Foà Chiaromonte Bice

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Bice a Napoli sotto l'orologio di S. Eligio [Foà Chiaromonte, 2006, p. 94]

Nata: 1930 (Napoli)

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Bice Foà nasce a Napoli nel 1930, ultima di 5 figli, in una famiglia laica di origini ebraiche la cui storia si intreccia con quella di altri grandi famiglie, i Sereni, i Tagliacozzi, i Pontecorvo. La casa in cui Bice cresce è frequentata da intellettuali che saranno personaggi importanti della cultura e della politica italiana: l’avvento delle leggi razziali del 1938 segnerà una cesura nella vita della giovane. Nel dopoguerra decide di iscriversi a ingegneria (come già aveva fatto un altro fratello, Armando), perché, come lei stessa racconta, «se faccio matematica poi finisco ad insegnare». Tuttavia, nelle sue parole, al momento dell’iscrizione «l’impiegato della segreteria disse al suo collega: “guarda, un’altra ragazza!”. Io chiesi chi era l’altra» - continua - «la conoscevo poco e forse non mi era molto simpatica. Pensai che se fossimo state noi due sole per forza avremmo dovuto fare comunella. Così – con buona pace dell’orientamento scolastico e professionale – ritirai i documenti e andai ad iscrivermi ad architettura» [Foà Chiaromonte, 2006, pp 120-121]
Gli anni dell’Università a Napoli vedono un forte impegno sociale e politico. Eletta al consiglio interfacoltà nelle liste del «Fronte della gioventù», nel 1953 Bice si iscrive al Partito Comunista Italiano. Mentre frequenta il terzo anno, il Professor Quaroni (1911-1987), titolare della cattedra di urbanistica, le propone, insieme ad altri studenti tra cui Antonio Quistelli, Flora Borrelli, Vittorio Caruso, Lorenzo Pagliuca, di recarsi a Matera per compiere un’indagine campione sui Sassi, per studiare una «modalità di rappresentazione di quel groviglio di stradine, “vicinati”, grotte che fungevano da abitazione e non solo» [Foà Chiaromonte, 2006, p. 128]. Gli studenti, gli «architettini» come venivano chiamati affettuosamente dalla popolazione locale, sono assunti dal Genio Civile di Potenza come «canneggiatori», e il lavoro prosegue per tutta l’estate. A Matera, dove era in corso l’indagine parlamentare sulla miseria, Bice incontra un clima di grande fermento, e, tra gli altri, conosce Rocco Mazzarone (1912-2005) e Rocco Scotellaro (1923-1953), per il quale il gruppo napoletano prepara la bozza di piano regolatore di Tricarico, il paese di cui era sindaco. Tornata a Napoli, è attiva nei Comitati per la rinascita del Mezzogiorno e nell’ambiente del PCI; vive gli studi di architettura come impegno politico. Accolta come socio uditore nella sezione napoletana dell’Istituto nazionale di urbanistica (INU), compie una ricerca sull’habitat dei vicoli Politi, area vicino all’Ospedale militare dove abbondano i fondaci, e collabora con lo studio di Luigi Cosenza (1905-1984), noto architetto, professore alla facoltà di ingegneria e consigliere comunale.
Nel 1956 sposa il dirigente del PCI Gerardo Chiaromonte (1924-1993), allora funzionario e vice di Giorgio Amendola (1907-1980), con cui avrà due figlie, Franca, nel 1957, e Silvia tre anni dopo. Dopo la nascita della primogenita, Bice sospende gli studi di architettura benché le manchino solo due esami, e consegue la maturità artistica che le permetterà di insegnare disegno tecnico. Quando Gerardo viene nominato nel 1965 responsabile della sezione agraria nazionale, l’intera famiglia si trasferisce a Roma, dove Bice è professoressa negli Istituti per geometri di Palestrina e di Frascati, per poi passare all’insegnamento dell’educazione artistica nelle scuole medie della capitale. Si laureerà in architettura, con la votazione finale di 110/110, solo nel 1970. A Roma Bice prosegue l’impegno politico nel PCI, in stretto contatto con gli intellettuali e i militanti che gravitano in quell’area. All’inizio degli anni ’70, sulla base della lunga esperienza maturata nel mondo della scuola, è tra i promotori con Luciana Pecchioli, prima presidentessa, del Centro di iniziativa democratica degli insegnanti (CIDI), che intendeva affrontare nodi quali i «contenuti culturali dell’insegnamento, la ricerca e acquisizione degli strumenti indispensabili per la formazione critica dei giovani, la rivalutazione del ruolo degli insegnanti, in una scuola di massa qualificata ai più alti livelli» [Foà Chiaromonte, 2006, p. 304].

B. Foà Chiaromonte, Donna, ebrea e comunista. Una vita con i grandi italiani del ‘900, Roma, Ed. Memori, 2006
Francesca Patuelli
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