Foà Anna

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Ciclo vitale della filossera della vite (Tavola disegnata da A. Foà). [Grassi, 1912].

Nata: 16 Gennaio 1876 (Roma)

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Anna Foà nacque a Roma il 16 gennaio 1876 da Massimo ed Ester Lattes. Fu una delle migliori allieve del malariologo Giovanni Battista Grassi, docente di anatomia comparata all’Università di Roma con il quale si laureò discutendo una tesi sul polimorfismo sessuale di alcuni acari. Era stato Grassi medesimo a suggerirle l’argomento della dissertazione di laurea sulla base di un lavoro preliminare redatto dalla Foà, insieme ai laureandi Venanzio Marucci e Francesco Marassovich.

Subito dopo la laurea la Foà riprese lo studio sui flagellati, ovvero dei protozoi presenti nell’intestino delle termiti, che Grassi aveva iniziato a indagare con l’obiettivo di chiarire la funzione di quella presenza che appariva indispensabile alla sopravvivenza di quegli insetti. Si trattava di una indagine che come risultato complessivo portò alla precisazione delle caratteristiche della struttura dei flagellati e del loro processo riproduttivo descritto in una nota del 1904 uscita sui prestigiosi «Rendiconti della R. Accademia dei Lincei» a firma congiunta Grassi-Foà.

È proprio a partire da quell’anno che la collaborazione fra i due si fece più stretta allorquando Grassi, nominato docente anche di entomologia agraria, le affidò lezioni su argomenti specifici in ambito sperimentale naturalistico ma anche generali come variabilità, eredità, evoluzione. A partire dal 1905 Anna passò alla ricerca sul campo presso la neocostituita Stazione di Fauglia (Pisa), inaugurata allo scopo di avviare una campagna contro la filossera, un insetto parassita della vite. Pensando che la chiave di volta per sconfiggere questo flagello consistesse nell’indicare l’anello debole nella catena della sua riproduzione, Grassi elaborò un piano sistematico d’azione. Anna, da Fauglia, seguiva la parte progettuale ed esecutiva delle osservazioni nonché degli esperimenti, avvalendosi di una nutrita schiera di collaboratori come il tecnico Francesco Neri, il neolaureato Remo Grandori, un certo numero di giovani laureande tra le quali spicca Bianca Bonfigli alla quale, nel 1908, Grassi aveva assegnato come tesi di laurea lo studio della Phylloxera querce.

Sulla base di una investigazione insieme zoologica, tassonomica, ecologica e biogeografica, la Foà, coadiuvata dalla Bonfigli, mise a punto una serie di studi nel corso dei quali furono complessivamente delineati i caratteri di dodici specie di fillosserine italiane, individuate quattro nuove specie e, infine, esposti i cicli evolutivi di dieci specie, sei dei quali descritti per la prima volta, quattro precisati e corretti rispetto alle conoscenze precedenti. Una lunga monografia, Contributo alla conoscenza delle fillosserine ed in particolare della fillosserina della vite, venne infine pubblicata nel 1912 da Grassi, Foà, Grandori, Bonfigli e Topi.

Ben presto il laboratorio di Fauglia divenne una meta ambita nonché una grande opportunità per le giovani entomologhe incoraggiate dall’atteggiamento illuminato e progressista di Grassi rispetto all’istruzione scientifica femminile e dalla presenza di Anna la quale fu la relatrice delle tesi di svariate laureande.

Nel 1913, Dina Lombardi si addottorò in scienze naturali con una tesi sperimentale compilata seguendo i suggerimenti della Foà, nella quale tracciò il ciclo evolutivo di tre specie di afidi particolarmente dannose per le radici del grano. Quattro anni dopo fu la volta di Lidia La Face la quale, guidata sia da Grassi che dalla Foà, realizzò una serie di osservazioni sugli stadi di sviluppo post-embrionali di una cocciniglia delle canne, la Aclerda Berlesei Buffa, riservando una speciale attenzione alle differenze più significative che si riscontrano nella metamorfosi dei due sessi. Non si trattò di due casi isolati; stando ad una relazione sull’attività scientifica e didattica del laboratorio entomologico scritta nel 1920 da Grassi e Foà per il «Bollettino della Stazione patologica vegetale di Roma», a quella data erano in corso di stampa una nota di Maria Genna sulla nutrizione degli anofeli; una di Emilia Divizia sugli acari del genere Rhizoglyphus e un'altra di Faustina L’Abbate sull’apparato digerente di due tignole alimentate con farina ed uva.

Sul fronte della ricerca, nel 1916 la Foà diede alle stampe negli «Atti dell’Accademia dei Lincei», uno studio iniziato nel 1909 sul polimorfismo unisessuale del Rhizoglyphus echinopus nel quale sviluppava i risultati delle sue analisi precedenti sul dimorfismo unisessuale degli acari con l’obiettivo di determinare la natura ereditaria dei caratteri presenti nel sesso polimorfo.

Nel 1917, conseguita la libera docenza per titoli, fu nominata delegato fitopatologico del Ministero dell’agricoltura industria e commercio con il compito di vigilare sulle importazioni ed esportazioni dei vegetali. In questa veste, nel 1920, tenne un ciclo di conferenze per istruire i responsabili delle campagne contro la fillossera sulle tecniche da adottare per rallentare e contrastare l’andamento dell’infezione.

A partire dal 1918 pubblicò, per lo più nei «Rendiconti dell’Istituto bacologico di Portici», una serie di articoli sul ciclo di sviluppo del baco da seta nei quali chiarì alcuni punti del processo che porta alla creazione delle membrane embrionali, dimostrando infondata l’opinione secondo la quale le cellule vitelline giocano un ruolo nella formazione dell’embrione.

Nel 1920, vinse il concorso a professore ordinario di bachicoltura sia presso la Scuola superiore di agricoltura di Perugia sia in quella di Portici, ove si trasferì nel 1921.

Qui la Foà non si occupò più di indagini sulla fillossera, nonostante l’autorità raggiunta in questo campo e consacrata dai prestigiosi riconoscimenti di Filippo Silvestri e Carlo Börner, orientando le proprie ricerche sul baco da seta e in particolare sul ciclo morfologico e biologico di un protozoo, il Nosema bombycis Nägeli, responsabile della prebina (un’infezione) del baco da seta. Un'ulteriore linea di indagine riguardò i fattori ereditari ed ambientali che determinano i fenomeni di bivoltinismo. Gli esperimenti, tutti eseguiti da lei direttamente o da laureandi della Scuola di agraria sotto la sua supervisione fin dal 1921, furono compendiati in un articolo edito nel 1927 negli «Annali dell’Istituto di Portici», Osservazioni ed esperienze sul bivoltinismo del baco da seta, in cui ecologia e mendelismo rappresentavano le cornici teoriche esplicative delle prove sperimentali.

Nel frattempo la carriera accademica della Foà aveva raggiunto il suo apice con la nomina a professore ordinario nel 1924. Ciononostante,  l’ambiente di Portici le appariva alquanto chiuso e provinciale rispetto a quello romano soprattutto sotto il profilo dei rapporti umani.

 Nel corso degli anni Trenta continuò il programma di ricerca sul bivoltinismo, seppure sensibilmente rallentato da problemi di salute.  Scrisse alcune voci per l'Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti. Nel 1938 la Foà, colpita dalle leggi razziali del regime fascista, fu costretta ad abbandonare tutti gli incarichi accademici; venne altresì espulsa dalla Società dei naturalisti di Napoli della quale era membro.
Morì nel 1944.


Il lavoro entomologico di Anna Foà si segnala in particolare per aver pienamente ricostruito il ciclo di sviluppo della filossera della vite e, soprattutto, per aver indicato nuovi efficaci metodi di lotta contro tale parassita.

«Gli studi della Prof. A. Foà condotti con grande cura e competenza, segnano un notevole progresso nella soluzione del controverso problema del ciclo di sviluppo del parassita della pebrina, e meritano di essere presi in seria considerazione da parte di coloro che si occupano di tali ricerche».

(Recensioni. Foà Anna. Modificazioni al ciclo morfologico e biologico del Nosema bombycis, Nägeli, in «Bollettino della R. Stazione sperimentale di gelsicoltura e bachicoltura di Ascoli Piceno», III, 3, 1924, p. 133).

Richard Heymons, inviato in Italia dal governo tedesco allo scopo di esaminare l’organizzazione degli studi di entomologia applicata adottata nel nostro paese, espresse un giudizio lusinghiero per l’opera svolta dal laboratorio entomologico romano e, in particolare, per i recenti risultati conseguiti da Grassi «insieme colla sua fedele collaboratrice sig.a dott.a Anna Foà nell’approfondire le conoscenze sulla biologia della fillossera».

 (G.B. Grassi, A. Foà, Breve relazione sull’attività scientifica e didattica del laboratorio di entomologia agraria della R. Università di Roma, Tipografia Cuggiani, Roma, 1920, p. 15).


Studio sui Cytoryctes vaccinae, «Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, classe di scienze fisiche, matematiche e naturali», s. 5°, XII, 1, 1903, pp. 64-71, 88-93. 

Ricerche intorno a due Flagellati parassiti, ivi, XIII, 1, 1904, pp. 121-130.

Ricerche sulla riproduzione dei Flagellati, ivi, XIII, 2, 1904, pp. 618-625.

Due nuovi Flagellati parassiti, ivi, XIV, 2, 1905, pp. 542-546.

(con G.B. Grassi) Ricerche sulla riproduzione dei Flagellati, «Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, classe di scienze fisiche, matematiche e naturali», s. 5°, XIII, 2, 1904, pp. 241-253.

(con R. Grandori), Studi sulla filossera della vite. Differenze tra la Filossera gallicola e la Filossera radicicola, «Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, classe di scienze fisiche, matematiche e naturali», s. 5°, XVII, 1, 1908, pp. 276-281.

(con G.B. Grassi), Le nostre ultime ricerche sulla filossera della vite (fino a settembre 1909), «Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, classe di scienze fisiche, matematiche e naturali», s. 5°, XVIII, 2, 1909, pp. 161-169. 

G.B. Grassi, Contributo alla conoscenza delle filosserine ed in particolare della fillossera della vite del Prof. Battista Grassi e dei suoi allievi Dott. Anna Foà, Dott. Remo Grandori, Dott. Bianca Bonfigli e Dott. Mario Topi, Ministero d'agricoltura, industria e commercio, Roma, Tipografia nazionale G. Bertero e C., 1912.

(con G.B. Grassi), Breve relazione sull’attività scientifica e didattica del laboratorio di entomologia agraria della R. Università di Roma, Roma, Tipografia Cuggiani, 1920.

Influenza del maschio nella trasmissione della pebrina nel baco da seta, Istituto bacologico della R. Scuola superiore d’agricoltura in Portici, Portici, Stabilimento tipografico Ernesto della Torre, 1924.

 Il modo di agire della selezione secondo le più recenti vedute della genetica, Portici, 1924.

 Le spore del Nosema bombycis resistono da un anno all’altro?, «Bollettino della R. Stazione sperimentale di gelsicoltura e bachicoltura di Ascoli Piceno», II, 1, 1923.

Come si presenta il Nosema bombycis nelle uova del baco da seta, dalla deposizione alla schiusura, in «Informazioni seriche», X, 8, 1923.

Modificazioni al ciclo morfologico e biologico del Nosema bombycis, Nägeli, Istituto bacologico della R. Scuola superiore d’agricoltura in Portici, Portici, Stabilimento tipografico Ernesto della Torre, 1924.

(con A. Romeo) La variabilità nelle uova del baco da seta studiata in rapporto alla produzione del sesso, R. Istituto superiore di agricoltura in Portici, Portici, Stabilimento tipografico Ernesto della Torre, 1925.

Osservazioni ed esperienze sul bivoltinismo del baco da seta, «Annali del R. Istituto superiore agrario di Portici», s. 3°, vol. II, 1927.


Fascicolo personale di Anna Foà, pos. AS2270, Archivio generale studenti, Università di Roma "La Sapienza". 

Corrispondenza Anna Foà/ Giovanni Battista Grassi, Fondo archivistico “Grassi”, Museo di anatomia comparata, Università “La Sapienza”, Roma.

Relazioni manoscritte di Anna Foà, Vennazio Marucci e Francesco Marassovich con correzioni e aggiunte autografe di Grassi, Fondo archivistico “Grassi”, scatola 8, Museo di anatomia comparata, Università “La Sapienza”, Roma.

A. Foà, Diari di osservazioni presso l’Osservatorio di Fauglia, Fondo archivistico “Grassi”, scatola 20, Museo di anatomia comparata, Università “La Sapienza”, Roma. 

Lettere di Francesco Neri a Anna Foà dall’Osservatorio anitifilloserico di Fauglia, Fondo archivistico “Grassi”, scatola 21, Museo di anatomia comparata, Università “La Sapienza”, Roma. 

Disegni e fotografie ritagliati per tavole di A. Foà, Fondo archivistico “Grassi”, scatole 23-24, Museo di anatomia comparata, Università “La Sapienza”, Roma.

Recensioni. Foà Anna. Modificazioni al ciclo morfologico e biologico del Nosema bombycis, Nägeli, in «Bollettino della R. Stazione sperimentale di gelsicoltura e bachicoltura di Ascoli Piceno», III, 3, 1924, pp. 131-133.
A. Vigna Taglianti, Storia dell'entomologia romana, «Atti del XII congresso nazionale di entomologia», Roma, 1980, pp. 5-66. 

E. Capanna, a cura di, Battista Grassi, uno zoologo per la malaria, «Parassitologia», vol. 38, Supplemento 1, dicembre 1996, pp. 1-46.

G. Israel, P. Nastasi, Scienza e razza nell’Italia fascista, Bologna, Il Mulino, 1998, pp. 163, 245.

A. Capristo, L’espulsione degli ebrei dalle accademie italiane, Torino, Silvio Zamorani editore, 2002, p. 252.

P. Govoni, Donne e scienza nelle università italiane 1877-2005, in Storia, scienza e società: ricerche sulla scienza in Italia nell'età moderna e contemporanea, a cura di Paola Govoni, Bologna, CIS, 2006, p. 265.

S. Linguerri, G.B. Grassi, A. Foà and the Story of the Stone Carver, in More than Pupils. Italian Women in Science at the Turn of the 20th Centuty, eds. by V.P. Babini, R. Simili, Firenze, Olschki, 2007, pp. 159-181.


Sandra Linguerri
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