Sittignani Maria Giovanna

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Licenza liceale di Maria Giovanna Sittignani. [Archivio storico dell'Università  di Bologna].

Nata: 10 Ottobre 1879 (Ravenna)

Morta: 4 Agosto 1947 (Genova)

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Nata a Ravenna il 10 ottobre 1879 da Pietro Sittignani e Teresa Masotti, Maria Giovanna iniziò precocemente la carriera d’insegnante nel 1897 ancor prima di conseguire la licenza liceale a Faenza nel 1900 presso il Liceo "Evangelista Torricelli" ove la prima allieva, Elvira Pasi, era stata ammessa nel 1886.

Iscrittasi alla Facoltà di scienze dell’Università di Bologna, durante il corso di studi si interessò di analisi e geometria presentando tre tesi orali, rispettivamente, su “Le basi della teoria delle funzioni analitiche e il metodo dei valori medi di Pringsheim. Applicazione particolare del teorema di Laurent”; “Sull’indimostrabilità del postulato di Euclide (considerazioni metrico-proiettiva)”; “Sulla rifrazione astrale”.

Il 19 maggio 1905 si laureò in matematiche pure discutendo una tesi su Le funzioni intere che riassumeva «i principali risultati ottenuti nell’ambito della teoria delle funzioni trascendenti intere per quanto riguarda la mutua dipendenza dell’andamento assintotico del valore assoluto della funzione, della successione dei coefficienti e di quella delle radici». Il giudizio unanime della commissione, formata da Salvatore Pincherle, Cesare Arzelà e Adolfo Merlani, sottolineava «la buona coltura dell’autrice nell’Analisi» nonché «le sue qualità di ordine e di chiarezza» in virtù delle quali «la materia, non poca né facile, contenuta nella dissertazione è bene distribuita, lucidamente esposta e ordinata secondo vedute abbastanza originali» [Archivio storico dell'Università di Bologna, fascicolo degli studenti "M. Sittignani"].

Nel 1908 pubblicò sul «Giornale di matematiche di Battaglini» una nota estratta dalla tesi e intitolata Le funzioni intere di genere finito. In essa l’autrice utilizzò un criterio sincronico d’indagine storica allo scopo di ordinare in maniera sistematica e logica i risultati fondamentali conseguiti nello sviluppo della teoria in questione principalmente da parte di Weierstrass, Languerre, Hadamard, Poincaré, Borel, Lindelöf, Boutroux; risultati interpretati alla luce delle conoscenze più recenti. 

Nel 1908 entrò di ruolo in matematica e fisica nelle scuole medie. Insegnò prima a Bari e poi presso il Liceo "Andrea D’Oria" di Genova. Qui si iscrisse nuovamente all’università conseguendo nel 1923 la laurea in Filosofia.

L’anno seguente partecipò al quinto Congresso internazionale di filosofia tenutosi a Napoli, presentando nella sezione “Storia e filosofia della scienza” la relazione La verità scientifica secondo Henri Poincaré. La tesi di fondo è che Poincaré abbia adottato nella sua riflessione filosofico-scientifica un punto di vista che potrebbe definirsi «neokantiano» giacché se, da un lato, il suo scopo è quello di far cadere le pretese assolutistiche e dogmatiche del discorso scientifico mediante una sua revisione critica; dall’altro, salvaguarda il valore di conoscenza oggettiva della scienza. E concludeva sostenendo che Poincaré, allorquando afferma che «i principi delle matematiche sono filosoficamente delle convenzioni», non si riferisce al valore gnoseologico di tale disciplina; anzi, egli ravvisa il fondamento delle matematiche «in principi di natura sintetico-intuitiva, che s’impongono necessariamente al nostro spirito» [Sittignani, 1924, p. 600]. 

All’attività professionale nella scuola secondaria affiancò l’impegno editoriale pubblicando una trentina di lavori scientifici nel campo della matematica, della filosofia e, soprattutto, della didattica della matematica.

In qualità di membro della Società "Mathesis" – un organismo fondato a Torino nel 1895 da Rodolfo Bertazzi per riunire gli insegnanti di matematica delle scuole medie e che nel tempo fece sentire la propria voce in merito ai vari provvedimenti legislativi sulla scuola secondaria –  intervenne più volte su questioni di politica scolastica. A tale proposito si segnala l’accusa rivolta nel 1923 alla riforma ministeriale di Giovanni Gentile di abbassare il livello della cultura scientifica nelle scuole secondarie, determinato dalla riduzione delle cattedre e degli orari per materia. Veniva così misconosciuto non solo «il valore formativo intellettuale e morale delle discipline scientifiche»,  ma persino il loro «scopo informativo» soprattutto nel nuovo liceo femminile per il quale non era previsto alcun insegnamento scientifico [Di Sieno, 1998, p. 792].   

Di tenore differente un articolo edito parecchi anni più tardi nel «Bollettino di matematica» del 1940 dal titolo Sul programma di matematica delle scuole medie nel quale esprimeva un giudizio tutto sommato positivo circa “La carta della scuola” promulgata nel 1939 dal ministro Giuseppe Bottai: «[…] poste le condizioni che la nuova scuola media è triennale e che l’orario di matematica è di tre ore settimanali per classe, questi programmi, prescindendo da qualche particolare della distribuzione, danno l’impressione di un optimum relativo alle condizioni stesse; e in parte rispondono a voti espressi da associazioni matematiche» [Sittignani, 1940 (b), p. 92].

Sempre nel 1940 pubblicò un ulteriore saggio sul «Bollettino dell’unione matematica italiana» nel quale rivendicava l'alto valore formativo della matematica al pari delle discipline umanistiche e raccomandava di fornire una solida cultura scientifica alle future classi dirigenti mediante l’introduzione nel liceo classico di programmi di matematica aggiornati e orari non troppo contratti.

Morì a Genova nel 1947.


Le funzioni intere di genere finito, «Giornale di matematiche di Battaglini», 1908-1909.

Sull’indimostrabilità del postulato di Euclide, «Periodico di matematiche», s. 3°, 1908.

L’elemento matematico applicato allo studio dell’infinito nel «De docta ignorantia» di Nicolò Cusano, «Rivista di filosofia neoscolastica», n. 3-4, 1922.

Il valore della filosofia della scienza di Henri Poincaré sotto l’aspetto pedagogico, «Rivista pedagogica», n. 8, 1924.

La verità scientifica secondo Henri Poincaré, «Atti del V congresso internazionale di filosofia» (Napoli, 1924), Napoli, Perrella, 1925.

Il dilemma leopardiano, «Rivista di filosofia», n. 1, 1925.

Commemorazione di Alessandro Volta nel primo centenario della morte 1827-1927: conferenza agli studenti del R. Istituto Lambruschini, «Bollettino del R. provveditorato agli studi della Liguria», n. 3-4, 1927.

Sulla “Geometria degli Indivisibili” di B. Cavalieri, «Periodico di matematiche», s. 4°, 1933.

Identità combinatorie (Temi di esercitazioni), «Bollettino di matematica», 36, fasc. I, 1940 (a).

Sui programmi di matematica della scuola media, «Bollettino di matematica», 36, fasc. VI, 1940 (b).

Il fine culturale della matematica nel liceo classico, «Bollettino dell’unione matematica italiana», II, 1940.


S.C., Maria G. Sittignani, «La rassegna», XXXIV, 1926, parte Notiziario, p. 157.

E. Togliatti, Maria Giovanna Sittignani, «Bollettino dell’unione matematica italiana», 3, 1948, p. 56.

Archivio storico dell’Università di Bologna, Fascicoli degli studenti, “Maria Sittignani”.

F.G. Tricomi, Maria Giovanna Sittignani, in Matematici Italiani del primo secolo dello stato unitario, «Memorie dell'Accademia delle scienze di Torino, classe di scienze fisiche matematiche e naturali», 4, 1962, p. 105.

http://web.math.unifi.it/archimede/matematicaitaliana/biografie/tricomi/sittignani.html

S. Di Sieno, Storia e didattica, in La matematica italiana dopo l’unità. Gli anni tra le due guerre, a cura di S. Di Sieno, A. Guerraggio, P. Nastasi, Milano, Marcos y Marcos, 1998, pp. 765-816, in particolare  pp. 792, 810.

F. Toscano, F. Gabici, Scienziati di Romagna, Milano, Sironi, 2006, p. 342.


Sandra Linguerri
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