Ferrieri Castelli Anna

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Anna Ferrieri Castelli nel 1987 fotografata assieme alla sedia 4870 [Morozzi, 1993, p.23]

Nata: 6 Agosto 1920 (Milano)

Morta: Luglio 2006 (Milano)

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Anna Ferrieri nacque a Milano il 6 agosto del 1920. Il padre Enzo, scrittore, regista e giornalista, aveva fondato nel 1920 la rivista «Convegno»; l’anno successivo la casa editrice Convegno editoriale; nel 1922 aveva dato vita a il “Circolo del Convegno”, dove si incontravano e discutevano alcuni degli intellettuali più all’avanguardia dell’epoca: Luigi Pirandello, Italo Svevo, Umberto Saba, Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Camillo Sbarbaro, Riccardo Bacchelli. Fu in questa atmosfera molto speciale che crebbe Anna, respirando una cultura internazionale. Educata alla disciplina e al perfezionismo, in un clima progressista e antifascista, si definì timida ma determinata, talvolta anche aggressiva.

Nel 1938, nonostante i problemi con la matematica e la poca propensione al disegno, si iscrisse ad Architettura al Politecnico di Milano. Unica donna del suo corso a laurearsi, fin da subito si discostò dal neoclassicismo lombardo imperante, per avvicinarsi alle nuove avanguardie d’oltralpe, seguendo soprattutto le audaci idee del Bauhaus.

Fu Franco Albini, che Anna considerò sempre un maestro, ad indirizzarla verso il razionalismo moderno: per due anni, a partire dal 1942, lavorò nel suo studio di via Panizza. «Il tirocinio con Albini, che rappresentava, nel clima generale di restaurazione, l’architettura moderna, è stato un incentivo al perfezionismo, alla razionalità […] I due anni in questo studio […] sono stati soprattutto una scuola morale e di metodo. Frequentandolo viene a contatto con Belgioioso, Bottoni, Cerruti, Gardella, Mucchi, Peressutti, Pucci, Puntelli, Rogers, gli architetti del famoso piano per la ricostruzione di Milano AR (Architetti riuniti) […] Lo studio Albini è dunque la porta per entrare nel vivo del dibattito sull’architettura moderna a fianco dei razionalisti italiani. » [Morozzi, 1993, p. 5]

Nel 1943 si era intanto laureata in Architettura con una tesi sulla Galleria Vittorio Emanuele; nello stesso anno sposò il compagno di studi Giulio Castelli. Dalla loro unione nacquero due figli. Insieme lasciarono Milano occupata dai tedeschi; rientrati solo dopo la liberazione, Anna aprì un suo studio, occupandosi prevalentemente di arredamenti d’interni, mentre collaborava altresì alla redazione di «Casabella Costruzioni».

Dal 1959 al 1973, prima come collaboratrice poi come associata, lavorò col noto architetto Ignazio Gardella. Questa rappresentò una scelta anche ideologica: Anna decise di fare dell’architettura il proprio mestiere, un mestiere fondato sul quotidiano e pratico rapporto tra la progettualità e la realtà cui la prima deve sempre far riferimento.

Fra i suoi progetti: gli uffici tecnici dell’Alfa Romeo ad Arese; la sede centrale Kartell di Rinasco; gli uffici direzionali e l’edificio mensa e servizi della Tecnitub di Podenzano; gli uffici direzionali Castek di Milano; lo stabilimento di Limbiate; il restauro e la ricostruzione di edifici storici, tra cui il Chiostro del Bramante a Milano. Partecipa altresì ai piani regolatori di Milano, Torino e Genova; al progetto di un quartiere pilota costruito a Vicenza; a diversi piani urbanistici in Italia e all’estero.

Cessata la collaborazione con Gardella, aprì nuovamente un proprio studio, lavorando parallelamente come art director per Kartell, l’azienda fondata dal marito.

Il suo primo oggetto di design Anna Ferrieri lo fece risalire al 1967: è il sistema di componibili quadrati 4970/84. Pratica e concreta, per Anna fare design voleva dire realizzare oggetti prodotti in serie che fossero d’uso comune e che avessero una propria funzionalità; di qui anche le numerose serie di casalinghi e utensili per la casa tuttora in produzione.

Dalla metà degli anni Ottanta iniziò la sua esperienza di docente in varie istituzioni sia italiane che straniere: proprio da questa esperienza e dalla nuova consapevolezza dell’importanza dell’insegnamento e del confronto, prese il via il progetto di ACF Officina, un gruppo di progettisti e designers di cui facevano parte alcuni suoi ex allievi, «per ricominciare, a più di settant’anni una nuova avventura con l’insistenza e la caparbietà di un creativo alle prime armi» [Morozzi, 1993, p. 27]

Anna Ferrieri Castelli morì nel luglio del 2006, ancora in piena attività professionale.


Architetto e designer, Anna Ferrieri si è impegnata in progettazioni urbanistiche e architettoniche. Esperta di nuovi materiali artificiali e plastici, dal 1976 al 1987 ha coordinato la linea di produzione di Kartell, per la quale ha progettato, fra l’altro, un tavolo ovale e una serie di contenitori sovrapponibili rotondi (4953) che fanno parte della mostra permanente del Museum of Modern Art (MOMA) di New York.

Impegnata nell’ambito dell’associazionismo femminile e dei diritti umani, fu presidente del Soroptimist; tra i promotori del Movimento di studi per l’architettura (MSA), socia dell’Istituto nazionale di urbanistica (INU) e dell’Associazione per il disegno industriale (ADI), di cui ha tenuto la presidenza dal 1969 al 1971. Ha insegnato presso la Facoltà di architettura del Politecnico di Milano; dal 1987 alla Domus Academy; nel 1992 alla Rmit di Melbourne e all’Art Center College of Design di Pasadena.

Ha curato varie mostre ed esposizioni, fra le quali: “Mostra del mobile singolo”, VIII Triennale, Milano (1947), in collaborazione con Ettore Sottsass; le due Mostre dell’abitazione, IX e XII Triennale, Milano; nel 1983, “Esistere come donna” (Palazzo Reale, Milano).


 

«Ho conosciuto Anna Castelli Ferrieri nei primissimi anni del dopoguerra. Erano anni in cui l’euforia della ritrovata libertà, dopo il torpore culturale della vita italiana sotto il fascismo, tutti sentivano il desiderio, quasi l’urgenza di esprimere le proprie idee, di confrontarle con quelle di altri, nella speranza, poi in gran parte disattesa, di una società più giusta e più viva,. Anche tra architetti gli incontri erano frequenti, alla casa della cultura, al Msa, ai convegni dell’Inu e in molti altri luoghi. A questi incontri Anna, fresca di laurea, partecipava con entusiasmo, con l’impegno impetuoso, con la generosità e l’onestà morale che sono parte del suo carattere e che sono illuminati  dalla sua intelligenza, dal suo disinteressato amore per l’arte, per la cultura, per l’architettura.

Ho potuto conoscere a fondo e apprezzare queste sue qualità in tutti i molti anni durante i quali ha lavorato con me, incominciando da quando avevo ancora uno studio di fortuna in piazza Aquileia, per poi passare nella casa di via Marchiondi. […]»

[I. Gardella, 1992, cit. in Morozzi, 1993, p. 11]


Tra i suoi scritti: 

V. Gregoretti,  A.Castelli Ferrieri, Il disegno del prodotto industriale, Milano, 1982.

A.Castelli Ferrieri, A.Morello, Plastiche e design, Milano, Arcadia,1984.

A.Castelli Ferrieri, Interfacce della materia, Milano, Domus Academy, 1991.


A. L. Morgan, Contemporary designers, London, MacMillan, 1984.

C. Morozzi, Anna Castelli Ferrieri, Bari, Laterza, 1993.

R. Farina, Dizionario biografico delle donne lombarde, 568-1968, Milano, Baldini & Castoldi, 1995.

Dal merletto alla motocicletta. Artigiane/artiste/designer nell'Italia del XX secolo, a cura di A. Pansera, Milano, Silvana Editrice, 2002.

 

 


Miriam Focaccia
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