. Bovet-Nitti, A. Oliverio, Genetic aspects of learning and memory in mice, «Science», 1969

 

- G. Bignami, Ricordo di Daniel Bovet, «Annali dell'Istituto Superiore di Sanità», vol. 29, suppl. n.1, 1993
- G. Bignami, A. Carpi De Resmini, I laboratori di chimica terapeutica dell'Istituto Superiore di Sanità, Roma, Istituto Superiore di Sanità, 2005.
- C. Gobetti, Conversazione con Filomena Nitti, «Mezzosecolo. Materiali di ricerca storica», 6, 1986.

 

Roberta Passione
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